L’azienda della moda di lusso italiana Brunello Cucinelli è al centro di una bufera mediatica e finanziaria: un team di analisti ha accusato la società di fare affari in Russia.
“Nonostante le dichiarazioni circa la chiusura dei negozi, abbiamo inviato clienti in incognito a Mosca ad agosto e settembre 2025. Hanno confermato che i negozi sono aperti e vendono beni di lusso per diverse migliaia di euro”.
È solamente uno dei passaggi del durissimo dossier confezionato in queste ore da Morpheus Research, il team di analisti finanziari che ha messo nel mirino l’azienda di moda italiana del lusso Brunello Cucinelli. La società è immediatamente sprofondata in Borsa (-4,95%), tanto che le negoziazioni sono state sospese. La casa di moda ha poi confermato “con fermezza il pieno rispetto delle regole comunitarie in merito all’attività nel mercato russo“.
La società umbra fondata nel 1978 dall’omonimo presidente Brunello Cucinelli ha fatto sapere anche di stare valutando azioni legali contro gli analisti che hanno diffuso il rapporto “a tutela della sua reputazione e degli interessi di tutti i suoi stakeholder”. Stando a quanto si legge sul loro portale, Morpheus Research è stata fondata nel 2025 da un team di analisti finanziari. Sono impegnati a denunciare frodi e comportamenti illeciti aziendali nei mercati finanziari. In passato hanno pubblicato indagini su Solaris, Backblaze, Mercurity Fintech.
Cucinelli, le accuse sulle vendite in Russia e il caso della modella
Nel lunghissimo rapporto su Brunello Cucinelli, è stata sottolineata la filosofia che guiderebbe l’azienda, il “capitalismo umanistico”. E sono riportate alcune dichiarazioni pubbliche del presidente risalenti al 2021, che descriveva il mercato russo “estremamente importante” fatto di “clienti meravigliosi”. Secondo gli analisti Cucinelli gestirebbe 130 negozi e 51 punti vendita nel mondo. Le accuse, però, riguardano in particolare la Russia, e sono state anticipate qualche giorno fa da un reportage del Financial Times.
L’azienda ha affermato che, a seguito delle sanzioni dell’Unione europea sul lusso scattate dopo l’invasione dell’Ucraina del 2022, i negozi russi erano stati chiusi. “Abbiamo scoperto – si legge nel dossier – che Cucinelli continua a gestire diversi negozi a Mosca con un’ampia offerta di articoli a prezzi che superano le migliaia di euro. Nell’agosto 2024, una modella russa ha caricato un video su Instagram. Affermava che il negozio Cucinelli di Mosca era aperto e rifornito con l’ultima collezione”.
Il post aveva scatenato un’indagine del Daily Mail. Morpheus Research ha quindi inviato clienti in incognito in alcuni dei negozi di Mosca ad agosto e settembre 2025. I quali hanno confermato che i negozi sono aperti e vendono beni di lusso per diverse migliaia di euro. “In particolare – si legge – le etichette su molti di questi capi rivelano che erano stati prodotti in Italia nel 2024 o nel 2025, anni dopo l’imposizione delle sanzioni Ue sul lusso. I nostri acquirenti hanno effettuato più acquisti e le ricevute di vendita sono state emesse dalla filiale russa di Cucinelli”.
Inoltre i prodotti italiani sarebbero venduti in negozi di lusso come Tsum, punti controllati dal conglomerato russo Mercury Group. Accuse gravissime, che comprendono anche “registri pubblicamente accessibili”. Registri che “rivelano che oscuri intermediari in Paesi come Lituania, Iran e Cina hanno esportato circa 60 tonnellate di prodotti Cucinelli in Russia da quando sono state imposte le sanzioni“.
La replica dell’azienda umbra: “Agiamo nel pieno rispetto delle regole comunitarie”
L’azienda italiana, come già accennato, ha replicato con una nota. “All’inizio del conflitto, abbiamo scelto di mantenere inalterata la nostra struttura locale – hanno fatto sapere – continuando a garantire salari pieni ai dipendenti e venditori e onorare i contratti di affitto, come sempre fatto in ogni parte del mondo anche in situazioni straordinarie“. Il personale offre, su richiesta dei clienti finali, “un servizio di assistenza all’interno del nostro showroom. Il prodotto utilizzato è quello regolarmente spedito in Russia entro i limiti stabiliti dall’Unione europea e la parte residuale dell’inventario consegnato prima dell’introduzione delle sanzioni. In questo modo siamo in grado di generare localmente le risorse necessarie per sostenere stipendi e affitti“.
La Brunello Cucinelli ha parlato anche degli “spazi dedicati al marchio all’interno di più ampie strutture multi-brand” che “rimangono operativi. Con i partner wholesale agiamo nel pieno rispetto delle regole comunitarie fornendo loro solo la parte di collezione consentita entro i limiti di valore fissati. Le verifiche effettuate dall’Agenzia delle Dogane Italiane hanno accertato il pieno rispetto delle procedure. Così come non sono state rilevate segnalazioni da autorità doganali straniere che potessero prefigurare triangolazioni commerciali“.
Infine, l’incidenza del mercato russo sul fatturato che “si è ridotta di oltre due terzi rispetto al 2021 risultando oggi intorno al 2%, il valore delle esportazioni verso la nostra filiale russa è passato dai 16 milioni di euro del 2021 ai 5 milioni euro del 2024. Dati questi disponibili ogni anno nel nostro bilancio. Crediamo che questi valori possano risultare esaustivi nel dimensionare correttamente questo argomento e nell’escludere anche qualsiasi ipotesi su un utilizzo del mercato russo per la riduzione del magazzino e lo smaltimento delle rimanenze“.