La Turchia torna al centro dei negoziati tra Mosca e Kiev: il 15 maggio i dialoghi diretti tra i due Paesi ad Istanbul. Ma la Russia continua a bombardare l’Ucraina.
Recep Tayyp Erdogan torna a vestire i panni del mediatore tra Ucraina e Mosca proponendo di accogliere i presidenti Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky in Turchia. Un punto di svolta significativo verso la pace nell’Est Europa potrebbe arrivare presto, soprattutto perché a proporre l’incontro è stato proprio il capo del Cremlino. “I colloqui di pace tra Russia e Ucraina proseguiranno a Istanbul”, fa sapere Erdogan. C’è già la data: il 15 maggio.
La proposta è arrivata dopo la scadenza della tregua unilaterale di 72 ore che Mosca aveva dichiarato per la Giornata della Memoria. E anche all’indomani del vertice dei volenterosi a Kiev, che ha visto seduti attorno al tavolo di Zelensky i leader di Francia, Germania, Regno Unito, Italia, Polonia ed altri. Dall’incontro è arrivato un ultimatum a Mosca: un nuovo cessate il fuoco di un mese oppure nuove sanzioni di Europa ed Usa subito.
Putin ha reagito all’aut aut definendolo “rozzo” e “inaccettabile” e dicendo che le condizioni poste dall’Occidente ostacolano il dialogo. Ha anche ringraziato Donald Trump per aver mediato. Poi ha telefonato all’amico-rivale Erdogan, chiedendogli di tornare in scena.
Il ruolo della Turchia nella guerra tra Russia e Ucraina
E forse il presidente turco non aspettava altro, dopo che i rapporti con la Russia hanno rischiato di deteriorarsi per gli avvenimenti in Libia e soprattutto in Siria. Qui, come si ricorderà, negli ultimi mesi è caduto il regime di Assad appoggiato da Mosca, rendendo la Turchia più forte. Ma non solo: sullo sfondo c’è anche il crollo del dominio dell’Iran, alleato di Putin.
Significativo è stato che proprio lo zar abbia chiamato Erdogan, unica figura che nei fatti è vicina sia all’Occidente sia all’Europa. La Turchia fa parte della Nato, non si esclude il suo ingresso in Europa. Ha fornito droni e armi all’Ucraina nel corso del conflitto, ma allo stesso tempo è riuscita a conservare buoni rapporti con Putin non aderendo alle sanzioni occidentali contro Mosca.
Fino al 2022 sempre Ankara ha avuto un ruolo centrale nell’evitare una crisi alimentare globale, facendosi mediatrice tra Russia e Ucraina nell’accordo che permise di far tornare al lavoro le navi piene di grano attraverso il Bosforo e i Dardanelli, sotto la sua supervisione e l’egida di Onu ed Usa. All’inizio del conflitto la Turchia ha mediato anche in alcuni scambi di prigionieri e ha tentato di far incontrare Kiev e Mosca, ma all’epoca era ancora troppo presto per parlare di negoziati.
Ora il giorno X sembra essere arrivato. E i colloqui ripartiranno proprio da “dove si erano interrotti” a marzo del 22. “Attendiamo un cessate il fuoco completo e duraturo a partire da domani”, è la reazione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Una tregua che servirà a “fornire le basi necessarie alla diplomazia”.
Le reazioni in Europa
Parole queste, che arrivano dopo che il capo della Casa Bianca ha consigliato a Kiev di accettare la proposta di Putin: “Almeno saranno in grado di determinare se un accordo è possibile o meno. E se non lo è, i leader europei e gli Stati Uniti sapranno a che punto è la situazione e potranno procedere di conseguenza”.
Dall’Europa arriva invece la reazione di Francia e Germania. Da un lato la proposta di Putin viene vista come un inizio, dall’altro chiariscono che “non può bastare”. Macron la ritiene un “un modo per andare avanti, ma c’è sempre il desiderio da parte sua di guadagnare tempo”. E questo è “inaccettabile” per Kiev perché “non possono accettare colloqui paralleli mentre continuano ad essere bombardati”.
Sulla stessa scia anche il neocancelliere tedesco Friedrich Merz: “Prima di tutto le armi devono tacere prima che i negoziati possano iniziare”.