Intossicazione botulinica: si può prevenire? Quali sono i sintomi? Cosa fare in caso di dubbi su un cibo contaminato? La nostra intervista a Carlo Alessandro Locatelli, past president della Società Italiana di Tossicologia Sitox e direttore del Centro Antiveleni Ircss Maugeri di Pavia.
È allarme botulino dopo i tre morti in Calabria e in Sardegna. Dodici persone sono ancora ricoverate all’ospedale di Cosenza, nove in rianimazione e tre nei reparti. Questi ultimi in condizioni meno gravi. In Calabria è morto un uomo originario del Napoletano e c’è il sospetto di un secondo decesso, quella di una quarantacinquenne originaria del Cosentino, la cui salma sarà riesumata nei prossimi giorni.
Tutti avrebbero mangiato un panino con salsiccia e cime di rapa acquistato allo stesso track food a Diamante. Il furgone è sotto sequestro e la Procura di Paola ha aperto un’inchiesta che vede indagate a vario titolo tre persone per omicidio colposo, lesioni personali colpose e commercio di sostanze alimentari nocive. Tra loro c’è il venditore ambulante.
L’altra vittima è quella di Cagliari: una trentottenne ricoverata dopo aver mangiato della salsa guacamole durante la Festa Latina a Monserrato. Il Ministero della Salute ha avviato due protocolli sanitari e anche i Nas si stanno muovendo.
“Il sistema di intervento ha reagito prontamente, garantendo ai pazienti l’accesso tempestivo ai trattamenti antidotici salvavita”. Lo ha dichiarato Maria Rosaria Campitiello, capo del Dipartimento della Prevenzione, della Ricerca e delle Emergenze Sanitarie, come si legge in una nota del Ministero della Salute. “La rapidità dell’intervento è stata resa possibile grazie alla rete capillare della Scorta Strategica Nazionale Antidoti e Farmaci (SNAF, ndr.) e alla collaborazione sinergica di tutti gli enti coinvolti”.
Tra le istituzioni coinvolte c’è l’Istituto Superiore di Sanità, che in questi casi svolge un ruolo centrale sia per la conferma diagnostica sui pazienti, sia per l’analisi degli alimenti sospetti. E c’è anche il Centro Antiveleni Maugeri di Pavia, punto di riferimento del Ministero della Salute, che ha il compito di gestire i casi di intossicazione botulinica, per poter utilizzare l’antidoto specifico stoccato nella SNAF.
Intossicazione botulinica: qual è il ruolo del Centro Antiveleni Ircss Maugeri di Pavia
Per questo abbiamo intervistato il direttore del Centro Carlo Alessandro Locatelli, che è anche past president della Società Italia di Tossicologia Sitox. “Il nostro compito – ci ha spiegato – è aiutare i colleghi che ci chiamano da tutta l’Italia, da Lampedusa a Livigno, a fare una diagnosi corretta, le diagnosi differenziali, stabilire il tipo di trattamento antidotico, quando va fatto e dove inviarlo. Gli antidoti vengono inviati dai depositi della SNAF del Ministero della Salute, dove sono conservate le antidiossine botuliniche proprio per queste evenienze. Questi depositi si trovano su tutto il territorio nazionale in modo che gli antidoti possano essere resi rapidamente disponibili quando servono”.
Questa è una prassi che viene eseguita sempre, in ogni caso di intossicazione botulinica?
“Se non si ricorre al Centro Antiveleni Maugeri di Pavia, non si dispone dell’antidoto. Quindi tutti i medici d’Italia sanno che, per ogni caso di intossicazione botulinica, è necessario contattarci per concordare e collaborare per la diagnosi e su cosa va messo in atto per il paziente. Non è come un’overdose di eroina, che in pochi secondi causa l’insufficienza respiratoria e la morte. Stiamo parlando di una malattia neurologica, che può portare al decesso nell’arco di due o tre giorni. Quindi c’è tempo di agire rapidamente e per fare tutti gli accertamenti necessari. Nei casi gravi si decide di far arrivare e utilizzare rapidamente l’antidoto”.
Direttore, ci sono casi precedenti gravi come quelli di Sardegna e Calabria?
“Assolutamente sì. Adesso abbiamo avuto questi due cluster di circa dodici pazienti in Sardegna e quindici in Calabria per due tipologie di alimenti e filiera alimentare diversa. Ma, ad esempio, nel 2020 in pieno Covid abbiamo avuto l’esposizione di quasi duecento persone in una mensa in Sicilia e una quarantina di persone intossicate. Ogni tanto questi eventi capitano”.
