“Non possiamo tornare alla giustizia fai da te”: tutti i casi che hanno sconvolto l’Italia, da Rocca di Papa ad Alessandro Impagnatiello

Un’esecuzione in piena regola per vendicare la morte del figlio. Un caso terribile di giustizia privata, o fai da te, quello di Rocca di Papa. Che però divide il Paese e riaccende il dibattito sulla fiducia degli italiani nel sistema della giustizia.

Partiamo dal fatto di cronaca. A Rocca di Papa, non lontano da Roma, ieri Guglielmo Palozzi, 62enne operatore ecologico, ha ucciso a colpi di pistola Franco Lollobrigida, di 35 anni. L’episodio è avvenuto in pieno giorno nella zona dei giardini pubblici.

Il cartello d'ingresso a Rocca di Papa, dove è avvenuto un caso di giustizia privata
“Non possiamo tornare alla giustizia fai da te”: tutti i casi che hanno sconvolto l’Italia, da Rocca di Papa ad Alessandro Impagnatiello (ANSA FOTO) – Notizie.com

Palozzi avrebbe atteso la vittima per poi avvicinarsi con il carrello per la raccolta dei rifiuti e coglierla di sorpresa. Lollobrigida è morto sul colpo. Le indagini si sono subito indirizzate sulla pista della vendetta. Il figlio di Guglielmo, Giuliano, è morto dopo essere stato aggredito da Lollobrigida per un debito di droga nel 2021. Il 35enne era stato condannato recentemente in Appello a dieci anni per omicidio preterintenzionale. Ma aveva presentato ricorso in Cassazione ed era a piede libero.

L’opinione pubblica e la società in generale ha perso la fiducia nelle norme che dovrebbero garantire che chi commette un reato deve subirne le conseguenze previste. Non si comprendono bene i passaggi delle Aule dei Tribunali che sono abbastanza complessi. Spesso poi si arriva ad una verità di tipo giuridico, raramente si stabilisce quali sono realmente i fatti accaduti”. A parlare, in esclusiva per Notizie.com, è Giuseppe Lodeserto, sociologo, criminologo e criminalista, presidente del Forensics Group, con oltre quarant’anni di servizio nella polizia di stato.

Giuseppe Lodeserto in esclusiva per Notizie.com: “Forse si sarebbe potuto evitare ciò che accaduto”

Nelle scorse ore, sul caso di Rocca di Papa, Aldo Di Giacomo, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria, ha detto che si tratta della “tragica testimonianza che le famiglie che subiscono l’assassinio di un congiunto pagano due volte. La prima per la vita del congiunto e la seconda per la remissione in libertà, con il cosiddetto sconto di pena, di chi ne ha provocato la morte”.

La perdita di un figlio è sempre un qualcosa di traumatico che chiaramente non è stata elaborata nella giusta maniera. – ha continuato Lodeserto – Magari non c’è stato neanche un accompagnamento. Forse si sarebbe potuto evitare ciò che accaduto. La società si dividerà. La giustizia italiana è in una fase calante sotto molti aspetti”.

L'omicidio avvenuto a Rocca di Papa
Giuseppe Lodeserto in esclusiva per Notizie.com: “Forse si sarebbe potuto evitare ciò che accaduto” (FACEBOOK FOTO) – Notizie.com

L’avvocato Fabrizio Federici, già legale della famiglia Palozzi, ha detto che la morte di Giuliano è stato un trauma molto forte. Il manovale di 34 anni è deceduto l’11 giugno 2020 dopo mesi di coma a seguito dell’aggressione di Lollobrigida. Stando a quanto emerso dalle indagini, Giuliano è stato picchiato brutalmente per un debito di appena venticinque euro.

La percezione è che l’opinione pubblica sia pervasa da un drammatico sentimento di fallimento dell’intero sistema. Vittime e familiari sentono un vuoto nella giustizia formale. Da qui il il desiderio di ristabilire un equilibrio morale, a costo di infrangere leggi penali con il “mito” della vendetta.

Giustizia privata o fai da te, la crisi del sistema giudiziario

La fragile fiducia nel sistema giudiziario è emersa in queste settimane con forza non solo per le decisioni “tecniche” dei giudici nell’attribuzione delle aggravanti nei processi per i femminicidi di Giulia Cecchettin e Giulia Tramontano, ma anche per alcune dichiarazioni rese dai familiari delle vittime a margine dei dibattimenti. Il 2 luglio scorso Daniele Rezza è stato condannato per l’omicidio di Manuel Mastrapasqua a ventisette anni. “Deve scontarli tutti quanti in carcere”, ha detto Angela, la mamma di Manuel.

La giustizia riparativa è intesa come una ricomposizione dei rapporti tra la famiglia della vittima ed il colpevole. – ha specificato il criminologo – Ma oggi in Italia purtroppo non c’è la giusta considerazione della vittima, perché crediamo che lo Stato deve pensare a tutelare le vittime attraverso i processi. Ma la giustizia riparativa non riguarda solo il ripagare il danno e non va toccare il percorso penale. Occorre intraprendere un concreto lavoro di educazione a questo tipo di giustizia”.

Una statuina della giustizia
Giustizia privata o fai da te, la crisi del sistema giudiziario – Notizie.com

Tornando al caso di Giulia Tramontano, proprio oggi la Corte d’assise d’Appello di Milano ha rigettato l’istanza di accesso alla giustizia riparativa presentata dalla difesa di Alessandro Impagnatiello, reo confesso del delitto e già condannato all’ergastolo in secondo grado. Secondo i magistrati il killer non avrebbe rielaborato “criticamente” il movente e gli impulsi che lo hanno portato a uccidere e quindi non si ravvisa una “effettiva utilità” del percorso.

Se lo stesso Impagnatiello non viene portato su un percorso rieducativo che possa accompagnarlo a prendere coscienza di ciò che ha fatto, non arriverà mai a chiedere davvero perdono se non per convenienza. – ha sottolineato l’esperto – Gli avvocati devono fare il loro dovere e quindi tutelare al meglio il loro assistito. Su questo non ci piove. Ma fino a che punto c’è la rieducazione del reo quando entra nei meandri delle carceri?”.

Giustizia fai da te, tutti i casi che hanno segnato il nostro Paese

Negli ultimi anni l’Italia ha assistito, oltre al caso di Rocca di Papa, ad altri tre gravi episodi di giustizia privata. A Vasto a febbraio 2017 Fabio Di Lello ha ucciso a colpi di pistola Italo D’Elisa, il giovane che qualche mese prima aveva provocato l’incidente in cui era morta Roberta Smargiassi, la moglie di Di Lello. Nel febbraio del 2015 Niko Merola ha ucciso Annamaria Sales a Santa Maria Capua Vetere pensando di vendicare la madre. Nell’ottobre del 2011 Luciano Manca ha sparato verso una baracca del campo nomadi di Calcinatello. Ha colpito e ucciso Ionut Iamandita, 18 anni. L’uomo voleva vendicare la morte per overdose della figlia Francesca, che era convinto acquistasse la droga in quel campo nomadi.

Pongo un altro problema. – ha concluso Lodeserto – Perché Chiara Petrolini, la studentessa di 21 anni che deve rispondere del duplice omicidio dei suoi due neonati non è andata in carcere? Non è facile far passare determinati concetti. L’opinione pubblica che non è addentro alla macchina della giustizia perde fiducia nella stessa giustizia. Tutto ciò non fa bene alla società. Il cerchio si chiude, ma non possiamo tornare al far west e alla giustizia fai da te”.

Gestione cookie