Massacro di Paupisi, Salvatore ha ucciso Elisa perché “autoritaria”. L’esperto: “In Italia non funziona più la retribuzione della pena”

L’Italia intera è scioccata dalla strage di Paupisi, dove Salvatore Ocone ha ucciso sua moglie Elisa, suo figlio Cosimo e ridotto in fin di vita la figlia Antonia. Il parere dell’esperto.

Persiste talvolta l’idea che ammettere problemi equivalga a esporre tutti alla vergogna sociale. Ciò porta a nascondere conflitti e situazioni di violenza, che invece andrebbero dichiarate e denunciate per permettere interventi rapidi”.

Elisa e Salvatore, sullo sfondo la scena del crimine
Massacro di Paupisi, Salvatore ha ucciso Elisa perché “autoritaria”. L’esperto: “In Italia non funziona più la retribuzione della pena” (ANSA FOTO) – Notizie.com

A parlare, in esclusiva per Notizie.com, è Michele Miccoli, avvocato penalista dell’Aicis, l’Associazione italiana criminologi per l’investigazione e la sicurezza. Il caso è quello del massacro di Paupisi, la cittadina non lontana da Benevento di poco più di 1400 abitanti dove ieri Salvatore Ocone, 58enne reo confesso, ha ucciso la moglie Elisa Polcino di 49 anni e il figlio Cosimo di 15 e ridotto in fin di vita la figlia Antonia.

Ocone, dopo una fuga di dodici ore, è stato individuato dai carabinieri in elicottero nelle campagne che circondano Campobasso, a una settantina di chilometri da Paupisi. In auto, dopo aver bloccato l’uomo, i militari hanno rinvenuto il corpo senza vita del ragazzo e la giovane agonizzante. Il 58enne avrebbe agito con una pietra, accanendosi prima sulla moglie e poi sui figli. Gli inquirenti hanno confermato che Ocone era stato curato per una psicosi cronica e nel 2011 era stato sottoposto ad un Tso. Poi, una presunta depressione.

Strage di Paupisi, Miccoli a Notizie.com: “Non funziona più l’articolo 27 della Costituzione”

A non funzionare è stata la rete di prevenzione?Quello che non funziona più in Italia è l’articolo 27 della Costituzione, nella sua ratio originaria, cioè il principio di retribuzione della pena. – ci ha spiegato l’esperto – Questo principio oggi non funziona più. Sono state inserite mille norme, anche con la riforma Cartabia sulla giustizia riparativa, ma la giustizia retributiva, che garantisce la funzione principale della pena, è stata di fatto svuotata. Oggi la gente ha interesse a dichiarare di essere tossicodipendente, affetta da patologie o impegnata in percorsi alternativi, così da essere inserita in programmi di recupero e avvalersi di misure esterne rispetto al diritto dell’esecuzione della pena. Questo indebolisce il sistema”.

Elisa sarebbe stata uccisa alle prime ore del giorno, poco prima dell’alba. Sarebbe avvenuta una lite, poi i colpi alla testa. L’allarme è stato dato dalla suocera che non ha visto la donna accompagnare i figli a scuola come ogni mattina. La coppia avrebbe celebrato il 19 ottobre prossimo i 25 anni di matrimonio. I parenti hanno descritto Salvatore come “una persona molto tranquilla”, e liti “come in tutte le famiglie”. Lui, invece, ad investigatori ed inquirenti ha confessato: “L’ho uccisa perché era aggressiva e autoritaria”. Quanto è frequente in casi come quello di Paupisi la discrasia tra percezione sociale e realtà privata?

La scena del crimine di Paupisi
Strage di Paupisi, Miccoli a Notizie.com: “Non funziona più l’articolo 27 della Costituzione” (ANSA FOTO) – Notizie.com

È piuttosto frequente. – ci ha confermato Miccoli – Denunciare un marito, o un familiare, sconta ancora un forte retaggio culturale: nelle famiglie, soprattutto di ceto basso ma non solo, persiste l’idea che ammettere problemi equivalga a esporre tutti alla vergogna sociale. ‘Nella mia famiglia va tutto bene’ è la formula che ancora molti si ripetono. Questo porta a nascondere conflitti e situazioni di violenza, che invece andrebbero dichiarate e denunciate per permettere interventi rapidi e, se possibile, preventivi”.

Antonia di 16 anni è al momento in coma farmacologico in provincia d’Isernia, all’ospedale Neuromed di Pozzilli, dov’è stata trasportata e operata d’urgenza. L’ha raggiunta oggi anche Mario di 23 anni, il fratello maggiore scampato alla strage, che era fuori per lavoro a Rimini. L’intera cittadina è in preghiera per la ragazza. “La nostra comunità è sconvolta – ha detto il sindaco di Paupisi Salvatore Coletta – il nostro è un paese tranquillo, qui non è mai successo nulla del genere. Alla festa in paese c’erano anche Elisa e Salvatore ed erano tranquilli”. Un conoscente ha raccontato che “un giorno” Salvatore “si spogliò davanti alla chiesa fini sotto cura. Quando aveva le crisi amava rifugiarsi in chiesa”.

“È un meccanismo sociologico chiaro: il timore di essere giudicati”

Il contesto da piccolo centro ha pesato in questa vicenda? “Sicuramente sì. – ha dichiarato l’avvocato penalista – Nei piccoli centri il peso sociale e culturale è molto forte: spesso si evita di denunciare proprio per paura delle conseguenze sulla reputazione personale e familiare. È un meccanismo sociologico chiaro: il timore di essere giudicati prevale sulla necessità di far emergere la verità”.

Il procuratore di Benevento Gianfranco Scarfò e gli investigatori questa mattina hanno detto che Ocone verrà sottoposto ad un’indagine anche per comprendere la sua capacità di intendere o di volere. C’è insomma una diagnosi di psicosi cronica ma nessun altro elemento di segnalazione, né precedenti penali. Come si configura la strage? È il gesto di un uomo lucido ma disperato o di una mente in piena rottura con la realtà?

Non è semplice dare una definizione netta. – ha concluso Miccoli – Senza conoscere a fondo la persona e senza un quadro clinico completo, è difficile esprimere un giudizio. Spesso c’è una componente di disperazione, ma altre volte subentra una rabbia incontrollata che sfocia in veri e propri crimini. Sono dinamiche che si intrecciano e che rendono complesso distinguere la lucidità dalla rottura con la realtà”.

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