Università cancella la parola “Natale”: “È troppo cristiana”

Non è uno scherzo, ma la verità. La direzione dell’ateneo ha inviato una comunicazione formale a tutti i suoi dipendenti, “consigliando” loro il tipo di linguaggio che dovranno utilizzare nell’esercizio delle proprie funzioni. Anche alcune domande diventano tabù 

L’inclusione, il politicamente corretto e la tutela delle minoranze. Tutti temi giusti, sia chiaro. Ma che troppo spesso stanno degenerando in contorni e conseguenze al limite del grottesto. Pur di non rischiare di far sentire offeso qualcuno, vengono presi infatti dei provvedimenti assurdi e che vanno contro il buon senso, la logica, il quieto vivere.

Natale
Non è uno scherzo, è la verità. La direzione dell’ateneo ha inviato una comunicazione formale a tutti i suoi dipendenti, “consigliando” loro il tipo di linguaggio che dovranno utilizzare nell’esercizio delle loro funzioni (Ansa) – Notizie.com

Un esempio di quello che stiamo raccontando è avvenuto in Gran Bretagna, precisamente all’Università di Brighton. Lo riporta il Daily Mail, che spiega come l’ateneo abbia consigliato al proprio personale di non menzionare la parola “Natale” e di chiamarlo invece “periodo di chiusura invernale”. Ma perché mai la parola “Natale” sarebbe diventata tabù? Semplice, è considerata troppo “cristiana-centrica”, secondo un documento di nove pagine di “orientamento linguistico inclusivo” inviato ai docenti dell’università.

I divieti dell’Università di Brighton

In pratica è come se facendo gli auguri di Natale, secondo il punto di vista dell’istituto, si possa risultare minacciosi o intolleranti verso chi professa altre religioni. Ma non è finita, sempre a Brighton si consiglia al personale di evitare anche questa domanda: “Qual è il tuo nome di battesimo?“.

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Anche alcune domande diventano tabù nell’università di Brighton (Ansa) – Notizie.com

Eh sì, nominare la parola “battesimo” sarebbe troppo rischioso, potrebbe urtare la sensibilità di chi non è cattolico. Mah… Fatto sta che questo quesito dovrà nel caso essere rimpiazzato con un più generico “Qual è il tuo vero nome?“. Nello stesso documento inviato al proprio personale, questa università così all’avanguardia ricorda di usare sempre “un linguaggio inclusivo con sicurezza ed efficacia, al fine di garantire che sia gli studenti che il personale si sentano al sicuro, apprezzati e rispettati“. Sembra una puntata di Boris 4, ma è la realtà.

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