Zelesnky a Sanremo che polverone: appelli e critiche contro il leader ucraino. E c’è la petizione

Da sinistra a Salvini, scrive Libero, cresce il fronte che si oppone all’intervento del numero uno di Kiev alla kermesse musicale. Spunta anche una petizione di prof e intellettuali

Zelensky a Sanremo, apriti cielo. Più passano le ore, più l’Intervento del leader ucraino crea scompensi e critiche molto aspre. In mezzo a questo polverone, col Governo che deve far fronte a tanti problemi, mancava giusto un dibattito sul festival di Sanremo e con la presenza di Zelensky. Nel bel mezzo della guerra tra russi e ucraini, scrive Libero, e con un forte schieramento occidentale schierato con Kiev, la presenza in video del leader che rappresenta il paese aggredito da Mosca ha suscitato un vespaio di polemiche. Non tutte dello stesso tenore però, perché sarebbe ingeneroso tacciare ogni critica di filoputinismo. Ad esempio, personalità importanti della politica come il vicepremier leghista Matteo Salvini e il parlamentare azzurro Maurizio Gasparri – che non hanno esitato a votare a favore degli ucraini – manifestano forti perplessità sull’invito a Zelensky.

 

La polemica
L’intervento di Zelensky ha creato forti polemiche (Ansa Notizie.com) 

Dice il leader leghista ai giornalisti che lo interpellano sul tema a La7: «Avranno fatto le loro valutazioni, quello che spero è che la guerra finisca il prima possibile e poi che il palcoscenico della città dei fiori rimanga riservato alla musica è qualcosa che penso tutti si aspettano. Sono amante del Festival vecchia maniera», ha rimarcato Salvini. «Non dico chi spero che vinca, sennò lo danneggio e arriverà ultimo sicuramente. Ho le mie preferenze ma in campo canoro, non in altri campi. Adoro la canzone italiana. Zelensky? Non so come canta, ho altre preferenze».

E’ un coro di proteste: ma come si fa ad accettare una cosa simile? E c’è la petizione contro l’intervento

Il direttore artistico
Amadeus- Notizie

Gli fa eco Gasparri, vicepresidente del Senato: «Trovo sorprendente l’accostamento tra i balletti e le canzoni di Sanremo con l’aggressione all’Ucraina. Ho un grande rispetto per il popolo ucraino, dalla cui parte io e tanti altri esponenti politici restiamo accanto senza alcuna esitazione. Su questo Paese aggredito e bombardato dalla Russia non devono esserci dubbi. Anche per il Festival di Sanremo» riprende, «ho un grande rispetto. Nel passato anche Gorbaciov e qualche altro esponente politico ha calcato questo palco, ma sinceramente mischiare la tragedia del popolo ucraino con il televoto delle canzoni non mi pare un accostamento opportuno». «Viviamo in un frullatore mediatico dove si può passare da un balletto a una canzonetta e poi denunciare l’aggressione all’Ucraina. Trovo questo accostamento sorprendente». Poi ci sono quelli che dicono no ma anche annunciando manifestazioni di protesta proprio a Sanremo. Tra i firmatari della petizione contro la presenza, seppure in collegamento, di Zelensky a Sanremo c’è anche Carlo Freccero, ex direttore di Rai2 ed esperto massmediologo.

«Siamo alla vigilia di uno scontro titanico, con in tutti noi il tabù del nucleare e vedere Zelensky a Sanremo è il massimo dell’insopportabilità», ha dichiarato Freccero. «Un errore mediatico mettere nel programma del Festival il presidente ucraino perché si dà visibilità a chi si oppone alla guerra e alle armi», ha proseguito Freccero. «Un errore tragico, mostruoso che banalizza il conflitto, un’apparizione che non tornerà utile neanche a lui. Vedere un attore in video, che si fa inquadrare in maniera cinematografica, come in un set con le luci giuste, la posizione del corpo favorevole alla camera, la maglietta apposita per fare propaganda svilisce e impoverisce la resistenza ucraina». Non può mancare Alessandro Di Battista: «L’Europa al posto di ragionare ha spento il cervello. E gran parte dell’informazione le va dietro”. In Italia», scrive su Facebook, «nelle prossime settimane si parlerà soprattutto di Zelensky a Sanremo… a Sanremo…», aggiunge. E si augura che «almeno una volta si citi quel che sta avvenendo in Palestina».

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