Il presidente di Confindustria Moda ai microfoni dell’Adnkronos ha fatto il punto sugli effetti della guerra in Ucraina su questo settore.
“I mercati russi e ucraini sono fermi, ma l’Italia può reggere il colpo“. A dirlo è il presidente di Confindustria Moda ai microfoni dell’Adnkronos.
Cirillo Marcolin ha confermato come “al momento non ci sono ancora dati ufficiali, ma il mercato in Russia e Ucraina è pressoché fermo e dai distretti maggiormente esposti verso queste aree sono pervenute segnalazioni allarmanti. Dopo l’emergenza sanitaria, questo è un altro duro colpo per le imprese“.
“E’ molto difficile fare previsioni a lungo termine – ha aggiunto l’imprenditore – ma se il conflitto dovesse prolungarsi per tutto l’anno e le sanzioni non cambieranno allora la nostra industria riuscirà a reggere il colpo. Sarà necessario però aiutare i distretti più in difficoltà perché alcuni comparti più esposti verso la Russia soffriranno molto“.
Il presidente di Confindustria Moda ha parlato anche delle sanzioni decise dall’Unione Europea nei confronti della Russia: “Se il conflitto dovesse prolungarsi il disastro sarebbe prima umanitario e poi economico e quindi penso che le misure siano necessarie. Al netto di questo, le preoccupazioni principali dell’economia sono legate alle problematiche indirette, come l’aumento del costo di materie prime e dell’energia, a problemi antecedenti al conflitto e che la guerra ha aggravato“.
Marcolin ha parlato anche delle difficoltà delle concerie italiane visto che l’Ucraina si posiziona al decimo posto tra i fornitori di pelli semilavorate: “In questo caso i nostri principali concorrenti extra-Ue avranno una disponibilità maggiore e riusciranno ad avvantaggiarsi commercialmente delle conseguenze economiche del conflitto. Il rischio per le imprese del Tma nazionale è quello di una perdita di quote di mercato. Per questo motivo c’è bisogno di una strategia a 360° comune anche con l’Unione Europea per cercare di affrontare al meglio questa situazione“.
Un quadro complessivo per la moda, quindi, non disastroso, ma il futuro non è sicuramente roseo come ci si poteva immaginare prima dello scoppio della guerra in Ucraina.