Gli imenotteri sono insetti molto importanti per il nostro ecosistema, i più importanti sono le api. Ma possono diventare anche pericolosi e causare choc anafilattici. I consigli dell’allergologo Lorenzo Cecchi.
L’ultimo caso è quello di un cittadino austriaco di sessantotto anni, morto a Ceriana, in provincia di Imperia, per uno choc anafilattico causato da punture di uno sciame di vespe.
Si stima che da maggio ad agosto 2025, tra le 7 e le 14 persone sono morte di conseguenza alle reazioni allergiche gravi di una puntura di imenottero. Tutti gli anni in Italia, api, vespe e calabroni pungono circa cinque milioni di persone, e le reazioni allergiche, da lievi a gravi, compaiono dall’1 all’8,9% delle “vittime”.
C’è un modo per proteggersi dalle punture di questi insetti, tanto importanti per il mondo ma allo stesso tempo potenzialmente pericolosi? Ne abbiamo parlato con Lorenzo Cecchi, presidente dell’Associazione Allergologi Immunologi Italiani Territoriali e Ospedalieri (AAIITO).
L’esperto ci spiega che il pericolo nel nostro Paese è rappresentato sia dagli imenotteri italiani, come la vespa comune, la vespa terragnola, il calabrone, l’ape e raramente il bombo. Poi ci sono le specie aliene, cioè importate nel nostro ecosistema da altre parti del mondo, come i calabroni molto grossi, la vespa vesulina e orientale e altre.
Chi rischia a causa della puntura delle vespe?
Ai nostri microfoni Cecchi spiega che il rischio più grave è quello corso dalle persone allergiche. Per tutte le altre “l’unica conseguenza è il dolore causato dalla puntura”.
- “È importante specificare che non è detto che chi è allergico agli alimenti o ai farmaci abbia un più alto rischio rispetto agli altri di essere allergico anche agli imenotteri“.

- “Le persone che hanno una reazione ai veleni di questi insetti, hanno avuto già una puntura in passato. Alla prima puntura infatti, non si può essere allergici perché il sistema immunitario non ha mai conosciuto quella sostanza. Dalla seconda volta che si viene punti, il rischio di allergie sale”.
Quando preoccuparsi per la puntura di una vespa?
Come ci spiega Lorenzo Cecchi, esistono due tipi di reazioni: una lieve e l’altra più importante.
- Non bisogna preoccuparsi quando “la reazione locale” sulla zona colpita dagli imenotteri “non supera i 10 centimetri”.
- “Se invece la puntura locale è grossa e si verificano macchie anche su altre parti del corpo, la reazione è sospetta. In questo caso conviene fare accertamenti“.
Cosa fare se la reazione alla puntura della vespa è preoccupante?
- “Per prima cosa, verificare se c’è il pungiglione. L’ape lo lascia e muore, mentre le vespe e i calabroni possono pungere più di una volta. Chi non ha una reazione grave, in questo caso può usare del ghiaccio per alleviare il gonfiore e il dolore. Bisogna sapere però, che più si viene punti, più aumenta il rischio di una reazione allergica”.
- “Se invece una persona è allergica e sa di esserlo, deve prima di tutto avvertire chi è intorno a lei e avere a disposizione l’adrenalina“.
Cosa fare se si è allergici alle punture degli imenotteri?
Le reazioni allergiche alle punture degli imenotteri vanno da quelle meno gravi come l’orticaria, fino allo choc anafilattico. Lorenzo Cecchi però, ricorda che è molto importante che ci sia una diagnosi medica che può essere effettuata “con i test cutanei o sul sangue”. Dopo essersi rivolti a un medico quindi, le opzioni sono due:
- “Tutti quelli che hanno avuto in precedenza una reazione allergica, anche lieve, devono portare sempre con sé l’adrenalina. E intervenire con l’autoiniezione dopo la puntura. Ricordiamo che il rischio reazioni è sempre più grave ogni volta che si viene punti”.
- La seconda opzione è “il vaccino. Si chiama immunoterapia specifica per il veleno degli imenotteri ed è la terapia salvavita, perché protegge in media più del 90% dalle reazioni gravi”. Questo vaccino è specifico: cioè ne esiste uno per la puntura di api, uno specifico per le vespe e così via.
Sfatiamo il mito del cortisone
Le uniche due terapie salvavita contro la puntura degli imenotteri sono l’adrenalina e il vaccino. “Il cortisone e l’antistaminico non hanno alcun effetto sulla sopravvivenza di chi sa di essere allergico”, spiega ancora l’allergologo Lorenzo Cecchi.
Il cortisone è efficace “solo in casi di reazioni lievi. Tutti gli altri devono scegliere tra l’adrenalina e il vaccino”.
Come proteggersi dalle punture di vespe, api e calabroni
L’allergologo Lorenzo Cecchi spiega a Notizie.com che “le api non sono aggressive. Pungono solo se disturbate. E il rischio di essere punti da loro riguarda ad esempio gli apicoltori, che ci lavorano tutti i giorni”.
“Le vespe invece, in generale sono più aggressive e vengono stimolare dal cibo, soprattutto dalle proteine animali. Quindi bisognerebbe evitare di mangiare all’aperto, indossare profumi e vestiti colorati“. Ma aggiunge l’esperto, si tratta di comportamenti che rischierebbero di limitare la quotidianità. Quindi, chi sa di essere allergico, può semplicemente “avere sempre a disposizione la terapia ed eventualmente il vaccino”.
Come riconoscere la puntura di una vespa, di un’ape o di un calabrone
- “L’unica vera distinzione tra le punture è quella tra l’ape e i vespidi (vespe, calabroni, gialloni, serragnola). L’ape infatti, lascia il pungiglione, si eviscera e muore. Quest’ultimo resta attaccato con un pezzo di intestino”.
- “Le punture dei vespidi non sono più o meno gravi. Per chi è allergico, la reazione è la stessa e può essere grave. Come emerge dalle analisi epidemiologiche, quelle più rischiose riguardano il capo“.