Dopo l’annuncio della Francia sul nuovo servizio militare volontario, anche l’Italia apre il cantiere della riforma della Difesa. Guido Crosetto prepara un disegno di legge.
Tutto è cominciato con le dichiarazioni del presidente Emmanuel Macron sul fatto che la Francia, a partire dall’estate 2026, introdurrà un servizio militare volontario. L’obiettivo, tra le altre cose, per il capo dell’Eliseo, è “rafforzare la capacità di resistenza della nostra nazione”. 
Poche ore dopo il Ministro della Difesa italiano Guido Crosetto, ha annunciato che presenterà, prima in Consiglio ai ministri e poi in Parlamento, una bozza di disegno di legge da discutere che “garantisca la difesa del Paese nei prossimi anni”. Cosa dobbiamo aspettarci? È presto per dirlo. Ciò che è certo è che la corsa al riarmo dell’Europa passa anche per il numero delle Forze armate da poter schierare in caso di crisi.
Prima di tutto, cosa ha previsto la Francia? Il futuro servizio nazionale sarà destinato ai giovani maggiorenni che avranno effettuato il loro volontariato durante la Giornata della difesa e della cittadinanza, che diventerà la Giornata della mobilitazione. Il servizio nazionale riguarderà solo i volontari e il cuore saranno i giovani di 18 e 19 anni. Il Parlamento potrà autorizzare il ricorso, oltre che ai soli volontari, a coloro le cui competenze saranno state individuate durante quella Giornata.
Forze armate, il modello ibrido francese
Emergerà di fatto un modello ibrido, che riunirà giovani del servizio nazionale, riservisti e l’Esercito attivo. Il modello si baserà su un nucleo centrale: l’Esercito attivo rafforzato da professionisti riservisti, i cui effettivi passeranno da 45mila a 80mila entro il 2030. Sarà inoltre completato da una forza proveniente dalla gioventù,. Tremila giovani saranno selezionati per svolgere il servizio nazionale nell’estate 2026.
“Reintrodurre anche in Italia un nuovo servizio militare, come in Francia e in Germania? Se lo deciderà il Parlamento sì. – ha commentato Crosetto – Io penso di proporre, prima in Consiglio ai ministri e poi in Parlamento, una bozza di disegno di legge da discutere che garantisca la difesa del Paese nei prossimi anni. E che non parlerà soltanto di numero di militari ma proprio di organizzazione e di regole“. 
In Italia la leva militare obbligatoria è stata sospesa (e non cancellata né abolita) a partire dal 1 gennaio 2005, come conseguenza della Legge del 23 agosto 2004. L’Italia ha optato per un modello di Forza armata professionale, in linea con gli altri Paesi Nato. Ma una nuova Legge, in teoria, potrebbe riattivare la leva. Leva che, in forma volontaria, esiste già. Si tratta dei Volontari in ferma iniziale (ex Vfp1) ed i Volontari in ferma triennale (ex Vfp4).
Esistono inoltre Accademie e Scuole militari per entrare nell’Esercito, ed una Riserva selezionata di professionisti civili che prestano servizio per la Difesa. “In questa nuova situazione tutte le nazioni europee – ha sottolineato Crosetto – mettono in discussione quei modelli che avevamo costruito 10-15 anni fa e tutti stanno pensando di aumentare il numero delle Forze armate. Ognuno ha un suo approccio diverso, alcuni hanno addirittura ripristinato la leva. Anche noi in Italia dovremmo porci il tema di una riflessione”.
Conte (M5s): “Stiamo arrivando a quello, mandiamo i nostri giovani in guerra”
Il Ministro starebbe pensando ad uno schema che prevede una volontarietà. Tra le fila della maggioranza di governo, si è mostrato contrario al ritorno della leva obbligatoria generalizzata il capogruppo di Forza Italia al Senato Maurizio Gasparri. Per quest’ultimo “il ritorno al modello del passato è impossibile, improponibile e anti-storico”. Gasparri ha ipotizzato piuttosto “liste di cittadini teoricamente disponibili ad arruolarsi in caso di necessità”.
Critiche dall’opposizione. Secondo il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte “stiamo arrivando a quello, mandiamo i nostri giovani in guerra”. E poi: “Il governo, nonostante la situazione economica che stiamo vivendo, sta buttando e programmando di buttare miliardi su miliardi sulle armi. – ha concluso l’ex premier – Purtroppo sono stato un cattivo profeta. Da tempo sto dicendo che se si programma un piano di riarmo e di buttare centinaia di miliardi nelle spese militari, poi si porrà il problema di rafforzare il nostro Esercito”.





