Nel libro di Danilo Coppe, “Crimini Esplosivi”, si evidenzia la mancanza di metodo scientifico nelle perizie legate alle stragi avvenute per mezzo di esplosivi. Tra queste, la più eclatante è sicuramente la strage di Bologna. Come mai, secondo lei, non si è voluto scavare a fondo per comprendere appieno i mandanti di tale strage?

Nel suo libro, in realtà, Coppe si limita a ritenere inattendibili le perizie esplosivistiche effettuate nel processi sulla strage di Bologna precedenti a quello a carico di Gilberto Cavallini. In quest’ultimo processo proprio Coppe ha svolto le funzioni di perito d’ufficio individuando l’esplosivo militare che sarebbe detonato nella stazione ferroviaria del capoluogo emiliano. Un esplosivo ricavato da un vecchio ordigno della seconda guerra mondiale. In precedenza i periti avevano ipotizzato che si trattasse invece di un esplosivo gelatinato di uso commerciale. Ma Coppe non accusa nessuno di malafede. Si limita a evidenziare che le metodologie di ricerca attuali sono molto più sofisticate e attendibili di quelle applicate nel passato. Per quanto riguarda l’altra parte della domanda, a mio avviso non solo non sono stati individuati i mandanti ma neppure il movente è emerso in sede giudiziale. Infine, come ho spiegato in due diversi libri dedicati all’eccidio bolognese, ritengo le persone condannate, gli ex militanti dei Nar, estranee alla strage.
La strage di Bologna è uno degli eventi più tragici della storia d’Italia. Coppe, riguardo tale evento, ha dichiarato che la mancanza di metodo scientifico nell’ambito delle perizie esplosivistiche è legata ad un’esigenza di vaghezza negli esiti delle indagini, in modo da condurre i processi in modo più “politico”. Lei che ne pensa?

Non credo che Coppe abbia formulato accuse sulla conduzione politica dei processi. Appare evidente, non solo al sottoscritto, che le indagini condotte all’epoca abbiano rilevato lacune decisamente vistose. Sicuramente gli strumenti offerti attualmente dalla scienza possono consentire di colmarle. Per esempio, gli studi sul Dna potrebbero aiutarci a capire a chi appartiene la misteriosa maschera facciale di donna rinvenuta all’epoca nelle macerie della stazione. Se ne parla poco, purtroppo, ma a 42 anni dalla tragedia i magistrati non sono ancora riusciti a dare una nome a questa donna. La mia personale opinione è che la verità sull’esplosione di Bologna possa passare per l’individuazione dell’esatta dinamica dell’esplosione, ovvero per la soluzione del mistero del volto senza nome.

Crede che, a distanza di 42 anni, saremo mai in grado di sapere la verità riguardo i retroscena legati alla strage di Bologna, al di là degli esecutori materiali di tale drammatico evento?

Credo di sì. A mio personale avviso il tempo sarà galantuomo.