La siccità non è finita: già ora si vede l’emergenza del 2023

Ai grandi bacini del Nord manca il 75% della portata, nel crotonese le riserve sono al minimo: se non pioverà in inverno ci aspetta un altro brutto anno

L’allarme sulla siccità è sparito dal flusso delle notizie: finita l’estate, tranquillizzate con soldi (pochi) e promesse (molte) le associazioni agricole, riempite le piscine e riattivate le fontane, pare tutto tornato alla normalità. Eppure la siccità c’è ancora: al presente e al futuro, nel senso della emergenza dell’estate 2023, scrive e ricorda Il Fatto Quotidiano, che si va delineando giusto ora. Non è un’esagerazione. Le anomalie meteorologiche di questo altezza ottobre – caldo oltre la media, niente piogge – sono sotto gli occhi di tutti: per capirci, nel fine settimana appena concluso all’ metri di 1.500 si toccavano i 14-18 gradi, più o meno come in una tenuta normale. Insomma, quello che è stato definito “l’anno nero” dei ghiacciai italiani non è ancora finito: un enorme problema per l’equilibrio complessivo dell’ ecosistema nel lungo periodo, un bel problema per la disponibilità di acqua già l’estate. Torniamo all’oggi.

L'emergenza
Un fiume senza acqua perché piove poco già in ottobre (Ansa)

Mercoledì il Dipartimento Territorio e Tutela dell’ambiente della Regione Calabria ha inviato questa nota alla Prefettura di Crotone, alla società A2A, ad alcuni sindaci e assessori regionali: “Per Crotone e Rocca di Neto c’è acqua solo per 21 giorni“. Lunedì, in una riunione, il presidente del Consorzio di bonifica crotonese Roberto Torchia aveva accusato l’azienda elettrica lombarda (è al 50% dei Comuni di Milano e Brescia) di avere, nei mesi scorsi, “svuotato i due laghi silani per energia elettrica, garantendosi profitti elevatissimi e di fatto dimenticando le esigenze del territori“. Ovviamente la produzione di energia non è secondaria con questi chiari di luna, ma come si vede la coperta è corta: nel crotonese stanno razionando l’acqua. Si dirà: il Mezzogiorno ha problemi cronici di mancanza d’acqua. È in parte vero, ma la situazione al Nord è altrettanto brutta, anche se non servono (ancora) razionamenti.

Piove poco già adesso ed è un problema per il prossimo anno

La terra
Attraverso la rotazione delle colture i terreni trovano nuovo nutrimento (Ansa)

Lo European Drought Observatory (Edo) ritiene il 27% del territorio continentale sia “zona rossa” (avviso) e il 22% “arancione” (avviso): il Nord-Ovest d’Italia, dove vive quasi il 30% dei residenti in Italia, è compreso nell’area arida che, partendo dalla penisola iberica, comprende ormai ampia zona di Francia, Germania e Paesi Bassi da un lato e una discreta fascia dell’Europa orientale dall’altro. L’Associazione nazionale dei Consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi), una decina di giorni fa, ha rilasciato alcuni dati che delineano una assenza “sempre più compromessa” dell’Italia settentrionale: “Perdurando l’ di significative piogge autunnali, i ‘grandi laghi’ permangono abbondantemente sotto le media del periodo: i bacini d’Iseo e di Como sono rispettivamente al 5% e all’8,5% del riempimento, mentre il Maggiore è al 18,7% (era il 70% nel 2021 ed il 90% nel 2020) e il Benaco è indirizzato verso il minimo storico, registrato nel 1986 “.

Sono numeri che devono preoccupare, spiega ilg dell’Anbi Massimo Gargano, “se consideriamo che la gran parte del sistema idrologico del Nord Italia dipende dalla disponibilità di questi bacini: se non pioverà con regolarità nelle nuove settimane, inizieremo il nuovo anno già settimane in sofferenza“.La situazione, nel monitoraggio Anbi, è pessima un po’ dovunque: la poca pioggia ottobrina in Val d’Aosta non è a ristorare la portata della Dora Baltea; nel vicino Piemonte restano su livelli bassi persino i fiumi in crescita (Tanaro, l’Orco, Chisone), a non dire di quelli in calo come Cervo, Stura di Lanzo, Stura di Demonte e di quelli “asciutti” tipo Ellero, Orba, Varaita, Bormida. E ancora: in Lombardia la portata dell’Adda è del 75% inferiore a quella registrata nello stesso periodo del biennio precedente e le riserve idriche sono inferiori del 53 regionali,3% alla media (ma adotta il -80% nei bacini di Brembo ed Oglio, il -76% in quello del Serio). La portata del Po, fiume di cui molto s’è scritto in estate, dopo quasi tre settimane in ottobre era addirittura in calo in Piemonte e Lombardia e in leggera ripresa in Emilia Romagna, dove però manca all’appello il 70% abbondante del flusso. Il famigerato “cuneo salino” (la risalita delle acque del mare lungo il corso del fiume), secondo l’Autorità distrettuale oggi è a circa 20 chilometri, come in estate, quando dovrebbe essere quasi zero.

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