“Un’escalation nucleare nel conflitto tra Russia e Ucraina? No, spero di no. Spero di no”. Ha risposto così ai giornalisti in queste ore il presidente Usa Donald Trump.
Il tycoon per settimane ha cercato di porre fine al conflitto nel cuore dell’Europa ponendosi come mediatore. Ma dopo l’ultimo colloquio telefonico con il presidente russo Vladimir Putin ha ammesso: “La guerra non finirà a breve”.
Perché sulla guerra d’aggressione contro Kiev che la Russia ha scatenato nel 2022 ora ci sarebbe lo spettro del nucleare? Tra il 1 e il 2 giugno scorso l’Ucraina è riuscita a colpire duramente i russi grazie ad un’operazione di intelligence denominata Spiderweb, ovvero ragnatela. Ha nascosto in territorio nemico centinaia di droni per poi attivarli a distanza. Kiev ha così colpito aeroporti e velivoli con danni stimati per miliardi di dollari.
Il tutto a pochi metri dalla sede dell’ex Kgb russo. Mosca ha promesso una vendetta che potrebbe andare oltre ai pesantissimi attacchi su Kiev e Kharkiv registrati in queste ore. Proprio ieri abbiamo approfondito le ultime strategie sul conflitto ucraino con Claudio Bertolotti, ricercatore Ispi. Secondo quest’ultimo che Mosca utilizzi un’arma nucleare tattica “è poco probabile ma possibile”.
Armi nucleari tattiche, non ci sono precedenti nella storia
“Tattica però, – ha specificato l’esperto – non vuol dire bomba nucleare che distrugge intere città. Colpisce infatti, aree limitate, che servono a eliminare il nemico in quella posizione”. Dunque Mosca potrebbe non utilizzare mai un’arma simile su aree strategiche: “I terreni colpiti da essa non sarebbero utilizzabili”. In effetti nella storia non esistono precedenti di un utilizzo di armi atomiche tattiche, anche se ci sono stati momenti, specie nel corso della Guerra Fredda, in cui il loro impiego è stato seriamente minacciato.
Le armi nucleari tattiche, definite anche non strategiche, sono una categoria di ordigni pensati per essere impiegati sul campo di battaglia, in scenari di guerra limitati. Dunque non è prevista la distruzione su vasta scala come le armi nucleari strategiche. Si tratta di armi la cui carica esplosiva può variare da una frazione di chilotone a qualche decina di chilotoni. La bomba sganciata dagli Usa su Hiroshima era di circa quindici chilotoni.
Mosca possiede un vastissimo arsenale di armi nucleari tattiche, stimato in circa 1.500 testate operative. Possono essere montate su missili balistici a corto raggio (come l’Iskander-M), missili da crociera, sganciate da aerei. Inoltre esistono siluri nucleari e cariche di profondità per la marina. Ma perché la Russia potrebbe decidere di farne uso? Stando all’ultima versione della dottrina nucleare di Mosca, l’uso di armi nucleari è consentito anche in risposta a un attacco convenzionale che minacci l’esistenza stessa dello Stato russo.
Inoltre ne è previsto l’utilizzo anche come forma estrema di deterrenza, in conflitti convenzionali che minacciano il controllo su territori strategici o la sopravvivenza politica del governo. È il caso della guerra in Ucraina? C’è da considerare che la Russia considera alcuni territori, come la Crimea, parte del proprio Stato. Inoltre l’Ucraina non fa parte della Nato. Dunque un attacco nucleare tattico non attiverebbe automaticamente l’articolo 5 dell’Alleanza Atlantica. Ovvero che se uno Stato membro viene attaccato, gli altri membri sono tenuti a intervenire per difenderlo.