L’omicida di Fidene e il figlio perso sulla neve: cosa c’è dietro la strage

Il killer, che ieri ha ucciso tre donne e ferito altre persone, perse il figlio 14enne su una pista da slittino a Sesto Pusteria

L’uomo che domenica è entrato nel gazebo dove si stava svolgendo la riunione di condominio del consorzio dove anche lui abitava, uccidendo a bruciapelo tre persone, qualche anno fa perse tragicamente il figlio di appena 14 anni per un incidente sulla neve, da allora nella sua mente niente è stato più come prima.

L’incredibile tragedia di domenica mattina a Fidene –

Ma nessuno avrebbe potuto immaginare che quell’uomo spezzato, con il suo crescendo di rabbia, disperazione e paranoia nei confronti del Consorzio dove viveva in condizioni non facili, sarebbe culminato in un delitto atroce, che ha distrutto tre vite.

Una tragedia nel suo passato

Claudio Campiti, il 57enne che ieri ha ucciso tre donne e ferito altre tre persone a Fidene mentre si stava svolgendo una assemblea del consorzio di ville Valle Verde, da tempo aveva preso di mira l’ente. Era stato infatti denunciato più volte per minacce e comportamenti violenti, ma nessuno si era preso la responsabilità di accertarsi di quelle denunce. Sarebbe bastato anche semplicemente leggere il suo blog o il suo profilo social per capire che qualcosa nella mente dell’uomo aveva fatto corto circuito e le minacce che scriveva senza paura avrebbero potuto un giorno diventare realtà. Il corto circuito potrebbe anche essere legato alla tragedia che aveva funestato la sua vita anni prima quando il figlio di 14 anni perse la vita tragicamente in un incidente sulla neve.

Claudio Campiti l’autore della strage di Fidene

Impossibile trovare un senso

Era il 2012 quando la vita di Claudio Campiti fu segnata dall’incidente di montagna in cui morì suo figlio Romano pochi giorni prima di compiere 15 anni. Il giovane figlio del killer di domenica mattina si schiantò con uno slittino contro un albero su una pista della Croda Rossa a Sesto di val Pusteria in Alto Adige. Un luogo bellissimo, incontaminato dove si va per ritrovare pace e serenità e che invece ha condannato Campiti a non trovare più pace neanche con se stesso. Dedicò infatti alla tragedia tutti gli anni successivi della sua vita, conducendo una personale battaglia per la sicurezza delle piste da sci.

La convinzione di Campiti era che la pista fosse troppo pericolosa per un ragazzo senza alcuna esperienza. Alla fine dell’iter giudiziario la Corte d’Appello di Bolzano confermò la sentenza di primo grado, condannando a un anno e tre mesi di reclusione il maestro di sci, il direttore del centro sciistico di Sesto-Croda e l’addetto alla sicurezza. E in precedenza, era stato già fissato un risarcimento di 240mila euro per la famiglia del giovane. Evidentemente il tempo non è bastato per ritrovare un barlume di serenità e con incredibile lucidità domenica mattina l’uomo ha deciso di spezzare tre vite innocenti senza pensarci due volte.

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