Senato, al via lo scontro sui diritti dei figli delle coppie gay

Oggi al Senato è previsto il voto sul riconoscimento dei diritti dei figli nati da genitori omossessuali: il Senato è scontro.

Non sembra al momento essersi trovato un punto di incontro tra i vari partiti italiani sul voto che nella giornata di oggi sarà espresso in previsione del Certificato europeo di filiazione che si trova all’interno della proposta di regolamento dell’unione Europea e che riguarda il riconoscimento dei diritti dei figli all’interno dell’Unione europea, indipendentemente da chi li ha concepiti, sia per quelli nati da genitori omosessuali sia per quelli adottati.

Scontro in Senato
Senato foto fonte Ansa. Notizie.com

Stando a quanto si legge su Fanpage, Fratelli d’Italia sarebbe pronta a bocciare il Certificato: “Per il partito della premier Meloni la proposta di regolamento Ue è da respingere perché rischierebbe di spianare la strada a questa pratica, vietata in Italia e ammessa oggi in 3 paesi Ue su 27, cioè Cipro, Grecia e Portogallo (non a pagamento e sempre previa autorizzazione di un tribunale o di una commissione dedicata)” e ancora: “La maggioranza è inoltre contraria perché teme che in questo modo lo Stato italiano sia obbligato a riconoscere i figli delle coppie omosessuali, dando alle coppie gay maggiori diritti. Il punto è che però in questo regolamento non si parla di nuovi diritti per i genitori, ma di difesa e tutela dei diritti del figlio, diritti civili, sociali o patrimoniali” questo quanto si legge sempre su Fanpage.

Di opinione diversa è invece il M5s che oltre ad essere di parere positivo, pare avere preparato già una sua possibile risoluzione: “Nella risoluzione il centrodestra fa un ragionamento a partire da un punto, che però non è oggetto della proposta di regolamento Ue: dicono che in questo modo si apre alla legalizzazione della maternità surrogata”, queste le parole dette a Fanpage.it dalla senatrice Dolores Bevilacqua, vice presidente della commissione Politiche Ue a Palazzo Madama e ancora: “Ricordo che la maternità surrogata è vietata in 24 Paesi in Europa, e laddove è riconosciuta non prevede il rilascio di alcun certificato che potrebbe incidere sul nostro ordinamento. Il vaglio di situazioni eventualmente legate alla maternità surrogata spetterebbe comunque al pubblico ufficiale, caso per caso. Perché appunto il regolamento non incide sul diritto di famiglia degli Stati”.

Scontro in Senato per la filiazione alle coppie omossessuali: la risoluzione di centrodestra

Come detto prima, proprio nella giornata di oggi, il Senato si riunirà per decidere se fare passare o meno la lege che riconosce i legami di filiazione alle coppie omossessuali: Fratelli d’Italia pare essere in pole position per un no decisivo e dello stesso parere tutto il centro destra.

Giorgia Meloni
Giorgia Meloni, foto fonte Ansa, Notizie.com

Sempre secondo quanto si legge su Fanpage, all’interno della risoluzione di  FdI  si sottolinea e si contesta di conseguenza anche l’obbligo di riconoscimento del certificato Ue di filiazione: “Non rispetta i principi di sussidiarietà e di proporzionalità nella misura in cui consente di invocare il motivo dell’ordine pubblico solo caso per caso e in quanto non prevede di poterlo invocare per negare il riconoscimento del certificato europeo di filiazione”. Insomma la maggioranza di Governo appare unita per dare parere contrario a questa ipotesi di certificato e propone invece l’adozione in casi particolari.

Dal canto suo il M5S è pronto a dare battaglia in commissione, proprio nella giornata di oggi, cosi come conferma la senatrice Barbara Floridia: “Abbiamo predisposto una risoluzione che smonta punto per punto le strumentalizzazioni del centrodestra. Ci auguriamo che anche le altre opposizioni convergano perché su un tema delicato come quello dei diritti dei bambini è il Parlamento, e non gli studi televisivi, il luogo in cui bisogna prendere posizione e fare battaglie comuni. La risoluzione della destra discrimina i bambini e porta l’Italia sulle posizioni più ostili al progresso come quelle di Orban, e questo non lo possiamo accettare”.

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