Sotto la Casa del Jazz di Roma si scava alla ricerca della galleria della Banda della Magliana. Il criminologo Ugo Terracciano parla di “organizzazione pari a quella di Al Capone”.
Sono entrate nel vivo le operazioni di scavo nel complesso della Casa del Jazz, dove si sospetta possano trovarsi i resti del giudice Paolo Adinolfi, scomparso nel nulla il 2 luglio del 1994. 
Le verifiche, cominciate due giorni fa, si sono concentrate in più punti attorno a quella che un tempo fu la villa di Enrico Nicoletti, ritenuto il cassiere della Banda della Magliana. Ieri mattina si è cercato sul retro dell’abitazione e nel pomeriggio nella parte opposta in cui dovrebbe esserci anche un pozzo dell’acqua. È stato utilizzato un georadar per indicare la strada e una ruspa per andare in profondità.
“Il focus è su questa galleria interrata. A fare luce su cosa sia occultato li dentro sarà solo la riapertura. La cosa singolare è che l’accertamento sia partito dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Quest’ultimo non è un organismo investigativo, ma di supporto all’attività di prevenzione della Prefettura. Evidentemente in quella sede si è discusso della Casa del Jazz, bene confiscato alla Banda della Magliana, e qualcuno si è preoccupato della presenza di un tunnel interrato e mai ispezionato”.
Terracciano (Aicis): “Lasciamo che l’escavatore faccia il proprio lavoro”
A parlare, in esclusiva per Notizie.com, è Ugo Terracciano, docente di Criminologia e fondatore e presidente dell’Aicis, l’Associazione italiana criminologi per l’investigazione e la sicurezza. L’obiettivo è dunque trovare l’accesso al tunnel sotterraneo. Ad assistere alle ispezioni carabinieri, guardia di finanza e polizia. Pronti a entrare in azione qualora emergessero elementi. Ma anche i figli del giudice Adinolfi, l’ex questore di Roma Nicolò D’Angelo (all’epoca alla Squadra Mobile) e l’ex magistrato Guglielmo Muntoni.
Quest’ultimo è ora presidente dell’Osservatorio sulle politiche per il contrasto alla criminalità economica della Camera di Commercio di Roma. È proprio l’ex giudice che ha fatto scattare l’operazione segnalando la presenza di una galleria tombata, chiusa circa trent’anni fa. La Casa del Jazz, nata sulle ceneri di un bene confiscato alla malavita organizzata, sarebbe stata individuata come possibile location anche per la coltivazione di funghi in percorsi sotterranei per l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. 
“La presenza di una galleria nascosta suscita molte suggestioni. – ci ha spiegato Terracciano – Se vogliamo evoca una capacità organizzativa della banda pari a quella di Al Capone. Anche il mafioso italo-americano aveva creato una rete di tunnel che gli consentivano di trafficare al coperto e l’eventuale fuga dei sui complici”.
Muntoni ha assicurato che le operazioni continueranno fino a quando non si libererà la galleria. Per l’ex magistrato, “di concreto ci sarà qualcosa che si voleva nascondere all’epoca. Abbiano pensato a esplosivi, armi documenti, preziosi. A Nicoletti non abbiamo trovato neanche mille lire. In banca aveva solo debiti“. Quanto alla possibilità che ci siano dei corpi all’interno del tunnel ha detto: “È un’ipotesi come le altre in una situazione di questo genere, visti gli ambienti che hanno frequentato la villa e il periodo storico”.
“La Banda della Magliana – ha concluso il criminologo – non era solo una organizzazione mafiosa che controllava il territorio della Capitale. Era una realtà criminale che aveva relazioni con quello che possiamo definire lo strato alto della società romana. Basti vedere dove è stato sepolto, dopo essere stato ucciso, il capo Enrico De Pedis. Ora il fatto che anche la povera Emanuela Orlandi sia stata fatta sparire nel tunnel sotto la Casa del Jazz è solo una delle tante ipotesi. Lasciamo che l’escavatore faccia il proprio lavoro”.





