Con ogni probabilità, se non fosse stato per la passione per il calcio, il nome di Osama Najim Almasri sarebbe rimasto pressoché sconosciuto alle cronache del nostro Paese.
Ma dal giorno in cui è stato arrestato a Torino a gennaio 2025, dove avrebbe dovuto assistere al match tra Juventus e Milan, le vicende di Almasri sono indissolubilmente legate a quelle del nostro governo. E allora non resta che chiederci: dov’è ora il generale libico? E di cosa sono accusati precisamente i Ministri Matteo Piantedosi, Carlo Nordio e il sottosegretario Alfredo Mantovano?
Partiamo dal principio, anche se la vicenda è nota. Il comandante libico Osama Najim Almasri è stato arrestato a Torino. È accusato dalla Corte penale internazionale (Cpi) de L’Aia di crimini contro l’umanità, tra cui torture e stupri commessi ai danni di migranti nel carcere di Mitiga, in Libia. Almasri è poi stato rilasciato per un vizio procedurale emerso nell’ambito degli accertamenti sugli atti condotti dalla Corte d’appello. È stato quindi rimpatriato con un volo di Stato anziché essere consegnato alla Cpi per il processo.
Ne è nato un durissimo scontro tra il governo e l’opposizione politica. Nel frattempo, che fine ha fatto Almasri? Secondo le pochissime fonti disponibili, il generale avrebbe ripreso il ruolo di comandante della polizia giudiziaria e di direttore del centro di detenzione di Mitiga, non lontano da Tripoli. I medesimi ruoli, insomma, che gli sono valse le gravissime accuse mosse dalla giustizia internazionale. Il quadro politico in Libia è comunque altamente instabile.
Almasri, la Libia e lo Statuto di Roma
Almasri starebbe mantenendo il suo ruolo di rilievo nelle autorità carcerarie, nonostante le inchieste. Ma il procuratore capo della Cpi Karim Khan ha formalmente richiesto alla Libia di arrestare e consegnare il generale. Il Paese africano non è firmatario dello Statuto di Roma, ovvero l’atto che ha istituito la Cpi, ma ha comunque riconosciuto la sua giurisdizione fino al 2027. Il governo ha espresso la volontà di consegnare Almasri ed ha un ordine di comparizione formale del generale che al momento non avrebbe avuto seguito.
Dall’altra sponda del Mediterraneo, dopo una denuncia presentata alla Procura della Repubblica di Roma dall’avvocato Luigi Li Gotti, è partito il procedimento presso il Tribunale dei Ministri che ha visto coinvolti la premier Giorgia Meloni, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Meloni è stata esclusa dall’inchiesta, mentre il Tribunale ha chiesto al Parlamento l’autorizzazione procedere nei confronti di Nordio, Piantedosi e Mantovano.
Il guardasigilli è accusato di omissione di atti d’ufficio, per non aver dato corso alle richieste urgenti della Cpi, e di concorso in favoreggiamento personale aggravato per aver mantenuto un atteggiamento attendista, in accordo con li altri rappresentati delle istituzioni coinvolti, dopo la decisione della Corte d’appello di rilasciare Almasri. Anche Piantedosi deve rispondere di concorso in favoreggiamento personale aggravato. Avrebbe concordato l’emissione del decreto di espulsione e usato un volo di Stato per il rimpatrio.
Il titolare del Viminale, inoltre, è accusato di peculato aggravato per l’uso illecito dell’aereo Falcon 900 che ha riportato Almasri a Tripoli. E per appropriazione del carburante per voli dai fini irregolari. Mantovano, infine, è accusato dai giudici di concorso in favoreggiamento personale aggravato per aver supportato il rimpatrio del comandante, e di peculato aggravato per l’impiego illegittimo di risorse statali.
Caso Almasri, la parola al Parlamento
Cosa succede ora? Come già accennato, dovrà essere la Camera dei Deputati, e nello specifico la giunta per le autorizzazioni a decidere, entro 30 giorni, se concedere o meno il via libera al processo. In caso di mancata autorizzazione, Nordio, Piantedosi e Mantovano saranno “protetti” dall’immunità ministeriale. Immunità i cui effetti si riverberano anche sul sottosegretario con delega ai Servizi che esercita quindi funzioni di governo.
Il Tribunale dei Ministri non è altro che una speciale sezione d’indagine del Tribunale ordinario. È stato istituito per giudicare i reati commessi dal premier o dai Ministri nell’esercizio delle loro funzioni. I cosiddetti reati ministeriali sono accertati dai magistrati che ricevono gli atti dalla Procura della Repubblica. Se gli elementi vengono giudicati sussistenti, come nella vicenda Almasri, il Tribunale rimanda i documenti alla Procura che chiede l’autorizzazione a procedere al Parlamento. In caso di via libera il processo si tiene davanti al Tribunale ordinario.