Referendum 8-9 giugno: cosa cambia in Italia se passa il quesito sulla cittadinanza? Tutte le ragioni del sì

Referendum 8-9 giugno: cosa cambia se passa il quesito sulla cittadinanza. Tutte le ragioni del sì. 

Mancano poche ore all’apertura delle urne per il voto del Referendum dell’8 e del 9 giugno. Sui social sta montando la polemica sul quinto quesito, che riguarda la cittadinanza. Per intenderci, quello proposto non dalla Cgil, ma da +Europa con il sostegno dei Radicali Italiani, del Psi e di Rifondazione Comunista.

Elly Schlein durante un comizio per il referendum del 7-8 giugno 2025
Referendum 8-9 giugno: cosa cambia in Italia se passa il quesito sulla cittadinanza? Tutte le ragioni del sì (Ansa Foto) – notizie.com

In particolare, sta passando il messaggio che mettendo la X sul sì del quesito, la cittadinanza italiana verrebbe “regalata” agli stranieri. Ma è veramente così? “Prima cosa: nessuno ruba le pensioni agli italiani. Al contrario, i migranti gliele pagano”. A smentire il popolo del web è il deputato Dem Arturo Scotto, nella commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia.

Contattato da Notizie.com, spiega che “siccome ci sono milioni di persone che studiano, lavorano e pagano le tasse qui, pagano anche le tasse agli italiani. Inoltre, la premier Meloni parla tutti i giorni di crisi demografica e di natalità: com’è noto, se non ci fossero i migranti questi problemi sarebbero molto più acuti”. 

Cosa c’è scritto nel quesito sulla cittadinanza

Facciamo chiarezza. Innanzitutto, ecco il quesito: “Cittadinanza italiana: dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana”.

L’obiettivo è migliorare la legge del 1992, con l’abrogazione, in particolare, di una parte dell’articolo 9, secondo cui la cittadinanza può essere concessa a chi vive legalmente da almeno dieci anni in Italia, attraverso un decreto del presidente della Repubblica, sentito il Consiglio di Stato, su proposta del ministro dell’Interno.

Votando sì, l’arco temporale che permette a uno straniero che già vive in Italia di diventare italiano viene ridotto a quattro anni (nel caso dei cittadini comunitari) e a cinque per tutti gli altri. Di seguito, il fac-simile del quesito.

Cosa chiede il quinto quesito del referendum
Cosa c’è scritto nel quesito sulla cittadinanza (Fac-simile Ministero dell’Interno) – notizie.com

Il tema che viene sottoposto ai cittadini è quello della cittadinanza per naturalizzazione da residenza. Significa che essa può essere richiesta da chi non è nato in Italia e non è figlio di un cittadino italiano. Come abbiamo detto, si può acquisire con un decreto del presidente della Repubblica. E questo significa che non è un diritto, ma una concessione dello Stato. Che non viene affatto regalata.

Perché in questo caso, per diventare cittadino italiano bisogna dimostrare di lavorare stabilmente in Italia e quindi pagare le tasse, di conoscere la nostra lingua e di non aver commesso reati.

Scotto (Pd) a Notizie.com: “Votare sì (anche) per favorire l’integrazione”

La cittadinanza è un diritto individuale, che si matura nel tempo”. Con il sì al quinto quesito “questo tempo si dimezzerebbe”. E si accelererebbe anche la burocrazia perché “il periodo non è mai dieci anni. Spesso si allunga a quindici, spesso vent’anni. Eppure è un diritto che riporta quei cittadini che vivono, lavorano e studiano in questo Paese non solo ad avere la cittadinanza, ma anche nel circuito dell’integrazione. A garanzia e benessere, sicurezza e tenuta sociale di tutto il Paese”. 

Arturo Scotto durante un evento pubblico
Scotto (Pd) a Notizie.com: “Votare sì (anche) per favorire l’integrazione” (Ansa Foto) – notizie.com

Com’è noto, i partiti di maggioranza e anche alcuni rappresentanti delle istituzioni, tra cui la premier Giorgia Meloni, il presidente del Senato Ignazio La Russa e il vicepremier Antonio Tajani, non si sono espressi a favore del referendum dell’8 e 9 giugno.

C’è un dato: la destra ha paura del voto libero dei cittadini, che non votano un partito, una maggioranza, ma per cambiare alcune leggi sbagliate. Sono essi stessi legislatori, come previsto dagli strumenti della democrazia diretta”, dichiara Scotto a Notizie.com.

Evidentemente la destra vuole una società passiva, che si chiude in casa, che ha paura di tutto e abbocca a una narrazione claustrofobica di questo Paese. Noi pensiamo che occorra ignorare gli appelli a stare a casa e dire che non cambia mai nulla”. 

Referendum 7-8 giugno: le altre ragioni del sì

Ma perché, secondo il Pd, è importante votare sì e anche fare in modo che si raggiunga il quorum? Abrogare queste leggi, “cambierà tutto. Dal giorno dopo, se passa il primo quesito (che ripristina l’articolo 18) tre milioni e mezzo di lavoratori, avranno una tutela in più. Non saranno più discriminati rispetto a quelli assunti prima del 7 maggio del 2015″. 

Allo stesso modo, per Scotto, bisogna votare sì al secondo quesito, perché così “avranno più diritti i lavoratori con contratti a termine, i più precari, di cui nessuno si occupa. Sono oltre tre milioni”. E ancora, con il terzo quesito sarà possibile “per i cittadini che lavorano, studiano e pagano le tasse”.

Nel caso del quesito sulla sicurezza sul lavoro, il quarto, l’obiettivo è “responsabilizzare, finalmente, l’azienda committente lungo la catena degli appalti. È un principio di civiltà giuridica. Perché non si può scaricare in basso la riduzione dei costi e quindi della sicurezza dei lavoratori, solo per fare profitto”. Qui potete trovare nel dettaglio tutti i quesiti proposti dal referendum

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