Scoperto negli Stati Uniti un modo per ringiovanire il cervello e ripristinare la memoria, forse un primo passo per sconfiggere l’Alzheimer
E’ notizia di questi giorni che alcuni ricercatori americani avrebbero isolato la molecola che aiuterebbe il cervello dell’uomo a non invecchiare e a ripristinare anche la memoria. Una scoperta che potrebbe finalmente spalancare le porte alla soluzione per la demenza senile.
Uno studio partito molti anni fa dal team del neurologo Tony Wyss-Coray dimostrò come dei topi anziani recuperavano memoria se veniva iniettato loro plasma sanguigno di topi giovani, un plasma ricco di molecole in grado di attivare la rigenerazione dei tessuti. Partendo da questo, ci si è focalizzati sulle nuove molecole ringiovanenti. Una volta sostituito il plasma con del liquido cerebrospinale, i ricercatori hanno notato che la semplice trasfusione aveva dato energia cerebrale ai senior facendogli ricordare una semplice sequenza di eventi.
Una grande speranza contro l’Alzheimer
Questa scoperta potrebbe essere una grande speranza per riuscire, un giorno non più così lontano, a trovare un rimedio per quelle malattie neurodegenerative del cervello, tipo l’Alzheimer. Resta una sfida difficile e molto complicata anche perché il cervello umano ha circa 100.000 milioni di neuroni, uniti da 100 trilioni di connessioni che lo rendono nettamente più complicato rispetto a qualsiasi altro cervello pensante. Purtroppo una malattia come quella dell’Alzheimer comincia ad uccidere le prime cellule cerebrali anche 20 anni prima della comparsa dei primi sintomi e finora purtroppo nessuna ricerca è mai riuscita ad invertire la malattia.
La ricerca comunque va avanti
I ricercatori della Stanford University hanno dichiarato che “la manipolazione delle proteine del liquido cerebrospinale può ringiovanire queste cellule e migliorare la memoria nei cervelli che invecchiano”, ma questi studi restano confinati ai roditori, sui quali addirittura è stato prima isolato e poi eliminato proprio l’alzheimer. Parte della spiegazione confermata dai ricercatori potrebbe essere che i topi e gli esseri umani si sono evoluti separatamente per milioni di anni, aggiungendo con convinzione che comunque questo lavoro è importante perché mostra che la memoria può essere salvata. È la stessa cosa fatta con le malattie cardiovascolari, cercare di ridurre o eliminare i fattori di rischio modificabili come le diete ipercaloriche, la vita sedentaria, l’ipertensione, il diabete, lo stress, la depressione e potenziare i fattori protettivi come il sonno, la socializzazione, l’attività fisica. Questi fattori potrebbero essere responsabili di un fenomeno sorprendente che nessun farmaco ha ancora raggiunto: l’incidenza del morbo di Alzheimer in Europa e negli Stati Uniti è calato del 13% in ogni decennio passato.