Una Class Action, portata avanti da alcuni genitori canadesi, ha portato a una sentenza per certi versi storica contro uno dei giochi più popolari
Lo studio legale canadese Calex Legal, in rappresentanza di un folto gruppo di genitori, nel 2019 aveva chiesto l’approvazione di una Class Action ai danni della società Epic Games per la dipendenza che Fortnite avrebbe creato ai loro figli. Oggi un giudice del Quebec ha riconosciuto la validità della richiesta autorizzando dunque la prosecuzione del procedimento.
Fortnite è un videogioco sparatutto in terza persona del 2017, sviluppato da People Can Fly e pubblicato da Epic Games per console e PC. Oramai da anni, il suo è un successo globale giocato da milioni di persone, diventato un vero e proprio fenomeno pop, con introiti nell’ordine dei miliardi di dollari e collaborazioni con i più grandi brand internazionali.
Un videogioco che crea dipendenza
C’è chi ha giocato 7.700 ore in meno di due anni e chi, a 10 anni, è arrivato a spendere anche 600 dollari. Questo è il fenomeno inarrestabile di Fortnite, il gioco della Epic Games, pubblicato soltanto tre anni fa, ma che è arrivato a muovere miliardi di dollari d’introito e d’indotto, catalizzando l’attenzione di milioni di utenti. Proprio per l’attenzione esagerata che creava tra alcuni giocatori nel 2019 alcuni genitori canadesi si sono riuniti e hanno aperto una Class Action contro la società americana, denunciando una “gravissima dipendenza da Fortnite” da parte dei loro figli. Dipendenza che si muoverebbe su due fronti.
Da una parte c’è il tempo trascorso davanti allo schermo, dall’altra ci sono i soldi spesi per salire di livello e partecipare a battaglie sempre più prestigiose. Coinvolgimento che avrebbe portato alcuni ragazzi a “diventare aggressivo o volgare, smette di mangiare o lavarsi”. La formula del gioco infatti è semplice, ma molto efficace. Fortnite permette a tutti di partecipare a delle battle royal anche di 100 giocatori, in cui si devono eliminare gli avversari fino a rimanere l’ultimo in vita. La portata globale permette di avere sempre a disposizione avversari connessi da tutto il mondo, copre ogni piattaforma, dallo smartphone alle console passando per il PC.

Un gioco appositamente creato per creare dipendenza
Non è certo una novità l’accusa che viene portata avanti contro il fortunato gioco, infatti l’argomento della dipendenza da Fortnite è stato già ampiamente trattato per i 4500 divorzi all’anno nel Regno Unito dovuti al troppo tempo speso sulla piattaforma e ci sono inoltre esperti che paragonano la dipendenza al gioco a quella dell’eroina, oltre che a rivestire un ruolo importante, in negativo, nello sviluppo cerebrale dei più giovani. Lo stesso avvocato Alessandra Esposito Chartrand dello studio che rappresenta i genitori spiega: “Quando Epic Games ha sviluppato Fortnite, per anni e anni ha assoldato psicologi per scavare in profondità nel cervello umano e spendere tutti i possibili sforzi per rendere il gioco il più facile possibile a creare dipendenza. Erano a conoscenza di tutto questo e che sarebbe stato orientato soprattutto verso i più giovani”.

Il giudice ha dato ragione alla Class Action
Ecco che ora, a distanza di tre anni, il giudice ha stabilito che la Class Action contro lo sviluppatore del gioco Epic Games non è “frivola o manifestamente infondata e che c’è una questione seria da discutere, supportata da accuse sufficienti e specifiche sull’esistenza di rischi o addirittura pericoli derivanti dall’uso di Fortnite”. Insomma adesso partirà la battaglia legale in tribunale e c’è già chi l’ha paragonata alla Class Action del 2015 contro le società del tabacco per lo scarso impegno nel mettere all’erta i clienti sui pericoli reali ai quali si sarebbe andati incontro. Secondo gli avvocati quindi Epic Games si sta comportando allo stesso modo, rendendo migliaia se non milioni di giovani dipendenti.