“La politica dorme (con l’aria condizionata) e si dimentica delle carceri sovraffollate e surriscaldate. Aspettando indifferentemente che la Corte europea dei Diritti dell’uomo sanzioni l’Italia per trattamento inumano e tortura delle persone detenute”.
Ha scritto così sul suo Diario di cella Gianni Alemanno, già parlamentare, Ministro e sindaco di Roma. Alemanno è attualmente recluso nel braccio G8 del carcere di Roma Rebibbia. Qui sta scontando una condanna a 1 anno e 10 mesi per traffico di influenze illecite.
L’ex primo cittadino è intervenuto a gamba tesa su Facebook sulla sua Pagina, come ha già fatto in passato, nel dibattito sulla drammatica situazione delle carceri in Italia. È bene chiarirlo: Alemanno non ha accesso ai social media. Periodicamente invia via mail ai suoi collaboratori degli scritti che vengono successivamente pubblicati.
L’emergenza caldo torrido ed il recente monito del presidente della Repubblica Sergio Mattarella stanno portando sempre più alla luce un sistema sull’orlo del caos. Un sistema fatto di sovraffollamento e costante emergenza suicidi. Già la scorsa settimana ci eravamo occupati dell’allarme temperature nelle celle con il giornalista Federico Vespa.
“Se, come il sottoscritto, si abita nell’ultima cella del corridoio, quella esposta al sole non solo sul soffitto ma anche su due lati, ‘l’effetto forno’ è una realtà. – ha scritto Alemanno – Il carcere di Rebibbia è stato costruito negli anni ’70 quando tutte le strutture erano in cemento armato privo di coibentazione e quindi perfette per trasmettere il freddo durante l’inverno e il caldo durante l’estate. Ma d’inverno ti metti due coperte, d’estate cosa fai?”.
La testimonianza dell’ex Ministro ha varcato nelle scorse ore anche le porte di Palazzo Madama. Il senatore del Partito democratico Michele Fina ha letto nell’Aula del Senato uno stralcio del Diario. Un tentativo di sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica tutta cui si sono accodati altri due esponenti dem: il senatore Graziano Delrio ed il deputato Gianni Cuperlo. “Leggendo le parole di un mio avversario politico – ha detto Fina – e di una persona da cui mi sento lontano in tutti i sensi mi chiedo. In quest’aula stiamo davvero parlando dei problemi reali di questo Paese?”.
Nel suo ultimo scritto Alemanno ha toccato nuovamente i temi del sovraffollamento e delle persone che si sono tolte la vita in cella: “Un suicidio ogni cinque giorni, numeri che gridano vendetta. Ma che non fanno rumore. Perché chi muore in carcere, spesso, muore due volte, nella cella e nell’indifferenza collettiva”. Poi c’è la storia di Mario, “arrestato a 81 anni per una condanna definitiva per reati finanziari di quindici anni prima”.
Stando a quanto raccontato dall’ex sindaco di Roma l’uomo “dopo un mese e mezzo di carcere, finalmente si è visto riconoscere dal Tribunale di sorveglianza il diritto ad andare agli arresti domiciliari. Ma, passati cinque giorni, Mario sta ancora qui. Con le sue gambe piene di piaghe e di croste (non so per quale malattia) in bella vista sotto i calzoncini che pure lui deve indossare per sopportare il caldo. Sta ancora qui e nessuno sa il perché”.
E ancora: un caso di scabbia, e il sistema messo in piedi da “Luciano, il nostro anziano di cella, esperto muratore e capo mastro”, che “ha elaborato un complicato sistema di vasi comunicanti per distribuire l’acqua corrente per rinfrescare bottiglie d’acqua e un poco l’ambiente”. Nelle celle, per chi se lo può permettere, sono concessi al massimo due ventilatori da acquistare dall’amministrazione.
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“Qualcuno mi dirà: ma anche tu dormivi quando eri Ministro, o sindaco, o deputato. – ha concluso Gianni Alemanno – No, miei cari, io ci perdevo il sonno, facevo riunioni alle tre di notte. Perché quando si fa politica, e soprattutto si prendono impegni istituzionali, non si può volgere la testa dall’altra parte. Non si può chiudere gli occhi perché non conviene vedere. Perché questo non è solo uno sbaglio, è una vergogna”.
Al momento, però, il governo di Giorgia Meloni non sarebbe disposto a ricorrere a norme svuota-carceri come l’amnistia o l’indulto. Allo studio c’è un decreto riguardante il programma di interventi straordinari. Lo sta mettendo a punto il commissario straordinario per le carceri Marco Doglio. L’obiettivo è varare il provvedimento entro fine luglio realizzando, già entro il 2026, duemila posti in più attraverso interventi per nuovi moduli e ristrutturazioni.