“La tecnologia russa ci controlla”, Kaspersky è in lista nera

A rischio ci sono dati sensibili riguardanti le nostre abitudini di guida, che potrebbero presto finire in mano ai russi.

La guerra in Ucraina mette in allarme anche l’economia e nello specifico quella di alcune realtà tecnologiche e finanziarie che controllano settori delicati, per non dire strategici.

Ad essere compromessi, ad esempio, ci sono i prodotti Kaspersky, messi al bando dall’amministrazione pubblica dopo l’inizio della guerra Russia-Ucraina: la tecnologia e la finanza di Mosca nell’economia italiana, alla fine di gennaio 2022 aveva un valore pari a circa 3 miliardi di dollari, mentre cinque sono quelli che l’Italia aveva investito in quella russa.

La Kaspersky, azienda russa con sede a Mosca fondata nel 1997 da Evgenij Kasperskij, è specializzata nella produzione di software progettati per la sicurezza informatica. Quest’oggi, la Federal Communications Commission (Fcc) degli Stati Uniti ha inserito la società russa produttrice di software antivirus Kaspersky nella cosiddetta Covered List, un elenco delle aziende che rappresentano un pericolo per la sicurezza nazionale. Lo riporta Bloomberg, ricordando come il governo di Washington avesse già ordinato, nel 2017, alle agenzie federali di rimuovere tutti i prodotti di Kaspersky dai propri computer.

Kaspersky ha commentato la mossa della Fcc, puntando sulla perdita di parte degli otto miliardi di dollari che ogni anno l’Universal Service Fund stanzia per l’acquisto di prodotti di sicurezza per le amministrazioni, tra cui i software della compagnia russa. Kaspersky si dice “delusa dalla decisione della Federal Communications Commission di vietare l’utilizzo di determinati sussidi federali relativi alle telecomunicazioni per l’acquisto di prodotti e servizi Kaspersky. Questa decisione non si basa su alcuna valutazione tecnica dei prodotti, che l’azienda sostiene continuamente, ma solo su basi politiche”.

Le altre a rischio

Ma non è l’unica a rischio. C’è anche la Octo, posseduta da azionisti moscoviti per il 48%. Si tratta di una delle maggiori aziende europee di big data dell’automotive, specializzate nelle cosiddette scatole nere per gli automezzi, quindi nella fornitura di dati sensibili alle assicurazioni. Nel 2019, è stata calcolata una presenza di black box nel 23,4% delle polizze auto, con punte del 60% per alcune province del Sud.

Che fine fanno i nostri dati?

Una mole immensa di dati sensibili riguardanti le nostre abitudini di guida è insomma in mano ai russi. Lo stesso val per la Edb Fakes, società secializzata in motori per satelliti. Russi potrebbero essere anche i motori del nuovo satellite franco – italiano per le comunicazioni militari Sicral – 3 ( Thales Alenia Space) sul quale si pensa di installare propulsori francesi Safran, essendo i programmi italiani ancora in una fase di qualifica.

Come riporta La Verità in un interessante articolo sulla questione, il ministro per l’innovazione Vittorio Colao, durante l’audizione alla Commissione permanente industria, attività produttive e turismo, ha annunciato che i fondi del Pnrr per la parte comunicazioni satellilari saranno affidati a Thales Alenia Space, con l’obbiettivo di prevedere per il satellite un utilizzo anche civile oltre che militari. Ma è così necessario investire i fondi del Pnrr per supportare un progetto già avviato? Inoltre, non c’è davvero concretezza del fatto che un investimento di questo tipo possa aiutare la nostra industria. E il rischio di passare nostre info a tecnologie controllate dai russi è davvero alto.

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