Quando le cosche mafiose sono lontane da “casa” sono ancor più pericolose. Muovono le fila di interi settori economici e vi si infiltrano, invisibili e silenziose.
È questo uno dei punti chiave della relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia (Dia) pubblicata proprio in queste ore. Notizie.com ha visionato le 424 pagine del dossier che delinea l’evoluzione del fenomeno mafioso in Italia.
Tra le pagine del dossier sono sei le sfumature su cui l’Antimafia ha posto l’accento per il contrasto alle cosche: l’attività in aree lontane dai territori d’origine; il vasto interesse per i fondi provenienti dall’Unione europea; le mani sui capitali destinati alle emergenze; l’incapacità del sistema carcerario di recuperare gli affiliati a livello sociale; l’utilizzo dei social media; il fenomeno delle baby gang.
Partiamo proprio dai nuovi contesti socio-economici e finanziari entro cui si muovono le organizzazioni mafiose “soprattutto nei territori lontani dalle regioni di origine delle consorterie”. In questo caso l’Antimafia ha sottolineato la necessità di adeguare il modello di contrasto. Virando verso l’aggressione ai patrimoni illeciti, le misure di prevenzione e le confische.
Mafia, allarme sui fondi per il rilancio dell’economia
Un punto che si ricollega direttamente agli interessi delle mafie nell’indebito conseguimento di finanziamenti, contributi ed erogazioni pubbliche derivanti dagli aiuti provenienti dallo Stato e dall’Unione Europea per rilanciare l’economia. Alle Prefetture il compito di adottare provvedimenti che impediscano alle imprese “vicine” ai gruppi criminali di partecipare ai bandi di gara.
Un compito non facile, anche perché la Dia ha sottolineato il rischio connesso ai cantieri finanziati con i fondi del Pnrr in Veneto, Lombardia e nelle province autonome di Trento e Bolzano, ma non solo. I fari sono stati accesi anche per i cantieri relativi allo svolgimento delle Olimpiadi di Milano-Cortina in programma nell’inverno del 2026. Da non sottovalutare, poi, la questione delle emergenze.
“Emerge l’interesse delle consorterie ad infiltrarsi nel tessuto sociale ed economico dei territori, controllandone i meccanismi produttivi”, ha spiegato l’Antimafia. Un interesse che si spinge “fino ad orientare l’erogazione di alcune forme di servizi, sfruttando situazioni di emergenza quale, ad esempio, la grave carenza idrica che da qualche tempo affligge, per vari motivi, la Sicilia“.
A preoccupare il Ministero dell’Interno anche la “modestissima capacità di recupero sociale, una volta terminato il periodo detentivo” degli affiliati alle cosche mafiose. I soggetti rimessi in libertà tornano immediatamente all’interno dei sodalizi. Neppure il regime di carcere duro (il cosiddetto 41 bis) riesce ad appannare l’aura di onnipotenza dei boss. Che talvolta riescono ad impartire disposizioni anche tramite i propri familiari.
Il caso di Matteo Messina Denaro: “Promanava autorevolezza criminale”
La Dia ha preso in esame proprio il caso del defunto capomafia Matteo Messina Denaro che era “protetto e supportato” durante la trentennale latitanza. Dopo la morte del boss le indagini hanno continuato a colpire, anche nell’annualità in corso, i componenti della sua famiglia e non solo. Soggetti che facevano parte di una “rete di protezione che circondava il boss, grazie soprattutto all’autorevolezza criminale che promanava dalla sua persona”.
Poi, c’è il bisogno continuo della mafia di conquistare autorità, rispetto e prestigio criminale, soprattutto mediante l’ostentazione della ricchezza e di simboli di potere. Ci riesce anche attraverso la pubblicazione sui social media di contenuti dove i membri esibiscono “un altissimo tenore di vita, il possesso di autovetture ed orologi di lusso nonché l’uso di potenti imbarcazioni”.
Tutto per ostentare forza e di ricchezza per accrescere il potere sul territorio. Infine, l’allarmante fenomeno delle baby gang “quale espressione di una preoccupante devianza minorile”. Perché l’Antimafia si occupa della questione? Secondo la Dia le baby gang rispecchiano un chiaro “andamento della criminalità, in un momento storico di assoluta fluidità delle relazioni sociali e di smarrimento di quei principi morali di base meritevoli di fungere da riferimento per le nuove generazioni”.
Protagonisti sono giovani e giovanissimi provenienti dalle fasce sociali marginali, alla ricerca di un’auto-affermazione identitaria, che rischiano di essere affascinati e attratti da simboli di potere e successo che, apparentemente, solo il potere mafioso sembra in grado di offrire.