L’allarme di Descalzi: “Il prezzo del gas non ritornerà mai quello di prima”

Claudio Descalzi in un’intervista a ‘La Stampa’ ha fatto il punto sul caro-energia in Italia. E le sue dichiarazioni non sono positive.

Lunga intervista a La Stampa per Claudio Descalzi, amministratore dell’Eni. Il manager ha fatto il punto sul caro energia in Italia e lanciato un chiaro allarme in vista dei prossimi mesi.

Claudio Descalzi
Claudio Descalzi sul caro energia in Italia © Ansa

In questo momento vedo difficile una drastica discesa del prezzo del gas – ha detto Descalzi – ci sarà una stabilizzazione verso il basso dei costi, ma non penso che arriveremo ai livelli a cui eravamo abituati […]“.

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L’Italia – ha aggiunto il manager – ha una grossa componente di gas e la situazione attuale andrà avanti fino a quando l’offerta resterà scarsa rispetto alla domanda. Per abbassare i costi, quindi, ci vogliono dei nuovi contributi importanti come per esempio il gnl dal Qatar o nuovi volumi dai paesi produttori. Ma c’è bisogno anche di una situazione geopolitica meno nervosa […]“.

Descalzi sugli effetti della guerra in Ucraina sui prezzi di gas e petrolio

Claudio Descalzi
Descalzi sugli effetti della possibile guerra in Ucraina su luce e gas © Ansa

In questa lunga intervista Descalzi ha parlato anche dei possibili effetti che una guerra in Ucraina potrebbe avere sui prezzi di gas e petrolio. “Anche quanto c’è stato il conflitto in passato le forniture non sono mai mancate – ha detto l’amministratore delegato di Emi – se si bloccasse la conduttura ucraina, si potrebbe sfruttare quella bielorussa che è praticamente vuota. Solo in caso di sanzioni e di interruzione del flusso che viene dalla Russia, l’Europa non avrebbe la capacità di compensarli e questo peserebbe molto sui prezzi […]”.

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Una situazione, quindi, che presenta un rischio importante per il Vecchio Continente. La speranza di tutti i leader del Vecchio Continente è quella di riuscire ad evitare il conflitto in Ucraina anche per salvaguardare i prezzi e la fornitura del gas. Un ulteriore aumento, infatti, sarebbe una vera e propria mazzata per la ripresa economica dopo due anni di pandemia.

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