ESCLUSIVA – Cocco: “In Donbass non per combattere, prego per la pace”

Da anni l’italiano è un civile residente dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Lugansk, dove si è reso protagonista di molte attività umanitarie: “Sto aiutando la popolazione locale, le scuole e gli orfanotrofi, ma sono stato dipinto come un militare”

Il nome di Riccardo Emidio Cocco è diventato famoso soprattutto nell’ultimo periodo e non proprio in un’accezione positiva. Colpa in particolare di alcuni suoi video, in cui ha raccontato la sua esperienza da civile abitante del Donbass (dove si trova da quattro anni) e in cui ha manifestato il suo sostegno a Vladimir Putin, per l’indipendenza dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Lugansk. È proprio lì che si trova ed è lì che si apprestava ad aprire una pizzeria italiana, un progetto che ovviamente è stato costretto a rimandare per via dello scoppio della guerra. Insomma, un italiano che è andato a vivere all’estero, non un “arruolato nell’esercito russo” come è stato invece definito da vari media. Un’etichetta che gli sta creando molti problemi, come ha raccontato lo stesso Cocco in esclusiva a Notizie.com: “Ricevo chiamate tutti i giorni, di tutti i tipi, dal giornalista alla persona interessata, passando per gli scemi, i classici leoni da tastiera. Poi ci va messa la preoccupazione dei miei conoscenti e familiari. E soprattutto avevo tante persone che volevano aiutare con una donazione per sostenere la popolazione del Donbass e giustamente adesso hanno difficoltà a fare qualcosa con me perché non vogliono ritrovarsi dentro un vortice“.

Cocco
Riccardo Emidio Cocco impegnato nelle sue attività umanitarie in Donbass (Ansa)

Quello in cui si è ritrovato da giorni e che lo ha costretto a querelare chi ha raccontato una realtà diversa da quella che sta vivendo: “Mi ha creato dei problemi non solo d’immagine, ma anche di sicurezza personale. E tutto per nulla. Non c’è nessun reato in quello che ho fatto, perché è stato aggiunto che io sto combattendo o ho combattuto? Non è vero, non è mai successo. Ho fatto propaganda con dei video in cui faccio attività umanitarie che sono filo-Putin, è vero, ma non c’è nessun riferimento a combattimenti“.

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“Mai preso un’arma in mano”

Kiev
Le immagini di Kiev sotto assedio (Ansa)

Su questo tema in particolare Riccardo Cocco ci tiene a sottolineare la sua totale estraneità: “Io non ho assolutamente mai preso parte a un conflitto, mai fatto parte di una milizia o di un esercito e non ho mai preso un’arma in mano, né qui, né in Italia. Se io sto parlando con te al telefono è già un segnale che io non possa essere arruolato. Se uno è in guerra non è che può rispondere al telefono. Le vediamo le immagini della guerra, in paesaggi spettrali. Senza pensare che nel 2020 sono stato nove mesi in Italia. Quindi è tutto assolutamente falso e spero che chi ha scritto il contrario provveda al più presto per modificare certe affermazioni“. E la sua vita adesso va avanti come un qualsiasi civile durante un periodo di guerra: “Vivendo da civile, rimanendo sempre in città, non mi sono mai accorto di nulla, perché in città la vita è andata avanti in modo tranquillo, i locali hanno sempre lavorato normalmente. Sicuramente si sapeva che al di fuori della città, dalla parte ucraina quasi tutti i giorni venivano lanciati bombardamenti di artiglieria. Non mi immaginavo però che potesse esserci un’escalation del genere. Solo gli ultimi giorni prima dello scoppio della guerra ho capito che ci fosse qualcosa di diverso, perché in città ci sono stati molti attentati e tantissimi bombardamenti, rumori fortissimi. Da lì ho capito che qualcosa sarebbe successo“.

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Attività umanitarie

Kiev
La Capitale dell’Ucraina bombardata (Ansa)

Da cittadino italiano andato nel Donbass, invece, assicura di non aver mai avuto problemi: “Qui i russi venerano la nostra cultura, la bellezza delle nostre città, il nostro cibo, la nostra mentalità, i nostri vestiti, tutto quello che rappresenta il prodotto italiano per loro è un’eccellenza. Quando dico di essere italiano vengo accolto a braccia aperte. Difatti tutta la città aspettava l’apertura della mia pizzeria e non vedevano l’ora di provare la vera pizza italiana. Purtroppo poi è scoppiata la guerra e non è stato possibile“. E Riccardo Cocco ha ripagato questa accoglienza con vari servizi umanitari: “Ho aiutato delle scuole che si trovavano vicino alla linea del fronte, che sono state bombardate più volte e poi ricostruite. Ho aiutato anche molti orfanotrofi, perché purtroppo in questa regione ce ne sono molti. A seconda di quello che serviva, magari una volta occorreva una lavatrice e tramite donazioni oppure soldi privati miei la compravo. Ho sostenuto pure delle famiglie private e durante la pandemia, sempre a un orfanotrofio, ho donato mascherine, guanti e gel disinfettante in grandi quantità“. Anche lui, insomma, si augura che tutto questo possa finire prima possibile: “Non sono un politico o uno storico. Posso dire solo nel momento attuale con la Repubblica Popolare di Lugansk la lingua ufficiale è il russo, la moneta ufficiale è il rublo e i diritti dei russi sono rispettati. Sul resto non saprei cosa dire. Spero in una pace al più preso possibile e che le persone di qui, dopo 8 anni di guerra, possano finalmente iniziare a vivere come tutte le persone in tutto il mondo. Prego per la pace. La vera arma è la preghiera e la diplomazia“.

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