Il 2 giugno in Italia si festeggia la Festa della Repubblica: perché questo giorno è molto importante e da quanto tempo si festeggia oggi.
Il 2 giugno è un giorno molto importante per l’Italia, perché si festeggia la Festa della Repubblica. Il 1946 sembra molto lontano dai nostri tempi, eppure era solo 79 anni fa quando gli italiani, con un referendum istituzionale, decisero che l’Italia dovesse diventare una Repubblica democratica.
Tutti gli anni questo giorno è prevista una cerimonia organizzata a Roma, che comprende una parata militare ai Fori Imperiali, presenziata dalle principali cariche dello Stato: i presidenti della Repubblica, del Senato, della Camera e del Consiglio dei ministri.
Il referendum del 2 e 3 giugno del 1946 è stato il più importante della storia d’Italia non solo perché i cittadini sono stati chiamati alle urne per decidere tra Monarchia e Repubblica, ma anche per altri due motivi.
Festa della Repubblica: perché il 2 giugno è un giorno importante
Contestualmente infatti, si sono tenute anche le elezioni per l’Assemblea Costituente, che ha scritto la Costituzione italiana e che ha avuto un ruolo chiave nel periodo precedente all’elezione del primo Parlamento italiano.
Si è deciso di eleggere anche la Costituente perché, a prescindere dall’esito del voto, questo organo avrebbe scritto la nuova legge italiana in sostituzione dello Statuto Albertino. Era formata dalla Democrazia Cristiana, dal partito Socialista e dal partito Comunista, che governarono l’Italia nei successivi cinquant’anni.
Questo referendum è stato importante anche per un altro motivo: per la prima volta infatti, le donne votarono a livello nazionale. Qualcuna aveva già votato qualche mese prima del 2 giugno in occasione delle elezioni amministrative.
Il voto del 2 giugno ha anche un valore simbolico per la democrazia italiana. Si tenne infatti in uno dei periodi più difficili e complicati della nostra storia. La Seconda Guerra Mondiale era appena finita e aveva lasciato dietro di sé le macerie dei bombardamenti degli Alleati e delle rappresaglie di nazisti e fascisti. La povertà era molto diffusa e soprattutto, il regime aveva diviso il Paese. Si temeva una guerra civile e questo influenzò molto il contesto anche del post-voto.
L’esito del voto ha dimostrato che l’Italia era letteralmente spaccata in due, tra chi voleva la democrazia e chi invece la monarchia. Il Sud ha votato a larga maggioranza per la seconda, mentre il Nord propese per la Repubblica. Alla fine ha vinto la repubblica democratica con quasi 13 milioni di voti (54%) contro i quasi 11 della monarchia (45%). Hanno votato 25 milioni di aventi diritto su 28 totali.
Il 10 giugno la Corte di Cassazione ha proclamato per la prima volta il risultato, usando però una formula dubitativa e rimandando al 18 giugno l’ufficializzazione per poter analizzare alcune questioni sollevate da chi sosteneva la monarchia.
La storia di Vittorio Emanuele III
Nel 1943, quando la guerra non era ancora finita, Vittorio Emanuele III ha fatto arrestare Benito Mussolini, ha affidato il governo al maresciallo Pietro Badoglio e l’8 settembre, dopo la firma dell’armistizio è scappato verso il Sud Italia, lasciando letteralmente il Paese nel caos.
La monarchia e il re erano considerati i principali responsabili di questa situazione, per aver appoggiato il fascismo e portato l’Italia in guerra. Per questo molti partiti volevano che lasciasse il suo posto e nel 1944, quindi prima che il conflitto mondiale finisse, Palmiro Togliatti era riuscito a mettere d’accordo tutte le forze politiche, stabilendo che al termine della guerra, l’Italia avrebbe avuto un nuovo assetto istituzionale e che Vittorio Emanuele III non sarebbe più stato il re. I suoi poteri erano passati al principe del Piemonte, erede al trono, Umberto di Savoia.
Un mese prima del referendum Vittorio Emanuele abdicò, nella speranza che il popolo votasse a favore della monarchia. Ma così non è stato. Alcide De Gasperi, capo del governo provvisorio, fra il 12 e il 13 giugno, ha proclamato il passaggio dei poteri da Umberto II al governo provvisorio. Il re ha lasciato l’Italia ed è andato a vivere in Portogallo.
La scheda del voto con la quale gli italiani scelsero la democrazia
La scheda per il voto era molto chiara e semplice, anche perché molti italiani non sapevano leggere e scrivere. A sinistra c’era il simbolo della Repubblica, a destra quello della Monarchia e i votanti dovevano apporre una x sulla propria preferenza in un riquadro accanto alle immagini.
L’esito del voto ha scatenato molte proteste in particolare, al Sud Italia e a Napoli, dove la monarchia ha ottenuto il 79% dei voti. Uno degli episodi simbolo è stata la strage di via Medina dell’11 giugno, quando alcuni militanti monarchici hanno assaltato la sede della Federazione Comunista, che aveva esposto la bandiera italiana senza il simbolo sabaudo. La polizia è intervenuta uccidendo nove monarchici e ferendo circa un centinaio di persone.
L’Assemblea Costituente ha eletto come capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola, che quando la Costituzione è entrata in vigore è stato il primo presidente della Repubblica italiana. La nostra Costituzione è entrata in vigore il primo gennaio 1948.
Molti italiani non votarono: le polemiche sull’esito del voto del 2 giugno
Nonostante abbia vinto la Repubblica, molte sono state le polemiche sull’esito del voto. All’epoca infatti, tantissimi italiani non sapevano né leggere né scrivere e molti di essi non hanno avuto davvero la possibilità di esprimere la propria preferenza. In migliaia si trovavano ancora nei campi di prigionia alleati e in Germania.
Il voto del 2 giugno non è stato organizzato nella provincia di Bolzano che alla fine della guerra è stata annessa a Berlino (poi è andata sotto il controllo degli Alleati). Non si è votato nemmeno nell’Istria e a Zara, all’epoca sotto il controllo della Jugoslavia. E neppure a Trieste.
Il 2 giugno non è stato sempre il giorno ufficiale delle celebrazioni. Nel 1977 infatti, per ragioni di natura economica si è deciso di festeggiare la Repubblica la prima domenica di giugno. A causa del terremoto in Friuli Venezia Giulia, nel 1976 non ci sono stata le celebrazioni.
Il 2 giugno del 2000, su iniziativa del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi (il governo era presieduto da Giuliano Amato) si è deciso definitivamente che il giorno della Festa della Repubblica fosse il 2 giugno.