Cos’è l’intossicazione da botulino?
“La tossina botulinica è il veleno più potente al mondo. Si sviluppa in condizioni di mancanza di ossigeno, quindi in conserve sottovuoto. Questa tossina è invisibile, non ha sapore, non ha odore, non cambia il colore o l’aspetto dell’alimento. Quindi non è evidenziabile in nessun modo. Si trova specialmente nelle conserve fatte in casa. Più raramente nei prodotti industriali che vengono sottoposti a processi di produzione diversi, ad esempio si fanno cuocere a più di 120 gradi. Nelle conserve fatte in casa sott’acqua o sott’olio, come le melanzane, i funghi o le olive, si può sviluppare carenza di ossigeno, quindi la tossina botulinica. Aprendo il barattolo non ci si accorge di nulla, il prodotto viene mangiato e dopo qualche giorno iniziano i primi sintomi, quando la tossina viene assorbita in modo sufficiente”.
Quali sono i sintomi?
“Dopo un giorno o due, vomito e diarrea. Ma questi non sono tipici del botulismo. Ci si allarma dinanzi alla presenza di paralisi discendente, cioè quando non si riesce più a vedere bene, ad aprire gli occhi, le palpebre restano abbassate e si hanno difficoltà a parlare bene a causa della bocca asciutta. La disfagia crea difficoltà a deglutire. In questi casi c’è un’evidenza forte e chiara di una possibile intossicazione botulinica. A questo punto si fanno esami specifici strumentali e di laboratorio, dopodiché si decide se procedere con l’antidoto”.
Si può prevenire l’intossicazione da botulino?
“Non ci sono certezze per evitare la formazione di tossina botulinica. Qualche accorgimento può essere mantenere l’alimento pulito, togliere la polvere, ma non esiste la certezza matematica. Oltre alla pulizia, un’altra buona regola riguarda la cottura e la preparazione delle conserve, che va fatta secondi criteri stabiliti dagli esperti di produzione alimentare, che contribuiscono a diminuire la possibilità di avere intossicazione botulinica e la formazione di tossina. Ci sono linee guida per la preparazione delle conserve, che abbiamo predisposto con il Ministero della Salute e con l’Istituto superiore di sanità. Sono scaricabili anche dal nostro sito www-cavpavia.it“.
Quali sono gli alimenti più a rischio?
“Sono le conserve fatte in casa sottovuoto, in olio o in acqua, specie le verdure a bassa acidità. Ad esempio le melanzane, i funghi, le olive e i peperoni, ma anche altri. Non sono a rischio invece, gli alimenti freschi, gelati, surgelati, le conserve acidificate, le marmellate, le confetture e i cibi in salamoia (contenenti almeno il 10% di sale”. Nel pomodoro non si sviluppa tossina botulinica perché la conserva è acida. In letteratura abbiamo casi in cui si è formata in condizioni particolari, ad esempio in un prosciutto, in un formaggio, ma sono rari”.
Nei casi meno gravi, quali sono le cure disponibili?
“Con l’antidoto si trattano solo i casi di intossicazione grave, perché si tratta di un farmaco molto particolare – frazioni di anticorpi – e con potenziali rischi. I casi lievi invece, li teniamo in strettissima osservazione ogni ora, controllando i sintomi. Quando si presenta un’evoluzione clinica, cioè quando la tossina continua a fissarsi sui neuroni, il trattamento antidotico viene somministrato. L’antidoto agisce solo sulla tossina circolante”.
Cosa fare in caso di dubbi di alimenti contaminati?
Come fa un paziente a capire che è necessario andare in ospedale?
“È difficile che un paziente si accorga da solo di avere un’intossicazione botulinica. Se si rivolge al medico nella prima fase, cioè quando accusa nausea, vomito e diarrea, si tratta di sintomi aspecifici, che non consentono di fare diagnosi, perché collegabili a tanti problemi alimentari o a un’influenza. La seconda fase è più caratteristica: la paralisi discendente che parte dagli occhi e che scende alla bocca. In questo caso il paziente dal medico o al pronto soccorso”.
Sulla base della sua esperienza questi cluster che si sono sviluppati in Calabria e in Sardegna hanno qualcosa di anomalo?
“No, sono cluster classici di intossicazione botulinica, per i quali abbiamo deciso subito di somministrare l’antidoto nei pazienti di una certa gravità e abbiamo proceduto con gli esami di laboratorio. Per i risultati analitici bisognerà attendere”.