Domani, venerdì 8 agosto, in Europa entrerà in vigore il Media freedom act (Emfa) a tutela della libertà di stampa nel vecchio continente. Ma l’Italia ha diversi problemi da risolvere.
“Con il Media freedom act (Emfa), l’Europa ha fissato un nuovo standard per la tutela della libertà di stampa e del lavoro giornalistico. Si tratta di un grande risultato. Ma avrà senso solo se lo rispettiamo. Osservo con preoccupazione il declino della libertà di stampa in diverse parti d’Europa e invito tutti gli Stati membri ad attuarlo con rigore”. A dirlo è stata la presidente della Commissione per la cultura e l’istruzione del Parlamento europeo, Nela Riehl (Verdi).
Le disposizioni principali dell’Emfa entreranno in vigore domani 8 agosto 2025, dopo che il regolamento ha visto l’attuazione in varie tappe. L’Italia ha però un grosso problema con l’European media freedom act, rappresentato principalmente dalla Rai. L’attuale governance della tv pubblica è in aperto contrasto con le nuove normative. L’Emfa, infatti, richiede media indipendenti, trasparenti processi di nomina, autonomia editoriale e indipendenza dai governi.
Al momento, però, i vertici Rai sono scelti secondo le regole stabilite dalla Legge n. 220 del 28 dicembre 2015. Il cda è composto da sette membri di cui sei vengono designati da Camera, Senato e Consiglio dei Ministri, e uno solamente dall’Assemblea dei dipendenti dell’azienda. Lo stesso attuale amministratore delegato Giampaolo Rossi è stato nominato il 1 ottobre 2024 dal governo, su proposta del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Emfa, “irricevibili” le proposte della maggioranza
“Mentre l’Europa chiede trasparenza nelle nomine, indipendenza dalla politica e risorse garantite su base pluriennale – hanno dichiarato in una nota rappresentanti e parlamentari di opposizione membri della Commissione di Vigilanza Rai – il governo Meloni e la sua maggioranza propongono una riforma che va nella direzione opposta. Accentrando il potere in capo al governo e generando instabilità finanziaria che si traduce in una vera e propria TeleMeloni Tax”.
Secondo le opposizioni, insomma, domani l’Italia potrebbe finire ufficialmente in procedura d’infrazione. L’unica proposta pervenuta dalla maggioranza di governo riguarda la modifica del metodo di nomina del cda Rai. Dopo due tentativi senza maggioranza qualificata, basterebbe una maggioranza semplice. Una proposta “irricevibile” per le opposizioni, in quanto l’azienda pubblica resterebbe comunque controllabile dal governo.
Il giornalista ed europarlamentare Sandro Ruotolo (S&D) fa parte del gruppo di lavoro sull’attuazione dell’Emfa. “Alcuni Paesi stanno provando a cambiare, altri no. E tra questi ultimi c’è l’Italia. – ha detto Ruotolo in esclusiva per Notizie.com – C’è un punto importante nell’Emfa: la politica fuori. Ma secondo la proposta della maggioranza le nomine restano nelle mani della maggioranza. È Giorgia Meloni che non vuole rinunciare al controllo della Rai. Hanno un’idea di governo che molto di destra, e per loro esiste la propaganda e non la libera informazione”.
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Ruotolo, però, ha parlato anche di un altro elemento che renderebbe l’Italia “vulnerabile” agli occhi dell’Europa. Ovvero quello di Graphite, il software-spia di proprietà della società israeliana Paragon Solutions. Nelle mesi scorsi è emerso, infatti, che alcuni giornalisti e rappresentanti di ong e associazioni sarebbero stati spiati proprio attraverso il software della Paragon. Sulla vicenda sono al lavoro le Procure di Palermo, Napoli e Roma.
“Ricordiamoci poi una cosa: l’Emfa riguarda la Rai, ma anche Paragon. – ha concluso Sandro Ruotolo – È un punto per noi centrale, ma non vogliono dire nulla su Paragon. Abbiamo bisogno di chiarezza. La libertà di stampa va protetta. E il fatto che non abbiano voluto affrontare il caso Paragon, la dice lunga. Non è un governo credibile questo”.