Nuove linee guida arrivano dall’Europa. Hanno lo scopo di impedire di essere colpiti da un infarto e di evitarlo a chi ne ha già avuto uno.
Si tratta di una nuova strategia di gestione dell’ipercolesterolemia. Prevede la somministrazione delle terapie innovative in aggiunta alle statine non più soltanto a chi è già stato colpito da un attacco di cuore, ma anche a chi è a rischio. Lo scopo è proteggerlo. 
Si tratta di una vera e propria svolta dalla prevenzione secondaria a quella primaria. Il 50% degli infarti si verifica in persone che non ne hanno mai avuto uno prima. La novità è frutto dell’aggiornamento delle linee guida europee sulle dislipidemie. È stata al centro della discussione tra gli esperti in occasione dell’86esimo congresso nazionale della Società italiana di Cardiologia (SIC), in corso a Roma fino ad oggi 7 dicembre.
Ogni giorno in Italia si registrano oltre 600 infarti. Metà di essi colpiscono persone che erano in cura, ma non ne avevano mai avuto uno in precedenza. La sfida per il futuro – come ha spiegato Pasquale Perrone Filardi, presidente Sic e direttore del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Napoli Federico II – “è curare la progressione della malattia arteriosclerotica, stabilizzando le placche, per impedire i primi infarti”.
Apre la strada della prevenzione primaria attraverso cure contro il colesterolo
Il “primo” attacco di cuore “potrebbe essere scongiurato dall’impiego tempestivo, in questa categoria emergente di pazienti, delle terapie più innovative associate alle statine. Un nuovo paradigma che potrebbe salvare la vita di migliaia di pazienti, come evidenziato dallo studio Vesalius-CV, il primo che ha dimostrato l’efficacia in prevenzione primaria di un inibitore PCSK9 in soggetti che non avevano mai avuto un infarto”.
Lo studio citato dunque, apre la strada della prevenzione primaria, attraverso cure contro il colesterolo cattivo alto. Questo infatti, “è il fattore di rischio più rilevante per gli attacchi cardiaci, anche in chi non ha mai avuto un evento avuto, ma ha un alto rischio perché non riesce ad abbassare livelli elevati di colesterolo con le statine. Seppure ben tollerate”. 
A spiegarlo è stato Ciro Indolfi, professore straordinario di Cardiologia all’Università di Cosenza e past president SIC. “La buona notizia arriva in ragione dei dati di efficacia fatti registrare dall’uso degli inibitori di PCSK9 proprio in questi pazienti, dallo studio Vesalius-CV”. Il lavoro è stato recentemente pubblicato sul New England Journal of Medicine ed è destinato “a cambiare le strategie di prevenzione a livello globale”.
Lo studio è stato condotto in 36 Paesi, è durato per oltre quattro anni. È stato eseguito su 12.300 pazienti che non avevano mai avuto un infarto ed erano già in trattamento con statine. “Per la prima volta, un anticorpo monoclinale inibitore di PCSK9, evolocumab, in associazione alle statine o altre terapie, ha dimostrato di ridurre in modo significativo il rischio di infarto e ictus anche nei pazienti ad alto rischio che non avevano mai avuto un infarto pregresso”, ha spiegato Indolfi. “Evolocumab diventa così il primo e unico inibitore di PCSK9 a dimostrare un beneficio in prevenzione primaria. Potrebbe salvare in futuro, la vita di migliaia di pazienti”.
In Italia resta il problema della cosiddetta “inerzia terapeutica”
Ma in Italia resta il problema della cosiddetta “inerzia terapeutica” per prevenire il colesterolo cattivo alto. Secondo i dati real-world dell’EuroAspire VI, un programma della Società Europea di Cardiologia, pur essendoci stati dei progressi, il trattamento delle dislipidemie è ancora “insufficiente”. A dirlo è stato Gianfranco Sinatra, presidente eletto della Società italiana di Cardiologia e direttore della Scuola di Specializzazione e della Struttura Complessa di Cardiologia dell’Università di Trieste.
“Solo il 16,8% dei pazienti ad alto rischio raggiunge il livello di soglia di 70 mg/dl del colesterolo LDL. E soltanto l’8% dei pazienti ad altissimo rischio scende al di sotto del valore target di 55 mg/dl. Rappresenta un ostacolo significativo la scarsa aderenza, spesso imputata a una intolleranza solo presunta alle statine, reale nel 5-6% dei casi”.
Per risolvere il problema è stata inventata una nuova pillola anticolesterolo, che si assume una volta al giorno. Permetterà per la prima volta di avere un inibitore PCSK9 in forma orale. Si chiama Enlicitide “abbassa i livelli di colesterolo LDL, offrendo un’efficacia e una specificità tipiche degli anticorpi monoclonali anti-PCSK9”, ha spiegato Sinatra durante il suo intervento all’evento. “Ad oggi, negli studi di fase 3, il farmaco ha ridotto significativamente il colesterolo LDL di oltre il 50%, con un’efficacia sovrapponibile a quella degli anticorpi monoclonali infettivi. E un profilo di sicurezza paragonabile al placebo, evidenziando il potenziale rivoluzionario del primo inibitore del PCSK9 orale”.





