La storia di Kafi, salvato dal suicidio in cella a Rebibbia. Gianni Alemanno nel suo Diario: “La politica si svegli”

“Lutfim nota qualcosa attraverso lo spioncino aperto. Si affaccia e lo vede appeso alle sbarre della finestra della cella. È grondante di sangue”.

È solo uno stralcio della storia di Kafi, libico di 29 anni, messo in isolamento e salvato in extremis dal suicidio in una cella del carcere di Roma Rebibbia. Una storia raccontata nel suo Diario di cella da Gianni Alemanno.

Una cella d'isolamento in un carcere
La storia di Kafi, salvato dal suicidio in cella a Rebibbia. Gianni Alemanno nel suo Diario: “La politica si svegli” – Notizie.com

Quest’ultimo, già parlamentare, Ministro e sindaco di Roma, si trova nel braccio G8 del carcere di Roma Rebibbia dal dicembre scorso per scontare una condanna a un anno e dieci mesi per traffico di influenze illecite. Gianni Alemanno periodicamente invia via mail ai suoi collaboratori dei testi che vengono poi pubblicati sulle sue pagine social nel rispetto delle norme dell’ordinamento.

In alcuni suoi precedenti scritti Alemanno aveva puntato il dito contro la politica descrivendo la disastrosa condizione delle carceri in Italia. A partire dal sovraffollamento e dal caldo torrido che sta asfissiando gli istituti in queste settimane. Stavolta l’ex sindaco della Capitale si è soffermato sul delicatissimo tema dei suicidi.

Tentato suicidio a Rebibbia: il giovane era in una cella d’isolamento

Per farlo, ha raccontato un episodio avvenuto lo stesso giorno in cui, al Quirinale, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha incontrato i vertici del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. E in cui il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha sfogliato “il solito libro dei sogni (fatti mentre dormiva con l’aria condizionata). Con nuove carceri, penitenziari prefabbricati e luoghi di detenzione riservati ai tossicodipendenti”.

Lunedì 30 giugno scorso, insomma, alle ore 15 circa, nel braccio G8 di Rebibbia un detenuto albanese di nome Lutfim è passato davanti alla cella di isolamento di Kafi. Qui il giovane si trovava in quanto malato di scabbia. E “lì lasciato anche dopo la guarigione perché si agitava troppo”. Dallo spioncino aperto Lutfim ha visto “Kafi appeso alle sbarre della finestra della cella con il corpo grondante di sangue”.

Gianni Alemanno, attualmente rinchiuso nel carcere di Roma Rebibbia
Tentato suicidio a Rebibbia: il giovane era in una cella d’isolamento (FACEBOOK FOTO) – Notizie.com

Dopo aver dato l’allarme, gli agenti hanno fatto irruzione nella cella. Hanno sollevato il corpo del 29enne dopo aver tagliato il laccio delle scarpe con cui si era impiccato. Kafi non respirava e perdeva sangue. Il tentato suicida si era inferto all’altezza della carotide. Il giovane, dopo l’intervento di un’infermeria è stato portato dal medico. Dopo essere stato medicato, Kafi ha estratto “due lamette che aveva tenuto nascoste in bocca sotto le guance. E si è tagliato di nuovo le braccia e il torace per un atto di estremo autolesionismo”.

Nel frattempo, ha raccontato Alemanno, al braccio G8, Giovanni, l’appuntato che aveva aperto la cella di Kafi, si è sentito male, è svenuto ed è stato portato a braccia anche lui all’infermeria. “Quando vado in infermeria a vedere la situazione, – ha scritto l’ex Ministro – mi trovo davanti ad una scena surreale e toccante. Giovanni in divisa, steso sul lettino e circondato da un gruppo di detenuti che lo confortavano”.

Gianni Alemanno: “Lo spirito di solidarietà tra persone detenute e persone con la divisa”

Gianni Alemanno ha così sottolineato la “solidarietà tra persone, al di là del ruolo, della divisa e della detenzione. Spirito di comunità tra due categorie di vittime del sovraffollamento e del caldo nelle carceri (e dell’indifferenza della politica): le persone detenute e quelle con la divisa della penitenziaria”.

L’ex sindaco ha scritto anche al presidente della Repubblica chiedendo che tutti coloro che hanno partecipato ai soccorsi e sventato in extremis questo suicidio, venga dato un riconoscimento ufficiale. “Mi risponderà? – ha concluso Alemanno – Non ha importanza, l’importante è che continui a sollecitare la politica a svegliarsi e a fare qualcosa di serio”.

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