Le parole del presidente dell’Associazione nazionale famiglie numerose sul caso dei coniugi della famiglia nel bosco: “C’è una spaccatura profonda, due visioni opposte“.
“C’è una spaccatura profonda. Si sono creati due fronti contrapposti, due visioni opposte. È stato tutto esasperato, in un senso e nell’altro. Si è letto di tutto, cose incredibili. Le informazioni vanno in una direzione e nella direzione opposta, contemporaneamente”. 
A parlare, in esclusiva per Notizie.com, è Alfredo Caltabiano, presidente dell’Associazione nazionale famiglie numerose. Il caso è quello della famiglia nel bosco, che ha scatenato una vera e propria bufera mediatica e politica attorno ai coniugi Nathan Trevallion e Catherine Birmingham. La coppia viveva con i loro tre figli nei boschi di Palmoli, non lontano da Chieti, in Abruzzo.
Pochi giorni fa il Tribunale, motivando la propria decisione sulla base di diverse relazioni dei Servizi sociali di zona, ha allontanato i minori e la mamma portandoli in una casa famiglia. Questa mattina l’avvocato della famiglia, Giovanni Angelucci, ha deciso di rimettere il suo mandato per pressanti ingerenze esterne. I coniugi avrebbero rifiutato le proposte suggerite dal legale. Era previsto un sopralluogo presso una nuova casa messa a disposizione a titolo gratuito da un ristoratore.
“Quando ho letto la notizia sono rimasto davvero sconcertato. L’ho vissuta anche un po’ come un attacco alla famiglia. – ha continuato il presidente Caltabiano – Quindi la prima reazione è stata assolutamente negativa. Però poi, avendo avuto io stesso dei ragazzi in affido, so che i Servizi sociali quando si muovono, se si muovono, intervengono davvero solo su situazioni di emergenza, su necessità conclamate. Ho voluto quindi approfondire e leggere bene“.
Caltabiano (Famiglie numerose) in esclusiva per Notizie.com: “Purtroppo sta prevalendo di nuovo la logica del bipolarismo”
Ieri sarebbe dovuto essere depositato presso il genio civile il progetto di ristrutturazione straordinaria dell’immobile, ma la famiglia del bosco avrebbe giudicato i lavori troppo invasivi ed impattanti. Una ditta si era offerta di effettuare l’opera di ristrutturazione a proprie spese. Una psicologa psicoterapeuta infantile specializzata in psicoterapia cognitivo comportamentale avrebbe dovuto incontrare i coniugi al fine di poter fornire loro un supporto tecnico scientifico, ove necessario nel corso del futuro giudizio. Nulla da fare.
“Purtroppo sta prevalendo di nuovo la logica del bipolarismo, dei blocchi contrapposti, in cui ognuno cerca la prevaricazione e non il confronto. – ha continuato il presidente – E questo, devo dire, rende davvero difficile dare giudizi. Bisogna un po’ dare fiducia e affidarsi a chi gestisce queste situazioni. Io e l’Associazione siamo a favore della salvaguardia dell’unità familiare e del diritto all’educazione: sono principi fondamentali per noi. 
Dall’altra parte, però, non si può ignorare la tutela dei minori. La difesa dei più piccoli in certi casi è persino superiore. Quando ci sono situazioni realmente gravi, accertate, bisogna considerare anche quello. Noi viviamo in una comunità, e nelle comunità ci sono delle regole. La libertà di uno deve essere esercitata nel rispetto delle regole della comunità. Ho letto molte cose sul fatto che questa famiglia avrebbe contravvenuto diverse norme. Ma ci sono tante altre famiglie che contravvengono. Ma questo, da solo, non giustifica automaticamente nulla”.
Un anno fa Catherine lasciò l’abitazione e fuggì a Bologna facendo perdere le tracce a investigatori e Servizi sociali che stavano cercando di intervenire sul caso. La decisione della donna era maturata per il timore che gli assistenti sociali potessero intervenire sulla famiglia e allontanare i figli, così come poi successo proprio in questi giorni. Sulla vicenda venne aperto anche un fascicolo giudiziario.
Speravano che il procedimento dei Servizi sociali venisse accantonato
L’unico ad essere rimasto nel casolare di Palmoli era stato Nathan, il papà, che comunque copriva la moglie dando false informazioni agli investigatori. In un caso disse che la donna era tornata in Inghilterra insieme con i figli. A metà novembre era stata Catherine a mettersi in contatto con i carabinieri, dicendo che non avrebbe rivelato assolutamente la posizione a causa della “minaccia che ci portino via i nostri figli”.
Solo il giorno di Natale Catherine si fece di nuovo viva, questa volta con una mail alla polizia in cui svelava l’indirizzo esatto dove si trova insieme con i figli: Valsamoggia, Bologna. Così la donna tornò in Abruzzo, nel casolare tra i boschi, con la speranza, vana, che il procedimento dei Servizi sociali venisse accantonato.
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“L’auspicio è che si fermi questo clima di contrapposizione che ormai contraddistingue tutto. Non si discute più: ci si contrappone. E questo caso ne è l’ennesimo esempio. – ha dichiarato Alfredo Caltabiano – L’auspicio è che non prevalga né una parte né l’altra, ma il buon senso. Il mio desiderio è che si trovi una soluzione che salvaguardi la comunità familiare e il diritto all’educazione, riconoscendo però anche la tutela dei minori. E che, laddove emergano criticità non favorevoli ai bambini, queste vengano affrontate insieme”.
Sempre oggi sul caso sono intervenuti i Ministri Eugenia Roccella, per la famiglia, e della Giustizia, Carlo Nordio. La prima ha detto che “togliere i bambini ad una famiglia deve essere una estrema ratio”, mente il Guardasigilli ha chiesto tutta la documentazione e la relazione del presidente del Tribunale e da lì valuterà se è il caso di mandare un’ispezione. Sabato 29 novembre scadono i termini per presentare il ricorso contro l’allontanamento.
“Si cerca una soluzione per superare quelle difficoltà e poi rientrano”
“Non nascondo che, una volta raggiunta una soluzione, mi piacerebbe che anche questa famiglia si iscrivesse alla nostra associazione. – ha dichiarato Caltabiano – Il tema dell’affido lo conosco bene. La logica è quella della temporaneità. Il superamento temporaneo di una difficoltà. Laddove emergono difficoltà temporanee, a tutela dei minori, questi vengono temporaneamente allontanati dal contesto familiare. Si cerca una soluzione per superare quelle difficoltà e poi rientrano.
Io spero che si vada in questo senso: sono state rilevate delle difficoltà nei confronti dei minori, e spero che ci sia buon senso da entrambe le parti per trovare soluzioni. Se invece prevale la volontà di portare avanti a tutti i costi la propria visione, diventa una guerra. E con la guerra non si risolve niente”.
L’Associazione nazionale famiglie numerose è attiva in Italia da 20 anni e conta quasi 30mila iscritti. Nel nostro Paese le famiglie con tre o più figli sono tra le 800 e le 900mila. Come aiuterebbe l’Associazione la famiglia del bosco? Quale sarebbe un primo step? “Sicuramente il supporto, la condivisione con altre famiglie. – ha concluso Caltabiano – Quindi quella rete di relazioni che, mi pare di capire, sia uno dei loro deficit. La nostra associazione potrebbe offrire proprio questo, come primo intervento, alla famiglia e ai bambini”.





