Tra i pochi leader europei che lunedì saranno in Egitto per la firma ufficiale dell’accordo di cessate il fuoco ci sarà anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Ecco il vero motivo.
Domani, lunedì 13 ottobre 2025, la premier italiana Giorgia Meloni sarà a Sharm el Sheikh per partecipare alla cerimonia per la firma degli accordi su Gaza. Ma perché la presidente è stata invitata in Egitto?
Cominciamo col dire che l’invito è arrivato venerdì sera, e Meloni ha accettato senza tentennamenti. Il vertice sarà presieduto congiuntamente dal presidente egiziano Abdel-Fattah al-Sisi e da quello statunitense Donald Trump. L’obiettivo dichiarato è quello di blindare la tregua tra Israele ed Hamas sotto il profilo internazionale. Giorgia Meloni è comunque uno dei pochi leader europei coinvolti. A rappresentare il vecchio continente ci saranno infatti, oltre all’Italia, anche Francia, Spagna, Germania, Regno Unito, Grecia e Unione europea.
La partecipazione al vertice conferma sostanzialmente il fatto che l’Italia viene vista come un punto di riferimento credibile ed affidabile dagli organismi internazionali. La spinta è stata data quasi certamente dal presidente statunitense Trump, con cui Meloni ha ottimi rapporti ancor prima del suo ritorno ufficiale alla Casa bianca all’inizio di quest’anno. L’Italia, inoltre, è vista come un Paese alleato da Israele. Ed anche le autorità palestinesi hanno sempre elogiato il modo in cui il governo è riuscito ad aiutare la popolazione assediata.
Il tutto mentre alcune dichiarazioni della stessa premier Meloni hanno infiammato il dibattito politico interno. “La sinistra non è riuscita a votare la mozione sul piano Trump in Parlamento – ha detto la presidente nelle scorse ore – mentre ha detto di sì anche Hamas. Per cui la sinistra italiana è più fondamentalista anche di Hamas. Sono più estremisti degli estremisti, prigionieri di un radicalismo ideologico”. La segretaria del Partito democratico ha quindi invitato Meloni ad abbassare i toni, mentre per Nicola Fratoianni di Avs la premier “ha veramente superato il limite”.
Intanto a Gaza City decine di migliaia di palestinesi sfollati stanno tornando nei quartieri mentre è già n atto il cessate il fuoco tra Israele e Hamas. I 48 ostaggi ancora saranno liberati lunedì. Si ritiene che circa 20 persone siano ancora in vita. Circa 200 soldati statunitensi sono arrivati in Israele per monitorare il cessate il fuoco con Hamas. Allestiranno un centro per facilitare il flusso di aiuti umanitari, e forniranno assistenza logistica e di sicurezza.
Hamas e Israele condivideranno le informazioni attraverso un meccanismo supportato da mediatori e dal Comitato internazionale della Croce Rossa. Israele libererà circa 250 palestinesi che stanno scontando pene detentive, nonché circa 1.700 persone fermate a Gaza negli ultimi due anni e trattenute senza accusa. Circa 170mila tonnellate di aiuti alimentari sono state posizionate nei Paesi limitrofi in attesa del via libera israeliano. Rimangono dubbi su chi governerà Gaza dopo il graduale ritiro delle truppe di Tel Aviv. E se Hamas si disarmerà, come richiesto dall’accordo di cessate il fuoco.
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Il piano di Trump prevede che Israele mantenga una presenza militare a tempo indeterminato all’interno di Gaza, lungo il confine con Israele. Una forza internazionale, composta in gran parte da truppe provenienti da Paesi arabi e musulmani, sarà responsabile della sicurezza all’interno di Gaza. La guerra è iniziata quando i militanti guidati da Hamas hanno fatto irruzione in Israele il 7 ottobre 2023, uccidendo circa 1.200 persone e prendendone in ostaggio circa 250. Nella successiva offensiva israeliana, oltre 67mila palestinesi sono stati uccisi a Gaza.