Cos’è Leviathan e come Israele starebbe usando il gas come arma diplomatica

“Il paradosso è che si costruisce capacità per garantire continuità. Ma la stessa mano che firma i contratti può girare la valvola per mandare un messaggio politico”.

A parlare, in esclusiva per Notizie.com, è Marco Lupo, amministratore e direttore commerciale di Utilities dimension, delegato Assium Emilia Romagna ed esperto nei settori dell’energia elettrica e del gas naturale.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, sullo sfondo l'impianto Leviathan
Cos’è Leviathan e come Israele starebbe usando il gas come arma diplomatica (ANSA FOTO) – Notizie.com

Il caso è l’accordo sottoscritto dal giacimento israeliano offshore Leviathan. Quest’ultimo ha firmato il più grande accordo di esportazione di gas di sempre nello Stato ebraico per la vendita di 130 miliardi di metri cubi all’Egitto per 35 miliardi di dollari. L’accordo riguarda il 22 per cento dell’intero giacimento di gas Leviathan e il 13 per cento di tutte le riserve di gas naturale di Israele.

Per nostra fortuna – ci ha spiegato Lupo – devo dire che le implicazioni sono circoscritte a quell’area. Meritano attenzione perché offrono un quadro chiaro di come si muovono gli asset strategici e le alleanze. In un contesto di competizione, diversificazione e instabilità, osservare scenari vicini è utile per tracciare giudizi fondati sul quadro generale. Dobbiamo intendere che la manovra israeliana sul gas non risponde solo a logiche commerciali”.

Leviathan, così l’Egitto ottiene gas a basso costo

Secondo l’esperto in un momento in cui la produzione interna di gas in Egitto è crollata, Israele trova un’occasione per rafforzare i legami con un vicino in posizione strategica. E confinante con un’area, quella di Gaza, che Tel Aviv mira a controllare militarmente.

L’accordo crea una dipendenza bilaterale. Da un lato l’Egitto ottiene gas a basso costo grazie alla breve distanza e alla connessione diretta via pipeline dei gasdotti Emg – El-Arish – Ashkelon e futuro Nitzana. Dall’altro Israele accede a infrastrutture di liquefazione fondamentali per valorizzare l’eccesso di produzione di Leviathan da esportare. Non sarebbe un semplice contratto di fornitura. Bensì un tassello di un disegno che intreccia energia e geopolitica.

L'impianto israeliano Leviathan
Leviathan, così l’Egitto ottiene gas a basso costo (ANSA FOTO) – Notizie.com

Dal punto di vista infrastrutturale e logistico, – ha continuato l’amministratore – l’espansione della capacità produttiva e di trasporto con i nuovi gasdotti potrà incidere in positivo sulla sicurezza e la continuità delle forniture di Egitto e Giordania. Ma non possiamo ignorare che parliamo di un’area dove i colpi di scena geopolitici sono la regola”.

Ad oggi, le strategie militari israeliane portano grande instabilità, innescando o aggravando tensioni anche con attori regionali come Iran e Siria. Come dimostrano i raid e gli scontri avvenuti anche durante l’estate, che tra l’altro hanno messo a repentaglio anche le forniture europee, nonché mondiali di gas e petrolio. L’incremento previsto, da 4,5 a 6,5 bcm annui dal 2026 e poi fino a 12 bcm dal 2029 con il gasdotto via Nitzana, renderà più stabile il flusso verso l’Egitto. Il Paese oggi è legato al solo Emg (El-Arish–Ashkelon), vulnerabile sia a guasti tecnici sia a interruzioni politiche. Ma la stabilità non dipende solo dai tubi. Dipende anche da chi li controlla.

Lupo in esclusiva per Notizie.com: “La stessa mano che firma i contratti può girare la valvola per mandare un messaggio politico”

Israele non esita a usare l’energia come strumento di pressione politica. – ha sottolineato Marco Lupo – Ciò è dimostrato dalla chiusura temporanea di Leviathan in risposta a tensioni con l’Iran o la gestione di Karish tra schermaglie con Hezbollah. Il paradosso è che si costruisce capacità per garantire continuità. Ma la stessa mano che firma i contratti può girare la valvola per mandare un messaggio politico. In una Mezzaluna Fertile dove la politica estera israeliana è indissolubilmente legata alla sua espansione territoriale, la sicurezza energetica resta in balia di forze che nessun gasdotto può neutralizzare”.

Per Lupo il gas proveniente dal giacimento off-shore israeliano non sarebbe una risorsa utile al fabbisogno europeo. In prospettiva fino al 2040, le esportazioni verso l’Egitto potranno al massimo tradursi in 12 bcm l’anno destinati all’Europa, pari a circa il 3% del consumo dell’Unione.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu guarda l'impianto Leviathan
Lupo in esclusiva per Notizie.com: “La stessa mano che firma i contratti può girare la valvola per mandare un messaggio politico” (ANSA FOTO) – Notizie.com

Israele – ha concluso il delegato Assium Emilia Romagna – ha più volte usato il gas come leva politica. Dalla chiusura temporanea di Leviathan dopo le tensioni con l’Iran, agli stop a Karish durante le schermaglie con Hezbollah. Accordi come quelli con Egitto e Giordania creano dipendenze bilaterali che frenano la loro libertà di opposizione politica. Mentre piattaforme come il Forum del Gas del Mediterraneo Orientale consentono a Israele di rafforzare la propria immagine internazionale anche nel pieno di operazioni militari.

È vero che questo gas arriverebbe a costi inferiori rispetto al Gnl statunitense. Ma resta un piccolo sconto ottenuto al prezzo di una dipendenza politicamente rischiosa. Un compromesso che non rafforza la nostra sicurezza, ma il potere contrattuale di chi, in questa regione, fa del gas anche un’arma diplomatica”.

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