“Il contenimento o mitigazione degli effetti degli incendi boschivi in tempi di cambiamento climatico è un obiettivo complesso. Estate critica, ma difficile fare previsioni”.
La stagione degli incendi in Italia è appena iniziata. Lo scorso anno, secondo i dati Ispra, l’Italia è stata colpita da roghi boschivi per una superficie complessiva di 514 chilometri quadri. Ovvero, quasi la metà della superficie del Comune di Roma Capitale.
Bassa umidità, piogge scarse o assenti e temperature bollenti rappresentano l’innesco ideale per gli incendi. Gli episodi nel 2024 si sono concentrati in gran parte tra i primi di luglio e la prima metà del mese di agosto. Quest’anno, invece, sono già state duramente colpite la Calabria ed il Trentino Alto-Adige. In vista del “pericoloso” mese di luglio, abbiamo fatto il punto della situazione con due esperti dello stesso Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale: Roberto Inghilesi e Emiliano Agrillo del Centro di sorveglianza ambientale.
È urgente lanciare un allarme pubblico in vista dell’estate 2025? “La superficie percorsa annualmente da incendio boschivo – ci ha spiegato Inghillesi – è un dato che ha quasi sempre rilevanti oscillazioni di anno in anno. Dipende anche da fattori ambientali climatici a grande e piccola scala. Questo è il motivo per cui gli incendi avvengono in larga misura nelle regioni meridionali e nella stagione estiva”.
I ricercatori Ispra in esclusiva per Notizie.com: “Il periodo estivo è critico”
Un’organizzazione regionale di alto livello per la prevenzione e la lotta attiva agli incendi, accompagnata da specifiche attività di sensibilizzazione della popolazione, potrebbe contribuire in modo significativo a mitigare gli effetti degli incendi e a preservare il nostro capitale naturale. Ma dal 1 gennaio al 9 giugno 2025 sono già bruciati 34 chilometri quadri di boschi. Ci sono regioni o ecosistemi a rischio più elevato?
“Al di là del fatto che il periodo estivo è critico, è molto difficile fare valutazioni. – ha detto Agrillo – Nel 2023, dopo una prima metà del mese di luglio relativamente calma, sono improvvisamente bruciati, tra il 18 ed il 27 luglio, oltre 500 chilometri quadri di superficie, in gran parte in Sicilia e Calabria. Nel 2021, anno terribile per gli incendi in tutta Italia, con oltre 1500 chilometri quadri di superficie percorsa da incendio, il periodo critico è durato dai primi di luglio fino a metà agosto. Purtroppo, le valutazioni si possono fare solo alla fine dell’estate”.
La superficie percorsa da incendio diminuisce nel 2024 sensibilmente in Sicilia e rimane stabile o aumenta nelle altre regioni del sud, in Sardegna e nelle altre regioni del nord. Diminuisce nelle regioni del centro. Nel 2024 sono state colpite da grandi incendi boschivi 16 regioni su 20. Le sole regioni Sicilia, Calabria e Sardegna insieme hanno contribuito a più del 66% del totale di superficie forestale italiana colpita da grandi incendi boschivi. “Ma gli incendi boschivi sono un pericolo sia quando avvengono in aree rurali isolate che quando avvengono, come sempre più spesso accade, in aree di interfaccia tra aree rurali e aree urbanizzate”.
“Per limitare i rischi alle persone, agli animali, alle proprietà ed al bene pubblico – ha sottolineato Inghillesi – è importante non solo il comportamento responsabile del singolo cittadino. Ma è anche importante il comportamento responsabile collettivo nel seguire le prescrizioni che le Regioni e i Comuni indicano nei piani antincendio. E che vengono comunicate ai cittadini prima dell’inizio della stagione incendi”.
Agrillo (Ispra): “Le regioni del meridione sono più vulnerabili agli incendi”
Quasi un terzo delle superfici forestali bruciate nel 2024 era all’interno di aree protette. Per il territorio italiano, nel periodo di riferimento 2019-2024, le percentuali di aree boschive percorse da grande incendio ricadenti nelle aree protette rispetto a tutte le aree boschive bruciate varia tra il 22% (osservato nel 2021 e corrispondente ad una superficie di 359 chilometri quadri) al 37% (2020, 199 chilometri quadri). Il valore medio per il periodo considerato è intorno al 28%.
“Se consideriamo – ha proseguito Agrillo – che la percentuale di aree boschive collocate in aree protette rispetto al totale delle aree forestali in Italia sia intorno al 32%, ci rendiamo conto che in molte regioni non c’è una grande differenza tra come bruciano i boschi dentro e fuori le aree protette. In questo, vanno un po’ meglio le regioni Sardegna e Toscana. Per il 2025 non è ancora possibile prevedere cosa succederà. La stagione degli incendi è appena iniziata. Certamente, per i motivi già introdotti prima, le regioni del meridione sono più vulnerabili agli incendi“.
Proprio in queste ore Coldiretti Toscana ha già lanciato l’allerta massima per il rischio incendi in più di metà della regione. Da oggi 21 giugno in Toscana è vietato bruciare residui agricoli e forestali. In venti anni sono in questa regione sono andati in fumo oltre 25mila ettari di bosco. La situazione è da bollino rosso nelle zone di costa. Dunque a Livorno, Grosseto, Pisa. Ma anche nelle aree interne, a Prato e Firenze dove il pericolo è molto alto. Lo stop durerà fino al prossimo 31 agosto 2025, salvo proroghe.
“In Calabria – hanno concluso gli esperti Ispra – ci sono anche molti ecosistemi boschivi di alto pregio, e ciò fa sì che le preoccupazioni purtroppo ci siano sempre. Il contenimento o mitigazione degli effetti degli incendi boschivi in tempi di cambiamento climatico è un obiettivo complesso, che richiede molto tempo, organizzazione e coinvolgimento della popolazione. Però ci sono esempi come quello della regione Liguria e Sardegna (che cinquant’anni fa erano tra quelle maggiormente colpite) in cui l’obiettivo è stato raggiunto“.