Donald Trump ha firmato l’ordine esecutivo: i dazi Usa imposti a decine di Paesi entreranno in vigore a partire dal 7 agosto.
È bene dire che non si tratta di un rinvio o di un passo indietro del capo della Casa Bianca, la data ufficiale infatti, è sempre stata il primo agosto. Ma questi sette giorni serviranno a permettere alle dogane di adeguarsi.
Tra i colpiti non c’è solo l’Europa, il tycoon ha infatti imposto dazi compresi tra il 10 e il 41% ad almeno 69 Paesi. Fino al 7 agosto le tariffe resteranno ai livelli attuali e le percentuali sulle merci spedite via nave non saranno modificate prima del 5 ottobre.
Donald Trump ha firmato l’ordine esecutivo che di fatto formalizza gli annunci degli ultimi mesi rivolti a India, Brasile, Unione Europea, Regno Unito, Giappone e Corea del Sud, mentre i negoziati sono ancora in corso con diversi Paesi. Colpita anche la Siria. Nel caso del Messico ad esempio, nei 90 giorni previsti per raggiungere un accordo congiunto, i dazi resteranno al 25%. Quelli canadesi sono aumentati dal 25 al 35% e quelli brasiliani al 50%.
La magistratura Usa al lavoro sui dazi
La firma arriva in un momento delicato anche dal punto di vista giudiziario, dal momento che una Corte d’Appello federale sta esaminando se Trump ha l’autorità per imporre queste sanzioni commerciali. L’ipotesi è che il presidente della Casa Bianca abbia abusato dei suoi poteri, imponendo i dazi senza l’approvazione del Congresso.
Come si sa, le tariffe imposte all’Unione Europea vanno dal 10 al 15% e riguardano merci che fino a qualche tempo fa potevano essere commercializzate liberamente. L’Europa ha anche ottenuto l’esenzione per determinate merci chiave.
I prodotti più colpiti sono vino, gli alimentari, il settore farmaceutico, i macchinari e le auto di lusso. La notizia di questa percentuale ha tranquillizzato i mercati e le imprese, ma si stimano comunque ripercussioni economiche negative nel prossimo anno. Vediamo le ripercussioni in Italia.
Le conseguenze dei dazi in Italia
Per quanto riguarda il settore del vino e delle bevande alcoliche, attualmente le esportazioni italiane valgono circa 2 miliardi di euro. E la perdita stimata nel primo anno è di circa 317 milioni.
La mozzarella di bufala e il parmigiano reggiano invece, potrebbero arrivare ad aumentare il prezzo fino al 35%. L’olio extravergine di oliva (l’Italia ne esporta circa 100mila tonnellate per un valore di quasi 1 miliardo), i dazi potrebbero gravare circa il 20%.
Gli altri prodotti colpiti saranno i salumi (prosciutto, salami, insaccatiI, pasta, riso e prodotti agricoli (si stimano perdite tra i 170 e i 240 milioni di euro). A risentire delle tariffe saranno anche il settore della moda e della meccanica.
Nel primo caso il rischio è compromettere la competitività del Made in Italy, nel secondo caso le perdite previste stimate arrivano fino a 20 miliardi e circa 120mila posti a rischio. L’Italia ha già chiesto all’Europa di intervenire con misure economiche a favore degli imprenditori.
LE CONSEGUENZE DEI DAZI SULLA PASTA
L’Europa ha rinviato le contromisure al 7 agosto per poter continuare i negoziati e arrivare a un accordo condiviso con la Casa Bianca. Donald Trump, in un’intervista alla Nbc, si è detto ancora disponibile a trattare: “Non significa che qualcuno non possa arrivare in quattro settimane a dire che possiamo fare un accordo”.