Il padre del bambino ucciso a Varese si è suicidato in carcere. Duro attacco da parte del suo avvocato. Ecco cosa è successo.
Svolta tragica nella vicenda del bambino ucciso in provincia di Varese lo scorso gennaio dal padre. L’uomo, come riportato da TgCom24, si è tolto la vita in carcere proprio alla vigilia di un processo riguardante il tentato omicidio di un collega nel 2021 e, soprattutto, il giorno dopo del no al Gip ad una perizia psichiatrica.
“Ognuno faccia i conti con la propria coscienza“, ha commentato l’avvocato dell’uomo subito dopo la vicenda. Come spesso accade in questi casi sarà aperto un fascicolo dalla Procura e disposti tutti gli accertamenti medici per cercare di ricostruire meglio l’accaduto.
Si tratta di un passaggio necessario, ma l’uomo, almeno dalle prime informazioni, si è suicidato con un cappio al collo. Un gesto accompagnato da un biglietto, ma su questo resta il massimo riserbo da parte degli inquirenti.
La ricostruzione
Il gesto, come detto, è arrivato alla vigilia di un processo per tentato omicidio nei confronti di un suo collega, ma soprattutto il giorno dopo il no da parte del Gip ad una perizia psichiatrica perché, almeno stando alle motivazioni del giudice, le modalità dell’omicidio erano talmente chiare da non rendere necessario l’esame.
Poche ore, dopo, però, l’uomo è stato trovato senza vita sotto le lenzuola. Secondo le prime informazioni, l’uomo si sarebbe strangolato con un cappio al collo e prima anche applicato un cerotto sul naso. Nella cella, dove in quel momento Paitoni era solo visto che il compagno si trovava in isolamento perché positivo al Covid, è stato trovato un biglietto, ma su questo resta il massimo riserbo da parte degli inquirenti.
Come spesso accade in questi casi, la Procura ha aperto un’indagine per consentire alcuni accertamenti. Nei prossimi giorni, infatti, il medico legale effettuerà l’autopsia sul corpo dell’uomo e da questi approfondimenti potrebbero arrivare delle risposte più precise sulle cause del decesso.
