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Coppia gay e maternità surrogata: la decisione della Cassazione ribalta tutto

Published by
Paolo Colantoni

Due uomini avevano ottenuto il riconoscimento ad essere entrambi padri di un bimbo nato in Canada: ma la Cassazione ribalta la decisione

Una decisione destinata a far discutere, ma che rappresenta una vera e propria svolta. La Cassazione ha infatti messo fine alla vicenda che riguardava un bambino nato in Canada grazie alla donazione di ovuli e che per la Corte d’Appello di Venezia, aveva (riconosciuti a tutti gli effetti) due padri. Ma la decisione della Cassazione ha ribaltato la situazione.

Solo il padre biologico può essere definito genitore –

La vicenda iniziò nel 2015. Il piccolo venne concepito dal seme di uno due uomini veneti e l’ovulo di una donatrice. La legge sulla maternità Surrogata in Canada e permette il riconoscimento della doppia paternità in due tempi: l’atto di nascita del piccolo è stato inizialmente redatto con il solo padre biologico, poi i due papà hanno ottenuto dalla Corte Suprema della British Columbia la sentenza che riconosceva ad entrambi di essere i genitori del piccolo.

Ma la Cassazione (che ha riportato la decisione in Gazzettino) ha ribaltato la situazione. Soltanto il padre biologico, quello che ha donato il seme in una maternità surrogata, può essere registrato all’anagrafe come genitore, l’altro membro della coppia può al massimo intraprendere la strada dell’adozione. Questo è quanto stabilito dalla corte suprema, che annulla la sentenza con cui nel 2018 i giudici d’Appello di Venezia avevano imposto al sindaco di Verona di riconoscere i due padri di un bambino nato fuori dall’Italia (in Canada) attraverso la donazione di due ovuli.

La battaglia legale

La Cassazione ribalta la decisione sui genitori surrogati –

A comunicare la decisione è stato il legale dei due padri, l’avvocato Alexander Schuster, del foro di Trento, secondo il quale “al di là dell’esito non auspicato, la sentenza dimostra una nuova grande sensibilità per il tema”. L’atto di nascita, modificato secondo quanto stabilito dai giudici canadesi, è stato prodotto all’anagrafe di Verona che però si è rifiutata di correggere il documento italiano che indicava il solo padre biologico. Da lì è nata tutta la battaglia legale.