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Cronaca

Davide, Valerio e Marco, i tre carabinieri morti nell’assurda tragedia di Verona. Tarallo (Usic): “Vittime sacrificali di ogni accadimento”

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Francesco Ferrigno

Tre militari la notte scorsa sono rimasti uccisi dall’esplosione di un casolare a Castel d’Azzano, in provincia di Verona. Tutta la vicenda e il commento dei rappresentanti dell’Arma.

Si chiamavano Davide Bernardello, Valerio Daprà e Marco Piffari, i tre carabinieri morti la notte scorsa nell’esplosione di un casolare a Castel d’Azzano, non lontano da Verona. Tutti facevano parte dei reparti speciali dell’Arma. Oggi è stato dichiarato lutto nazionale, e sarà lo stesso nel giorno dei funerali di Stato.

Davide, Valerio e Marco, i tre carabinieri morti nell’assurda tragedia di Verona. Tarallo (Usic): “Vittime sacrificali di ogni accadimento” (ANSA FOTO) – Notizie.com

Una storia assurda e incredibile quella che ha coinvolto i militari. Il bilancio totale è di tre morti e diciassette feriti tra carabinieri, polizia e vigili del fuoco. Nel piccolo Comune del Veronese le autorità erano arrivate in forze poiché esattamente un anno fa gli occupanti avevano saturato di gas la struttura che doveva essere sgomberato. Era stato tentato più volte nel 2024 di liberare quel casolare.

Dietro quelle mura problemi finanziari e ipotecari che avevano portato i tre fratelli Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi, tutti di circa 60 anni, a “difendere” quell’abitazione con la minaccia di far saltare tutto in aria o di darsi fuoco. Allora era stato evitato il peggio. Oggi, invece, i tre hanno messo a punto un’azione di inusitata violenza, premeditata e architettata nei minimi particolari. Stando alle ultime ricostruzioni, appena i carabinieri hanno varcato la soglia del casolare, Maria Luisa, al piano superiore, circondata da molotov e bombole di gas aperte ha utilizzato l’accendino che teneva in mano.

Tarallo (Usic) in esclusiva per Notizie.com: “Aumenta il numero dei carabinieri vittime del servizio”

L’esplosione è stata udita a chilometri di distanza e di quel casolare oggi non resta altro che un cumulo di macerie, mattoni e travi. I tre fratelli sono stati arrestati per omicidio premeditato e volontario. La Procura della Repubblica di Verona sta valutando di contestare loro il reato di strage. Due sono rimasti feriti, il terzo l’hanno dovuto stanare con un elicottero perché era riuscito a fuggire.

Una grave tragedia che va inesorabilmente ad aumentare il numero dei carabinieri vittime del servizio. – ha detto, in esclusiva per Notizie.com, Antonio Tarallo, segretario generale dell’Usic, l’Unione sindacale italiana carabinieri – Ovviamente in questi casi, il dolore prende il posto di ogni possibile sentimento ed il cordoglio è l’unica parola che si riesce ad esprimere alle famiglie dei carabinieri. Senza polemica, mi permetto di aggiungere che il lavoro dei carabinieri dovrebbe essere sempre apprezzato perché come spesso succede sono sempre le vittime sacrificali in ogni accadimento”.

Tarallo (Usic) in esclusiva per Notizie.com: “Aumenta il numero dei carabinieri vittime del servizio” (ANSA FOTO) – Notizie.com

Sulla vicenda dei Ramponi, da sempre agricoltori e allevatori, erano partiti degli accertamenti dopo che avevano messo in atto una serie di azioni “gravemente pericolose per la propria incolumità e per la sicurezza pubblica”. Da un sopralluogo, effettuato dai carabinieri con i droni, erano state infatti viste molotov nascoste sul tetto della casa. Intorno alle 3 di ieri notte i miliari avrebbero dovuto dare esecuzione a due atti giudiziari. Il primo civile, lo sgombero, ed il secondo penale, ovvero una perquisizione per la ricerca di armi ed esplosivi. Ma tutto era già pronto per saltare in aria.

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È l’ennesima dimostrazione che quella delle forze dell’ordine è la professione più rischiosa e pericolosa – ha affermato il segretario generale del Sap, il Sindacato autonomo della polizia, Stefano Paoloni – e il numero di feriti e vittime ne è la concreta dimostrazione. Il servizio che diamo alla collettività va rispettato sempre, perché il fine è sempre quello di garantire pacifica convivenza nonostante il rischio che questo comporti”.

Castel d’Azzano, deceduti i carabinieri dei reparti speciali

Come già accennato, i tre militari deceduti appartenevano alle squadre speciali dell’Arma. Marco Piffari era luogotenente carica speciale. Arruolato nel 1987, aveva 56 anni ed era comandante della Squadra operativa di supporto separato (Sos) del IV battaglione Veneto. Nativo di Taranto, viveva in provincia di Padova. Era separato e non aveva figli. Valerio Daprà, 56 anni, era brigadiere capo qualifica speciale, operatore delle Aliquote di primo intervento (Api) del Nucleo operativo e radiomobile della compagnia (Norm) di Padova.

Daprà era nato a Brescia, arruolato nel 1988. Lascia la compagna e un figlio di 26 anni. Il carabiniere scelto Davide Bernardello aveva solo 36 anni. Anche lui, come Daprà, era operatore delle Aliquote di primo intervento (Api) del Norm di Padova. Era nato a Camposampiero, in provincia di Padova, e si era arruolato nel 2014. Era celibe.

Castel d’Azzano, deceduti i carabinieri dei reparti speciali (ANSA FOTO) – Notizie.com

Altri undici carabinieri che hanno riportato ferite sono stati trasportati in codice rosso presso quattro ospedali delle vicinanze. Quattro invece gli agenti della polizia di stato che hanno riportato lesioni. Anche sette pompieri sono stati portati in ospedale per accertamenti. Isolati dal mondo, senza amici ma conosciuti nel circondario, i Ramponi erano proprietari di diversi campi nella zona, tutti venduti per fronteggiare i debiti. In possesso dei fratelli rimanevano solo il casolare e un appezzamento di terra con una trentina di mucche.

In questo momento di lutto, siamo vicini a chi ha perso la vita nell’adempimento del proprio dovere. Ma non possiamo esimerci dall’esprimere la nostra preoccupazione per la tensione sociale che emerge nel nostro Paese”, ha detto Roberto Toigo, segretario generale Uil Veneto. Valter Mazzetti, segretario Fsp, ha parlato di “sgomento per questo indicibile dramma, frutto dell’illegalità, della ferocia e della virulenta pervicacia di chi si oppone con tutto se stesso alle regole dello Stato e ad i suoi rappresentanti più fedeli”.

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Francesco Ferrigno