Nelle scorse ore il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon (Lega) ha rilasciato un’intervista al quotidiano Repubblica sul tema delle pensioni. Le sue dichiarazioni stanno spaccando la politica e l’opinione pubblica.
Il tema è quello delle pensioni ed il leghista Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, ne ha parlato nel corso di un’intervista al quotidiano Repubblica della possibilità non solo di scongiurare l’aumento dell’età pensionabile, ma anche di stare lavorando per permettere agli italiani di andare in pensione a 64 anni.
“Credo che i 64 anni potranno diventare la vera soglia di libertà pensionistica. – ha detto il sottosegretario – Oggi la possibilità limitata è ai contributivi puri. Valutiamo i costi per estenderla anche a chi è nel sistema misto. Vogliamo rafforzare poi la previdenza complementare, anche permettendo di usare il Tfr girato all’Inps come rendita per alzare le pensioni e uscire a 64 anni”.
Bisogna chiarire che i contributivi puri sono coloro che hanno cominciato a lavorare, e quindi a versare i contributi, dal 1 gennaio 1996 in poi. E che non hanno alcun contributo versato prima di quella data. I contributivi puri accedono alla pensione di vecchiaia a 67 anni con un minimo di 20 anni di contributi, alla pensione di vecchiaia contributiva a 71 anni o alla pensione anticipata contributiva a 64 anni.
Durigon (Lega): “Per me conta la volontà politica”
I contributivi misti sono invece colore che hanno almeno un contributo versato prima del 1 gennaio 1996 ma non hanno maturato 18 anni di contributi entro il 31 dicembre 1995. Il sistema di calcolo è attualmente regolato dalle riforme Dini e Fornero. Da gennaio 2027, inoltre, scatterà l’aumento di tre mesi nei requisiti per andare in pensione
“Si tratta di una valutazione tecnica che sta facendo il Ministero dell’Economia e delle Finanze. – ha continuato Durigon – Per me conta la politica volontà. Bloccare l’aumento dell’età pensionabile. Blocchiamo ora i tre mesi, poi nel 2029 vedremo come intervenire in modo strutturale Abbiamo già un’età molto avanzata per andare in pensione, non serve migliorarla ulteriormente. È una richiesta precisa della Lega, sostenuta dal Ministro Giancarlo Giorgetti. Troveremo le risorse. In un primo momento la Ragioneria parlerà di 200 milioni. Valuteremo”.
L’esponente del governo si è soffermato anche su Opzione Donna, la forma di pensione anticipata riservata alle donne lavoratrici. I requisiti per accedere sono 35 anni d contributi e un’età minima di 61 anni per le dipendenti e 62 anni per le autonome, ridotta rispettivamente a 60 e 59 in casi di figli. Opzione Donna è inoltre riservata a categorie specifiche come lavoratrici licenziate da aziende in crisi, caregiver o invalide civili.
“Opzione Donna – ha spiegato Durigon – ha avuto un calo fisiologico di adesioni, il bacino potenziale si è esaurito. Dobbiamo decidere se rivederla, per agevolare le lavoratrici con maggiore libertà. Le quote non incidono più come prima. Il modello su cui lavorare è l’uscita a 64 anni con 25 anni di contributi, che già abbiamo introdotto e vogliamo rafforzare”.
Dopo le dichiarazioni del sottosegretario, è scoppiata la polemica. Per Franco Mari, capogruppo di Avs nella Commissione Lavoro della Camera, “Durigon intende abbassare le pensioni degli italiani. È quasi l’ora di smettere con la demagogia sul sistema previdenziale”. Arturo Scotto, capogruppo del Partito democratico in commissione Lavoro alla Camera ha detto che “l’abolizione dell’aumento dell’età pensionabile di tre mesi avverrà nel 2029. Ovvero, guarda caso, dopo le elezioni politiche del 2027”.