No allo smartphone in classe a partire da settembre, lo psicoterapeuta: “La scuola ha bisogno di strumenti, non solo di regole”.
Niente più smartphone a scuola a partire da settembre. Con una circolare indirizzata ai dirigenti, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha esteso il divieto anche ai ragazzi delle scuole superiori, dopo la stretta indirizzata agli studenti fino ai 14 anni.
Addio allo smartphone quindi, né a lezione né in generale durante le ore che si passano in classe. E chi non rispetterà la regola sarà colpito da provvedimenti che verranno decisi dal corpo scolastico. Per il numero uno del Mim questo intervento è “improcrastinabile”, a causa dei potenziali “effetti negativi” dell’abuso o dell’uso non corretto dello smartphone. Tra questi, la dipendenza, i disturbi del sonno e nelle relazioni, che possono avere ripercussioni negative sulla prestazione scolastica.
La stretta prevede alcune eccezioni quando ad esempio, lo smartphone è un supporto per gli studenti con disabilità o disturbi specifici dell’apprendimento. Oppure quando l’utilizzo è necessario per determinati progetti formativi negli istituti a indirizzo tecnologico dell’informatica e delle telecomunicazioni.
Stop anche all’uso di pc e tablet che, insieme con la lavagna elettronica, potranno essere usati solo per motivi scolastici. Valditara nella circolare ha chiesto ai dirigenti e agli insegnanti di “rafforzare le azioni finalizzate a educare all’uso responsabile e consapevole dello smartphone e agli altri strumenti digitali”. Primo tra tutti, l’Intelligenza Artificiale quando è utile nelle attività didattiche e nei processi di apprendimento.
PER APPROFONDIRE: La scuola del futuro secondo Valditara, Skuola.net: “La vera sfida non sono le poesie a memoria ma l’IA”
L’Italia non è il primo Paese che prende la decisione di vietare l’uso a scuola dello smartphone con l’obiettivo di migliorare il rendimento. Divieti simili infatti, vigono in Regno Unito, Francia, Belgio, Austria, Paesi Bassi, Danimarca, Finlandia. E pure in Bangladesh e Tagikistan.
Lavenia a Notizie.com: “Non abbiamo retto il patto educativo, ecco cosa si può fare”
“Da un lato, è importante che finalmente arrivi una circolare così chiara. Dall’altro, è inevitabile leggerla come un segnale d’allarme. Perché se serve una circolare per impedire l’uso dello smartphone a scuola, allora significa che noi adulti non siamo riusciti a reggere il patto educativo”. Il commento è di Giuseppe Lavenia, psicoterapeuta e presidente nazionale dell’associazione Di.Te. (Dipendenze Tecnologiche). “Siamo noi genitori, ogni mattina, a mettere quel telefono nello zaino dei nostri figli. Spesso lo facciamo per abitudine, altre volte per non entrare in conflitto, altre ancora per placare un senso di colpa. Poi però, chiediamo alla scuola di toglierglielo, di fare il lavoro che non abbiamo saputo fare in casa”.
L’esperto punta il dito verso le famiglie ma è critico anche nei confronti del Ministero, che ha dato al corpo scolastico il compito di decidere le punizioni per gli studenti che non rispetteranno le regole: “Credo che oggi ai dirigenti non si possa solo chiedere di “far rispettare” una norma. Sarebbe troppo semplice. E troppo ingiusto. Quello che serve è un cambio di paradigma: la scuola ha bisogno di strumenti, non solo di regole. Il vero nodo non è lo smartphone in sé, ma quello che rappresenta: una fuga, una dipendenza, un modo per non sentire la noia, la solitudine, l’incertezza. E allora, prima di toglierlo dalle mani, dobbiamo aiutare i ragazzi a capire cosa metterci al posto”.
Ma in che modo farlo? Dal punto di vista di Lavenia, “serve un lavoro educativo profondo“, in sincronia tra scuola, famiglie ed esperti: “Un accordo che non sia solo un elenco di divieti, ma una carta di senso: perché lo facciamo, cosa vogliamo costruire, che tipo di scuola sogniamo”. Un vero e proprio “percorso di educazione digitale ed emotiva, continuativo. I ragazzi vanno accompagnati a sviluppare pensiero critico, consapevolezza emotiva, capacità di gestione dell’impulso. Oggi molti non sanno più stare nel vuoto di un pensiero, nella noia di un’attesa. E il telefono diventa un anestetico”.
L’importanza di formare (anche) i genitori
Un percorso che preveda anche “un grande investimento nella formazione dei genitori, che oggi sono spesso i primi a non sapere come affrontare il problema. Molti vedono il danno, ma non hanno la forza e gli strumenti di dire no. E allora scelgono la strada più facile: concedere. Ma se non impariamo a dire no da adulti, i nostri figli non impareranno mai a dirlo da soli”.
Infine, lo psicoterapeuta ricorda l’importanza dello psicologo a scuola, “perché quello che si esprime attraverso lo smartphone, spesso è un disagio più profondo che chiede ascolto. E se non glielo diamo, continuerà a trovare vie sbagliate per farsi sentire”.
A dimostrare che l’abuso dello smartphone può causare effetti negativi anche sull’apprendimento, ci sono diversi studi. Uno risale al 2024, è dell’Ocse e sottolinea la necessità di prendere provvedimenti e adottare politiche educative ad hoc. L’altro si chiama A focus on adolescent social media use and gaming in Europe, central Asia and Canada ed è stato realizzato dall’Organizzazione mondiale della Sanità. Evidenzia come l’abuso dello smartphone crei dipendenza, astinenza e porti a trascurare le altre attività, con conseguenze negative.
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità poi, il 25% degli studenti che fa un uso eccessivo o non corretto di questo dispositivo, hanno problemi a dormire, a concentrarsi e anche nelle relazioni. Nel Rapporto Istisan 23-25, si evidenzia come gli studenti tra i 14 e i 17 anni che abusano dello smartphone abbiano un rendimento scolastico peggiore rispetto agli altri coetanei.
Il tema per Valditara non è chiuso con questa circolare. Il numero uno del Mim ha portato il problema al tavolo del Consiglio Istruzione Ue del 12 maggio, con una richiesta specifica: quella di elaborare una proposta di raccomandazione che metta al primo piano “il benessere e lo sviluppo cognitivo degli studenti, attraverso un utilizzo appropriato delle tecnologie, vietando l’uso degli smartphone a scuola”. Richiesta che pare aver ottenuto un riscontro positivo dagli altri Paesi Membri.