Alla vigilia del nuovo incontro alla Casa bianca tra Volodomyr Zelensky e Donald Trump, il tycoon ha chiamato Vladimir Putin. Ecco cosa si sono detti e cosa accadrà domani.
L’ultima telefonata, quella avvenuta poco fa, è stata definita dalla Casa bianca “molto produttiva”. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ed il suo omologo russo Vladimir Putin sono tornati a parlarsi, a poco più di due mesi dal faccia a faccia in Alaska, il 15 agosto.
Il contesto è di quelli delicati dal punto di vista geopolitico. La Russia più di tre anni fa ha invaso l’Ucraina e da allora è in atto una guerra che non ha mai visto passi in avanti dal punto di vista diplomatico. Il conflitto nel cuore dell’Europa produce quotidianamente scontri con la Nato e con Bruxelles, ma nonostante la pressione internazionale e le pesanti sanzioni Mosca non ha fatto passi indietro. Il presidente ucraino Volodomyr Zelensky è atteso domani alla Casa bianca.
Sarà ospitato da Trump, nuovamente nei panni di grande mediatore, in quello stesso Studio ovale dove il 28 febbraio scorso scoppiò la lite tra i due. Allora in ballo c’erano le terre rare ucraine. Domani ci saranno i missili Tomahawk che Kiev chiede di acquistare per consentire alle forze ucraine di colpire più profondamente in territorio russo. Il tycoon ci sta pensando da giorni e, reduce dall’accordo per la pace nella Striscia di Gaza, potrebbe far leva su una potente arma, i Tomahawk appunto, per spingere Putin ad un cessate il fuoco.
“Sono stati fatti grandi progressi. – ha scritto Trump sui social media dopo la telefonata – La prossima settimana si terrà una riunione dei nostri Consiglieri di alto livello. I primi incontri con gli Stati Uniti saranno guidati dal segretario di Stato Marco Rubio, insieme a diverse altre persone che saranno designate. La sede dell’incontro deve ancora essere definita“.
Putin e Trump potrebbero poi incontrarsi nuovamente, “in una località concordata, Budapest, in Ungheria, per valutare se possiamo porre fine a questa ‘ingloriosa’ guerra tra Russia e Ucraina”. La prima telefonata ufficiale tra i due c’è stata il 12 febbraio scorso. Il presidente Usa ha sospeso alcuni aiuti militari all’Ucraina mentre Putin ha rallentato l’offensiva nel Donbass. Il 18 marzo, dopo la spaccatura con Zelensky, Trump ha sentito nuovamente Putin. Si è parlato di una tregua entro l’estate, che non c’è mai stata.
Porre fine alle guerre in Ucraina e a Gaza è sempre stato l’obiettivo di Trump. Che ha messo spesso alla gogna il suo predecessore Joe Biden per la gestione del conflitti. Ma Putin, che avrebbe anche fatto i complimenti all’americano per la tregua in Medio Oriente, ha di fatto ostacolato anche il tycoon, non sedendosi al tavolo delle trattative. Quello di domani sarà il quarto faccia a faccia tra Trump e Zelensky. Sui Tomahawk Putin ha chiarito che fornirlo all’Ucraina supererebbe la linea rossa e danneggerebbe le relazioni tra Mosca e Washington. Zelensky rinnoverà anche il suo appello a Trump affinché colpisca l’economia russa con ulteriori sanzioni. Cosa che il repubblicano, finora, è stato riluttante a fare.
Il capo della Casa bianca ha preferito fare pressione sui membri Nato ed altri alleati. Lo scopo è interrompere i loro acquisti di petrolio russo, il motore che alimenta la macchina bellica di Mosca. L’India, diventata uno dei maggiori acquirenti di greggio della Russia dopo l’invasione dell’Ucraina, avrebbe accettato di interrompere gli acquisti di petrolio da Mosca. Sanzioni su sanzioni, invece, sono state decretate dall’Europa nei confronti della Russia, ma nessun passo concreto in termini di diplomazia.
Pochi giorni fa, a seguito delle ripetute violazioni degli spazi aerei europei e Nato e degli avvistamenti di droni sui cieli del vecchio continente, il Parlamento europeo ha votato una risoluzione. L’obiettivo è portare avanti “azioni coordinate, una difesa più forte. E sanzioni per contrastare le provocazioni russe che prendono di mira la sicurezza e le infrastrutture dell’Ue”. Provocazioni che rientrerebbero nella “sistematica guerra militare e ibrida e nelle provocazioni della Russia contro l’Ue”.
Minacce aeree da abbattere per gli eurodeputati, che hanno accolto con favore l’iniziativa del muro di droni per sorvegliare il fianco orientale. Ma non solo. Nella risoluzione si legge che i parlamentari “ritengono che la gamma di attività di sabotaggio e ibride della Russia contro l’Ue costituisca terrorismo di Stato. Anche se rientra nella soglia di un attacco armato. L’Ue deve mostrare determinazione e segnalare che qualsiasi Paese terzo che tenti di violare la sovranità degli Stati membri subirà immediatamente ritorsioni”.
“L’approccio europeo è di narrazione. – ha spiegato, in esclusiva per Notizie.com, Claudio Bertolotti, ricercatore di Start Insight – Una narrazione che deve motivare un effetto importante di fronte all’opinione pubblica. Quindi, è coerente con quella che è la visione europea. Terrorismo di Stato forse, certamente guerra ibrida. C’è la non attribuibilità di qualsiasi azione alla Russia, perché Mosca utilizza il principio della negabilità plausibile, senza lasciare prove della propria responsabilità”.