Milleproroghe, l’ultimatum ai partiti di Mario Draghi: “Così non si va avanti”

Il premier ha convocato un vertice con i capi delegazione dei partiti che sorreggono il governo 

Mentre la crisi russo ucraina sembra agitare i Paesi e animare non poco gli animi, in Italia non mancano le problematiche di politica interna. Le ultime tensioni sono scoppiate proprio sul Decreto Milleproroghe, durante le votazioni delle commissioni congiunte Affari costituzionali e Bilancio. Quattro emendamenti, riformulati dal governo, sono stati bocciati.

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Nel corso della notte e della discussione, sono emerse discordanze e tensioni tra le parti: il governo è andato sotto quattro volte e la maggioranza, in alcuni casi, si è spaccata. Per questo, il premier ha convocato un vertice con i capi delegazione dei partiti che sorreggono il governo per dare un aut aut. Mario Draghi , insomma, sceglie la linea dura. Il presidente del Consiglio ha posto ai partiti della sua maggioranza una questione di fiducia sul governo: o con me, o senza di me.

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Una presa di posizione che ha come unico obiettivo non mandare all’aria i fondi del Pnrr che, per essere gestiti, hanno bisogno di impegno, sforzi ma soprattutto unità. Non c’è più tempo, insomma, per le divisioni e per i disguidi. Tutto è nato mercoledì, quando a Montecitorio il governo si è auto affondato per quattro volte in Commissione a causa di tensioni interne fra i partiti. Il Pd e il M5s , infatti, hanno strappato sull’Ilva, mentre la Lega e Forza Italia hanno ritrovato l’asse con Fratelli d’Italia, sul tetto al contante. Altri temii importanti, come quello della concorrenza e della delega fiscale, però, sono in Parlamento e non c’è più tempo per l’ambiguità.

“Il presidente Mattarella ha voluto questo governo per fare le cose che servono all’Italia. Non siamo qui per essere realisti, siamo qui per essere idealisti”, avrebbe detto il presidente del Consiglio nell’incontro con i capi delegazione. Prima della sgridata, inoltre, avrebbe consultato il presidente Mattarella ricevendo da lui pieno sostegno. Insomma, l’attacco è ai partiti e la preoccupazione, palesata al tavolo con Giorgetti, Orlando, Gelmini, Speranza, Patuanelli e Bonetti, è che le tensioni e gli stalli su decisioni che invece richiedono uno sblocco urgente, possano mandare all’aria il lavoro di un anno di governo.

“Sono dinamiche ingiustificabili, con una crisi internazionale alle porte“, dice Draghi, facendo presente che la stessa maggioranza che in Cdm ha votato all’unanimità la riforma del Csm, un attimo dopo abbia annunciato di volerla cambiare in Parlamento. Inutili i tentativi di giustificazione tentati dai capidelegazione. Draghi, insomma, chiede soluzioni urgenti e invita alla coesione, ora più che mai necessaria.

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