Direttore Luiss Orsina: “Elettori destra sono più uniti dei tre leader”

Lo storico parla del momento del centro-destra: “Nessun capo politico vuole lasciare spazio agli altri, serve convergenza nelle idee”

C’è chi riesce e vedere meglio di altri la situazione nel centro-destra. Sicuramente meglio di chi in questo momento sta cercando di portare avanti le proprie idee e posizioni. Basta chiederlo a Giovanni Orsina, storico e direttore della Luiss School of Government, che in una intervista al quotidiano Libero ragiona sul centrodestra – prima coalizione secondo tutti i sondaggi, al governo nella maggioranza delle Regioni ma che se si votasse oggi rischierebbe seriamente di perdere perché al momento diviso. Il professore non usa mezzi termini: “Il paradosso di una situazione nella quale il risultato è stato dato un po’ per scontato. Un errore madornale. Perché il risultato non era neanche acquisito prima della pandemia: figuriamoci dopo la guerra in Ucraina…”.

Lo storico
Lo storico e direttore della Luiss Giovanni Orsina (foto Ansa)

Professore, lo insegna lei: la politica è sempre più “fluida“, chiede Libero. “Già. Nessun risultato elettorale è predeterminato tre settimane prima. Figuriamoci tre anni prima. Cominciare quindi a battibeccare su chi è il primo di una coalizione vincente molto prima che si possa dire che quella coalizione è vincente è la ricetta perfetta per avere in mano una coalizione perdente. O una non-coalizione. Fra gli elettori di centrodestra non si percepiscono idiosincrasie. Il blocco sociale è granitico. Eppure i leader non si parlano quasi più“.

“Immaginare un percorso di convergenza serio, anche conservando i partiti separati, in cui si ripensi alle ragioni per le quali si sta insieme”

Giorgia Meloni
ANSA/FABIO FRUSTACI

Insiste Giovanni Orsina su Libero e non si frena: “Questo è un altro dei paradossi. Dal ’94 ad oggi la grande forza della destra italiana è stata da un lato la compattezza dell’elettorato, dall’altra parte la forza attrattiva di Berlusconi. Penso che questa unità elettorale ci sia ancora. Per questo dividere al vertice ciò che è unito alla base è la ricetta per una sconfitta. A meno che non ci siano in realtà delle strategie diverse che non passano per l’unità del centrodestra…” È proprio il dubbio di Giorgia Meloni rivolto agli ex alleati: “Non so se vogliono un governo di centrodestra“. “Questa ipotesi c’è – ribadisce il professore Orsina -. Berlusconi è sempre stato molto convinto della necessità di tenere unita la destra e che il bipolarismo sia stato il suo più grande regalo all’Italia. Però è un signore di 86 anni e dentro FI sappiamo che ci sono sensibilità diverse: una parte è legata al progetto originario, un’altra invece guarda verso esiti neocentristi“.

E Salvini? “E’ difficile capire se abbia una strategia, e quale. E’ molto oscillante. Come da tradizione italiana, la strategia potrebbe essere quella di giocare sui proverbiali due forni – o a destra con Meloni, o verso una riedizione delle larghe intese -, riservandosi di scegliere più avanti secondo convenienza. Certo, bisognerà vedere se si cambierà il sistema elettorale: questa è la cartina di tornasole dell’ipotesi “larghe intese“. Detto questo, Meloni non è proprio un osso tenero: è una che i suoi spazi li difende con un certo puntiglio». È il momento della pozione magica. “Immaginare un percorso di convergenza serio, anche conservando i partiti separati, in cui si ripensi alle ragioni per le quali si sta insieme – e ce ne sono tante – con la volontà di tenere in piedi una coalizione nella quale la politica deve comunque prevalere sulle pur legittime ambizioni personali. Anche perché dubito fortemente che, pure se la destra dovesse vincere le elezioni, l’incarico di formare un governo possa essere assegnato a Meloni o a Salvini“.

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