Sarà il debito comune a pagare il nuovo pacchetto finanziario per l’Ucraina, un prestito da circa 90 miliardi di euro. Escluso, almeno per il momento, l’utilizzo dei beni russi congelati che avevano scatenato la bufera su Euroclear.
L’accordo tra tutti i Paesi è stato trovato nella notte al termine del vertice tra i leader del Consiglio europeo. “Abbiamo raggiunto un accordo. – ha annunciato il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa – Approvata la decisione di fornire 90 miliardi di euro di sostegno all’Ucraina per il 2026-27. Ci siamo impegnati e abbiamo mantenuto la promessa”. Il prestito sarà a tasso zero, e servirà a coprire le esigenze militari e di bilancio dell’Ucraina per i prossimi due anni.
Le risorse di Mosca, inoltre, resteranno congelate fino a quando la Russia non avrà pagato le riparazioni all’Ucraina. E solo allora l’Ucraina dovrà rimborsare il prestito. Con ogni probabilità questo elemento sarà inserito nei negoziati per la pace, come fattore fondamentale per l’Europa. “Sono contenta che abbia prevalso il buon senso, – ha detto la premier italiana Giorgia Meloni – che si sia riusciti a garantire le risorse che sono necessarie ma a farlo con una soluzione che ha una base solida sul piano giuridico e finanziario”.
Ma cosa vuole dire tutto questo, e chi pagherà il prestito? Stando a quanto emerso, l’Unione europea emetterà il debito sui mercati finanziari, come già fatto in passato per il Ricovery Fund. Raccoglierà quindi i soldi dagli investitori, prestandoli poi a Kiev a costo zero. Il debito sarà europeo, non nazionale. Non graverà sui cittadini attraverso nuove tasse ma sarà coperto dall’emissione di titoli, i bond. Il debito verrà rimborsato dal bilancio Ue, ovvero dai contributi che ogni Stato versa al’Europa in base a Pil e risorse proprie.
Bisogna ricordare che tutti i Paesi contribuiscono al bilancio dell’Unione in quota proporzionale. I beni russi non saranno toccati, anche perché, minacce di Mosca a parte, ciò creerebbe grossi problemi legali, ricorsi, sfiducia nei mercati del vecchio continente e caos finanziario. Gli asset di Mosca restano però una leva politica decisiva, essendo custoditi in un Paese dell’Ue. O la Russia paga la ricostruzione oppure i fondi, pari a circa 300 miliardi, resteranno bloccati.
“Abbiamo raggiunto un accordo che ci consentirà di soddisfare le esigenze finanziarie dell’Ucraina per i prossimi due anni. – ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen – La Commissione aveva proposto due soluzioni, entrambe giuridicamente valide ed entrambe tecnicamente fattibili. Gli Stati membri hanno deciso di sostenere l’indebitamento dell’Ue sui mercati dei capitali. Lo faremo sulla base di una cooperazione rafforzata”.
È stato sottolineato, inoltre, che il tutto tiene conto degli interessi di sicurezza e difesa di tutti gli Stati membri, conformemente ai trattati. Il testo riportato nel documento Euco 26/25 è stato sostenuto da 25 capi di Stato o di governo. Nel documento separato sull’Ucraina, che ha il sostegno di 25 Stati membri su 27, si legge che “in linea con le precedenti conclusioni del Consiglio Europeo, che sottolineano che, nel rispetto del diritto dell’Ue, i beni della Russia dovrebbero rimanere immobilizzati finché Mosca non cesserà la sua guerra di aggressione contro l’Uucraina e non la risarcirà per i danni causati dalla guerra”.
E poi che “l’Unione Europea, data la situazione senza precedenti, ha adottato, sulla base dell’articolo 122 Tfue, misure di emergenza eccezionali, temporanee e debitamente giustificate per immobilizzare tali beni in modo più duraturo”. “Grato veso tutti i leader Ue per la decisione del Consiglio Europeo dei 90 miliardi di aiuti economici per l’Ucraina nel periodo ’26-’27. – ha commentato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky – È importante che gli asset russi restino immobilizzati“.