Aggressioni in corsia, i medici scrivono a Piantedosi: “Servono forze dell’ordine nei reparti psichiatrici”

Il medici scrivono al ministro Piantedosi: “Basta aggressioni in corsia, servono più tutele e forze dell’ordine nei reparti psichiatrici”.

Quello della psichiatra dell’Ospedale Amedeo di Savoia di Torino è solo l’ultimo caso di una lista sempre più lunga di aggressioni ai danni dei medici nelle strutture sanitarie.

Medici in ospedale durante un turno
Aggressioni in corsia, i medici scrivono a Piantedosi: “Servono forze dell’ordine nei reparti psichiatrici” – notizie.com

Il 10 luglio scorso una dottoressa in servizio al Servizio Psichiatrico di Diagnosi (SPDC) è rimasta vittima dell’aggressione verbale e fisica di un paziente. Il caso è arrivato fino al Viminale, dopo che i medici del sindacato Anaao-Assomed hanno inviato una lettera al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

Stando alla ricostruzione dei sanitari, di fronte a un rischio evidente per l’incolumità degli operatori sanitari e dei pazienti, è stato richiesto prima l’intervento della vigilanza interna, poi delle forze dell’ordine. All’arrivo di queste ultime però arrivo però, come si legge nella lettera, “è emerso un dato sconcertante: la polizia si è rifiutata di accedere al reparto ed è stato dichiarato che i pazienti ricoverati in SPDC, in quanto affetti da disagio psichico, anche se aggressivi, devono essere gestiti dal personale sanitario”.

I medici sono riusciti a calmare il paziente. Ma: “Per questa volta non c’è scappato né il morto né il ferito. Aspettiamo la prossima?”, si domandano.

Di Silverio (Anaao Assomed) a Notizie.com: “Da Piantedosi ancora nessuna risposta, c’è bisogno di una legge”

Il sindacato ha chiesto un incontro con Piantedosi: “Ad oggi ancora non abbiamo ricevuto risposta”, dice Pierino Di Silverio, segretario di Anaao Assomed, contattato da Notizie.com. “Ci auguriamo che il ministro ci riceva perché c’è bisogno di un intervento legislativo urgente. Abbiamo bisogno anche delle forze dell’ordine per sentirci più tutelati, e che soprattutto, possano intervenire”.

Nei reparti psichiatrici negli ultimi anni è cambiata la natura dei pazienti. Sempre più spesso vengono accolte persone sottoposte a misure di sicurezza che attendono il trasferimento negli istituti penitenziari, pazienti che abusano di sostanze e che in fase di astinenza possono diventare aggressivi e imprevedibili. “Se una dottoressa o un infermiere si trovano in pericolo reale e concreto, chi li protegge?”, scrivono i medici al capo del Viminale.

Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao Assomed
Di Silverio (Anaao Assomed) a Notizie.com: “Da Piantedosi ancora nessuna risposta, c’è bisogno di una legge” (Ansa Foto) – notizie.com

Affermare che l’intervento della polizia non sia previsto all’interno di un reparto psichiatrico equivale, nei fatti, a una forma di abbandono istituzionale. E ciò, in casi come questo, rischia di configurarsi come una vera e propria omissione di soccorso”, si legge ancora nella lettera.

Una legge a tutela dei sanitari esiste ed è datata primo ottobre 2024: prevede, tra le altre cose, l’arresto in flagranza, anche differita, cioè entro 48 ore, per lesioni ai danni del personale sanitario. Se però, l’autore può essere identificato tramite video o altra documentazione.

Nei pronto soccorsi non ci sono i sanitari: “Difficile applicare l’arresto in flagranza differita”

Sa una cosa? Questa legge non può sempre essere applicata nei pronto soccorsi, perché lì non ci sono le telecamere di videosorveglianza. Questo rende di fatto vano quel decreto”, denuncia Di Silverio ai nostri microfoni.

I presidi di polizia nei pronto soccorsi spesso non ci sono: “A presidiare gli ospedali ci sono le guardie giurate. Che però, per legge possono difendere le cose ma non le persone. Quindi, per intenderci: se una persona spacca il monitor possono intervenire. Se invece spacca il naso a un medico, non possono. È una condizione un po’ anomala, no?”.

Il rischio che i medici abbandonino i reparti

In queste condizioni, oltre che i medici giovani e dei pronto soccorsi, l’Italia rischia di perdere anche il personale sanitario dei reparti psichiatrici. “In nessun contesto lavorativo si chiederebbe a un professionista di affrontare da solo una persona aggressiva e pericolosa”.

E “mentre di istituiscono tavoli di lavoro e si promettono protocolli di intesa, ad ogni turno i medici rischiano di diventare pazienti con politrauma”, scrive ancora Anaao a Piantedosi.

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