Elezioni, Giorgia Meloni sa bene l’inglese perché lo studia

La leader di Fdi, scrive Libero, dimostra che si può essere patrioti nei temi e globali nella lingua. Basta seguire un corso

First reaction, shock! La descrivevano come una fascista, acerrima nemica delle democrazie liberali e plutocratiche e, pertanto, temutissima Oltreoceano. Che sorpresa dunque, per i sinistri, scrive il quotidiano Libero, vedere Giorgia Meloni in versione Georgia Melons, parlare in un fluente inglese, anziché in italiano autarchico-sovrani sta, nell’intervista a Fox News e venire pure accreditata come figura autorevole dall’intervistatrice americana. Nella chiacchierata non si sentiva nessuno Shish, Bicooous, Uell ai Min di gloriosa memoria renziana; e nessun Mr Ping (in luogo di Mr Xi Jinping) e Of Stefano (al posto di Di Stefano) di nobile matrice dimaiana; né alcun Coscenzis e Importanz of wespred di tradizione contiana.

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Il presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni (foto Ansa)

Solo un paio di leggeri inciampi, peraltro riconosciuti dalla stessa Giorgia, il “too present” al posto di “too heavy” per dire pesante, e la dimenticanza di un “downsize” per parlare di ridimensionamento, in un discorso per il resto scorrevole come l’olio, non di ricino. Ma i commentatori rossi non si facevano una ragione della Giorgia che vuò fa’ l’americana. E allora ecco Stefano Feltri direttore del Domani (che non è un altro giorno, perché ogni giorno c’è sempre lo stesso editoriale contro le “destre”) inventarsi che la Meloni “balbettava slogan vuoti” e aveva “accenni di panico” davanti a una giornalista che “restava perplessa” pur avendole fatto “domande prevedibili“. Ma che video ha visto Stefano Feltri? Forse quello inversione sabotata distribuito in esclusiva nei Salotti Buoni di De Benedetti & Co.?

La sinistra non si capacita come Giorgia parli l’inglese con la stessa scioltezza con cui si esprime in italiano. “Proprio come Renzi…”

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Giorgia Meloni sulla guerra in Ucraina © Ansa

A CHI RODE La verità che a lui come a tanti altri vicini all’establiscment radical scic (si scrive così?) brucia un sacco sentire la leader di Brothers of Italy pronunciare un “we’ re not promising nothing we cannot do” con la stessa scioltezza con cui un Draghi diceva “Whatever it takes”. Per dirla in inglese, je rode er culo. E questo banalmente non perché la Meloni abbia lo stesso curriculum di esperienze all’estero di Mr Bce, ma perché si è cimentata in un’attività che tanti politici rifiutano di praticare o non hanno mai praticato: ha studiato. Giorgia legge e approfondisce i dossier di cui parla in Parlamento, in tv e nei comizi; Giorgia si informa prima di fare polemica; Giorgia studia inglese prima di parlare in inglese. E ciò non fa di lei una donna straordinaria o un politico eccezionale. No, perché è l’attività più normale che dovrebbe fare chi svolge quel mestiere. Solo in Italia ci sorprendiamo che un nostro politico sappia comunicare in un inglese decente e non faccia figuracce quando parla con una tv straniera.

Gente che forse, quanto a inglese, è ancora ai livelli di “The pen is on the table” e tuttavia si atteggia a madrelingua. La Meloni ha compreso una cosa elementare ma fondamentale: anche se si vogliono portare avanti battaglie nazionali, identitarie, bisogna essere in grado di comunicarle al mondo: in inglese e non in romanesco. Ché si può essere patrioti e patriottici nei contenuti ma si deve essere globali, universali nel codice linguistico. Anche da qui passa la credibilità (e la comprensibilità, senza fraintendimenti) internazionale di un leader. Si chiami Agenda Draghi o si chiami Agenda Meloni, si tratta dell’Agenda di qualsiasi politico o rappresentante delle istituzioni che voglia essere considerato dignitoso. E idoneo per il suo ruolo.

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