Tre casi confermati. Com’è possibile che una malattia “dimenticata” come la lebbra riemerga oggi? Tra migrazioni, stigma e false paure.
Due casi confermati in Romania, uno in Croazia. In Europa dopo decenni è tornata la lebbra. I pazienti sono cittadini indonesiani per la Romania ed un lavoratore straniero originario del Nepal per la Croazia. 
La lebbra, nota anche come morbo di Hansen, è una malattia infettiva cronica causata principalmente da un tipo di batterio chiamato Mycobacterium leprae. La malattia colpisce la pelle, i nervi periferici, la mucosa delle vie respiratorie superiori e gli occhi. Oltre alle deformità fisiche, le persone affette da lebbra devono affrontare anche stigmatizzazione e discriminazione.
La lebbra è curabile e il trattamento nelle fasi iniziali può prevenire la disabilità. È una malattia tropicale negletta (Dtn) ancora presente in oltre 120 Paesi, con circa 200mila nuovi casi segnalati ogni anno. L’eliminazione della lebbra come problema di salute pubblica è stata raggiunta a livello globale nel 2000 e nella maggior parte dei Paesi entro il 2010.
Lebbra, come si trasmette la malattia
La malattia si trasmette attraverso goccioline di saliva emesse dal naso e dalla bocca di un caso di lebbra non trattato, contenenti l’agente eziologico, in seguito a un contatto ravvicinato e prolungato. La malattia non si diffonde attraverso contatti casuali (come strette di mano o abbracci, condivisione di pasti o sedersi uno accanto all’altro).
“La lebbra è tutt’altro che un problema superato. – ha detto l’infettivologo Matteo Bassetti – Si tratta di una malattia infettiva diffusa in tutto il mondo, causa di sofferenze, disabilità, stigma ed emarginazione, soprattutto tra le fasce più povere della popolazione, nei Paesi in via di sviluppo e non solo. Da secoli la lebbra, che andrebbe più correttamente chiamata malattia di Hansen, si porta dietro una lunga scia di sofferenze fisiche, psichiche e stigma sociale”. 
Nel mondo il numero annuale delle persone diagnosticate con lebbra è diminuito di circa il 5% nel 2024, rispetto all’anno precedente: 182.815 persone nel 2023 e 172.717 persone nel 2024. È ancora un problema di salute pubblica in vari Paesi endemici, a causa del difficile accesso ai servizi di trattamento ambulatoriali, della scarsa qualità dell’assistenza offerta e dello stigma nei confronti delle persone colpite.
In Italia sono una decina le nuove diagnosi ogni anno ed è considerata una malattia rara. Può presentarsi in ogni parte del territorio come patologia di importazione, ovvero legata ai flussi e spostamenti delle popolazioni o diagnosticata in italiani che hanno soggiornato in Paesi endemici. Esistono quattro centri di riferimento nazionale per il trattamento della malattia: a Genova, Gioia del Colle (Bari), Messina e Cagliari.
“Occorre anche ricordare che i soggetti in terapia antibiotica non sono più contagiosi. – ha spiegato Bassetti – Non bisogna quindi allarmarsi. Se anche ci saranno casi di importazione nel nostro paese abbiamo tutti gli strumenti per affrontare il problema al meglio. Evitiamo quindi luoghi comuni, allarmismi e stigma che finiscono di fare male a tutti”.





