Londra, la spietata “guerra delle wags”, volano insulti, spinte e urla in tribunale

In Inghilterra non si parla d’altro da giorni, al centro della lite legale e non, le consorti di due grandi campioni della Premier

In Inghilterra lo chiamano il processo “Wagatha Cristie“. Una era baraonda che sta alzando un polverone e sta catturando l’attenzione dei media inglesi. Una decina di giorni fa, il 9 maggio a Londra si è aperto il processo per diffamazione intentato da Rebekah Vardy, moglie del calciatore del Leicester City Jamie Vardy, contro Coleen Rooney, sposata dal 2008 con l’ex attaccante del Manchester United Wayne Rooney. Riguarda una vicenda cominciata nell’ottobre del 2019, quando Rooney accusò Rebekah Vardy di aver fornito informazioni private sul suo conto al tabloid The Sunaccuse da lei sempre negate e anzi ritenute diffamatorie. Uno scambio di accuse arrivato fino in aula, con scene quasi da western. In questi giorni il processo è molto seguito dalle TV e dai giornali inglesi, soprattutto da quelli scandalistici, che danno sempre molte attenzioni alle vicende di gossip che coinvolgono sportivi e personaggi famosi.

Il caso
Rebekah Vardy (a destra) e Coleen Rooney (a sinistra) le rispettive mogli dei due calciatori Vardy e Rooney (foto Ansa), rispettivamente

I fatti. Una sequenza di cronaca, di depistaggi e si spiate incredibili. Nell’ottobre del 2019 Coleen Rooney scrisse un post su Twitter in cui sosteneva che da tempo qualcuno di cui si fidava aveva passato “in maniera sistematica” al Sun informazioni su di lei, sui suoi amici e sulla sua famiglia, senza il suo permesso e senza che lei ne fosse a conoscenza. Rooney sospettava arrivassero dalle cose che condivideva sul suo account privato di Instagram, riservato ai soli conoscenti, e dopo una specie di tranello aveva detto di aver individuato una presunta colpevole: Rebekah Vardy.

Una guerra tra le moglie di due giocatori un tempo molto amici

Rooney
Il Derby County è stata anche l’ultima maglia indossata da Wayne Rooney prima di dare l’addio al calcio (Ansa)

Rooney aveva infatti bloccato tutti i profili che la seguivano tranne il suo, e poi aveva condiviso una serie di Storie con informazioni inventate che in seguito erano effettivamente state pubblicate sul Sun. Rooney aveva quindi salvato le Storie e fatto degli screenshot che, a suo dire, “mostravano chiaramente” che erano state viste solo da una persona, dall’account di Rebekah Vardy.

In questi giorni in tribunale sarebbero volate parole grosse tra le due, perfino insulti e spintoni, tanto che la sicurezza, secondo quanto raccontato da alcuni testimoni, sarebbe dovuta intervenire più volte, anche con i due giocatori, un tempo molto amici. Adesso, dopo tutta questa storia che ogni giorno riserva una sorpresa, non più. Forse nemmeno due adolescenti si comportavano in questo modo. Vardy, oggi 40enne, negò di aver dato alcuna informazione sul conto di Rooney ai giornalisti e sostenne che il suo profilo Instagram fosse stato hackerato. Il tweet di Rooney comunque diventò virale, e per via della trappola che aveva escogitato per scoprire chi c’era dietro alla fuga di notizie lei fu soprannominata “Wagatha Christie”, unione di WAGs e del nome della celebre scrittrice di gialli. Da qui il nome legato al processo. Ogni giorno succede qualcosa, tanto che le due per ora restano in silenzio, ma ognuna delle due vuole avere ragione e prevalere sull’altra.

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