Entra in vigore la direttiva europea del 2023 per ridurre il gender gap al lavoro. Cosa prevede, tutti i diritti di lavoratrici e lavoratori.
La direttiva europea esisteva dal 2023, ora è anche passata al vaglio dell’Europarlamento e del Consiglio ed entrerà in vigore a giugno del 2026. Punta a ridurre la cosiddetta opacità salariale. Non conoscere la retribuzione dei colleghi è una delle cause dello squilibrio di paghe tra uomini e donne.
E per questo dal 2026, questo documento entrerà in vigore, imponendo una maggiore trasparenza. Ogni lavoratrice e lavoratore dipendente di aziende pubbliche e private potrà conoscere gli stipendi dei colleghi, suddivisi per genere e ruolo. Le imprese avranno tempo fino al 7 giugno 2026 per adeguarsi. Chi non lo farà incorrerà in sanzioni e dovrà dimostrare di non aver messo in atto discriminazioni sul posto di lavoro.
La direttiva prevede inoltre che gli Stati membri possano decidere di esonerare da questo obbligo le imprese con meno di 50 lavoratori. I Paesi europei dovranno mettere in campo misure necessarie per far sì che i datori di lavoro abbiano i sistemi retributivi volti ad assicurare la parità di retribuzione per uno stesso lavoro o per un lavoro di uguale valore.
Trasparenza fin da subito: gli obblighi delle imprese
I candidati a un impiego hanno il diritto di sapere dal potenziale datore di lavoro, informazioni sulla retribuzione iniziale, sulla base di criteri oggettivi e neutri. E il datore di lavoro non potrà più domandare al candidato quale sia il suo attuale stipendio.
A partire dal 2026 inoltre i lavoratori hanno il diritto di ricevere informazioni chiare sui livelli di retribuzione individuali e medi, suddivisi per genere. La risposta dovrà arrivare entro due mesi dalla richiesta.
Il diritto di conoscere le retribuzioni dei colleghi
E saranno vietate le clausole contrattuali che impediscono ai lavoratori di diffondere informazioni tra colleghi sul loro stipendio. Una volta all’anno i datori di lavoro dovranno fornire le informazioni sul livello retributivo.
Gli Stati membri avranno il compito di interfacciarsi con le imprese per una valutazione congiunta delle retribuzioni. E potranno mettere a disposizione dei datori di lavoro con meno di 250 dipendenti, aiuti per l’assistenza tecnica e la formazione.
La direttiva nasce da un motivo ben preciso: ridurre il divario retributivo tra uomini e donne per promuovere l’eguaglianza nei diritti. Le donne in Europa infatti, guadagnano ancora meno degli uomini, per un divario medio del 13% rispetto alle ore lavorate.
Non conoscere le retribuzioni dei colleghi e in generale, quelle relative alla fascia prevista per una determinata posizione, vuol dire mettere all’oscuro il lavoratore di un elemento importante nella scelta del lavoro. La direttiva si rivolge anche alle persone disabili, affinché abbiano, come le donne, un accesso adeguato e trasparente alle informazioni relative all’impiego.