Fratoianni, chi è il leader di estrema sinistra con varie “amicizie pericolose”

Il quotidiano Libero mette in fila tutte quelle che considera come “amicizie pericolose” del Segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, dai movimenti No Tav a quelli No Global, spiegando perché tutto queste dovrebbero allarmare. 

fratoianni
(Ansa)

Nicola Fratoianni in queste ore è passato alle cronache come “pietra dello scandalo” nell’accordo tra Letta e Calenda. Con il primo che ha voluto inglobarlo insieme al suo partito politico di sinistra, nella sua “larga coalizione”, da cui però di riflesso è fuggito il secondo, il centrista e liberale Calenda, per evidenti divergenze di visione sulla società e sull’economia in particolare. 

Tutto ciò avrebbe quindi portato al politico di sinistra “il suo warholiano quarto d’ora di celebrità”, secondo quanto scrive il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti, che ha così voluto mettere in fila quali sarebbero, a loro avviso e probabilmente anche dello stesso Calenda, le ragioni per cui la figura di Fratoianni preoccuperebbe. In modo particolare a causa delle relazioni da lui stesso coltivate negli ultimi anni, che risultano così rappresentare l’anima fondante del suo stesso movimento politico.

Chi sono le amicizie pericolose di Nicola Fratoianni

Tra questi, ci sarebbe così l’invito nel 2019 alla Camera dei Deputati all’ex leader No global Luca Casarini, o alla sua vicinanza con i cortei No Tav o con gli esponenti di alcuni centri sociali, come ad esempio il torinese Askatasuna, di cui 28 membri sono stati rinviati a giudizio per diversi reati contro le forze dell’ordine, le istituzioni e il cantiere della Tav in Val di Susa. Quando Fratelli d’Italia chiese lo sgombero dello stabile abusivo occupato da 26 anni, il movimento di Fratoianni si oppose.

Nel caso della vicinanza a Casarini, già membro della direzione nazionale e segretario di Sinistra Italiana in Sicilia, Libero scrive che nel marzo 2019 Fratoianni lo ospitò negli uffici della Cemra “nonostante l’amico fosse indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e il rifiuto di obbedire alle autorità”. Si trattava infatti, prosegue il quotidiano di centro-destra, di un caso legato alla nave Marea Jonio della ong Mediterrania, che vedeva lo stesso Casarini come capomissione, colpevole di non avere obbedito alle richieste della Guardia di Finanza di non entrare nelle acque italiane, prima di avere lasciato sulle coste di Lampedusa 49 uomini provenienti dal continente africano in stato di clandestinità.

Si tratta insomma di tutta una serie di personalità che fanno parte dell’universo della sinistra italiana più estrema, che probabilmente non sono andate giù a Calenda. Tanto basta, perciò, per ritirare così il suo appoggio alla coalizione di sinistra capeggiata dal Partito democratico guidato da Enrico Letta. Guardando magari ad altri lidi più “moderati”, o apertamente “draghiani”, come quello di Matteo Renzi, le cui istanze atlatistiche e filo-mercato farebbero quindi molto più il paio con le posizioni di Calenda, rispetto a quelle di Fratoianni e delle sue “amicizie pericolose”.

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