Michael J. Fox alla reunion di Ritorno al futuro: “Il parkinson è un dono”

In occasione diella reunion di Ritorno al futuro al Comic Con di New York, Michael J. Fox e Christopher Llyod si sono ritrovati sul palco

Soltanto il pensiero di una reunion di Ritorno al futuro al Comic Con di New York farebbe emozionare ogni appassionato della trilogia, se si aggiunge anche una camminata di Michael J. Fox inevitabilmente segnata dai trent’anni di Parkinson, ecco che la commozione diviene senza dubbio il sentimento predominante.

La vecchiaia si fa evidente sui volti di Christopher Lloyd e Micheal J. Fox, ma nel caso del secondo è la devastante malattia diagnosticatagli nel 1991 a mostrare i segni più visibili.

Michael J. Fox e il parkinson 

Lanciato nel cinema commerciale proprio dal ruolo di Marty McFly nella trilogia di Ritorno al futuro – diretta Robert Zemeckis e prodotta da Steven SpielbergMichael J. Fox combatte con il Parkinson dal 1991, ma è soltanto nel 1998 che la notizia fu resa pubblica. Nel 2000, dopo soli quindici anni di carriera, arrivò il parziale ritiro dalle scene. Nonostante una carriera relativamente breve, Fox ebbe la possibilità di partecipare a progetti di rilievo, tra i quali, oltre alla scontata trilogia di Ritorno al futuro, spiccano Mars Attack! di Tim Burton e Sospesi nel tempo di Peter Jackson, entrambi del 1996. 

Christopher Lloyd – interprete del celeberrimo Doc in Ritorno al futuro – era sul palco accanto a Michael durante il recente Comic Con di New York e ha ricordato quando il minuto attore canadese fu chiamato a sostituire Eric Stoltz dopo ben sei settimane di girato: “Non conoscevo Michael anche se avevo sentito parlare di lui. La cosa che mi preoccupava di più era il fatto che avevo appena superato le prime sei settimane di lavoro e ora avrei dovuto ripetere tutto daccapo. Per fortuna con Fox c’è stata una chimica immediata, come si suol dire”. Michael J. Fox ha anche parlato della Fox Foundation, l’associazione realizzata per la ricerca sul Parkinson, affermando: “Il Parkinson è un dono impegnativo ma è un dono, e non lo cambierei per niente”.

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